Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 15 Domenica calendario

ORO E ARGENTO DALLE AMERICHE GENOVA, LA BANCA D’EUROPA

Ho letto che il primo fenomeno di inflazione in Europa si ebbe dopo la scoperta dell’America quando iniziò ad arrivare in Spagna l’oro dal Nuovo mondo. Potrebbe dirmi qualcosa di più su quell’evento?
Roberto Macchia
Livorno
Caro Macchia, lo studio sui prezzi è uno dei capitoli più complicati della storia economica europea. In Italia vi sono, tra gli altri, i lavori di Carlo Cipolla e Aldo De Maddalena, in Francia quelli della Scuola degli Annali e in particolare di Fernand Braudel che dedicò a I prezzi in Europa dal 1450 al 1750 uno dei saggi più importanti dei suoi «Scritti sulla storia», pubblicati in Italia da Bompiani nel 2001 con una introduzione di Alberto Tenenti. Non è facile rincorrere il valore delle monete di conto nelle principali piazze finanziarie europee, misurare la curva dei traffici, stabilire con una certa approssimazione quali fossero le cause politiche e sociali di una tendenza — l’inflazione — che durò almeno un secolo sino ai primi due decenni del Seicento.
L’arrivo dell’oro dalle Americhe ebbe certamente in queste vicende una parte fondamentale. Ma non bisogna dimenticare il ruolo dell’argento che fu per Genova, in particolare, di fondamentale importanza. Dopo avere finanziato le spedizioni di Colombo, i banchieri genovesi furono i primi a trarre vantaggio dalla crescente quantità di metallo bianco che arrivava in Europa dalle miniere messicane. Nel suo secondo volume di una grande opera dedicata alla Civiltà materiale, economia e capitalismo, Braudel ricorda che il primo effetto fu quello di sfavorire i grandi mercanti tedeschi, signori della produzione d’argento in Europa centrale. I genovesi lo capirono immediatamente e riuscirono a sostituirli come fornitori di prestiti al regno di Spagna, vale a dire a quella che era allora la maggiore potenza europea. Il loro sistema fu quello delle lettere di cambio, messo a punto dai fiorentini nel Trecento, ma su scala considerevolmente più grande. Tale era la quantità di «carta» genovese in circolazione sulle piazze europee che i Fugger (la grande dinastia mercantile di Augusta), infastiditi dalla concorrenza, usavano dire sprezzantemente: commerciare con i genovesi significa commerciare «mit Papier», con la carta. È vero, ma era carta solida e rispettata che permetteva a Genova di fornire al re di Spagna l’oro necessario per la guerra delle Fiandre e di ottenere in cambio i pezzi da otto dell’argento americano. Per alcuni decenni, fino al 1622, Genova governò contemporaneamente il mercato dell’oro e quello dell’argento.
La supremazia della piazza genovese, secondo Braudel, durò sino a quando il valore delle sue lettere di cambio continuò a crescere passando da una piazza all’altra. Il buon vento smise di soffiare quando il mercato fu sommerso dalla sovrabbondanza dell’argento proveniente dall’America. Ma questo non impedì a Genova di restare ancora per parecchi decenni una delle maggiori protagoniste della finanza europea.
Sergio Romano