Stefano Rizzato, La Stampa 16/7/2012, 16 luglio 2012
La vera rivoluzione è crederci. Smetterla di piangersi addosso, imparare dai maestri e soprattutto scoprire che nulla è impossibile
La vera rivoluzione è crederci. Smetterla di piangersi addosso, imparare dai maestri e soprattutto scoprire che nulla è impossibile. È tutta qui la ricetta per diventare imprenditori, scritta da chi, da Torino, è riuscito a creare un piccolo impero del gusto: Guido Martinetti e Federico Grom, i gelatai più famosi d’Italia. Da «nulla è impossibile» a «osserva i più bravi», Martinetti e Grom indicano poche regole – semplici ma non banali – e le rivolgono esplicitamente «a un giovane che si affaccia alla vita e alla sua imperfezione». Detto da due che devono ancora compiere 40 anni, fa quasi sorridere: «Eppure – obietta Martinetti – in California come imprenditori saremmo dei nonnetti». Il decalogo firmato dai fondatori di Grom sarà presentato oggi (ore 12 in Sala Buzzati, in via Balzan 3, a Milano) nell’ambito della Milanesiana, rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi. Insieme ai due imprenditori, ci saranno l’avvocato Franco Toffoletto e il professor Ottavio Alfieri, cardiochirurgo e docente al San Raffaele, che pure esporranno le loro dieci regole per una nuova dimensione morale del lavoro. Eccola qui la rivoluzione: parlare di etica nell’età della crisi economica. «Noi a questa parola abbiamo dato un senso molto ampio spiega Martinetti - la intendiamo in primo luogo come amor proprio. Niente è più “morale” di inseguire i propri obiettivi, di assecondare le proprie inclinazioni e su queste costruire il mestiere che ci accompagnerà per la vita». Per questo la prima direttiva del Grom-decalogo è «Non piangerti addosso»: «Viviamo in un momento a dir poco imperfetto: è inutile nascondere i problemi che il Paese affronta ammette Martinetti -. Però l’imperfezione non è solo negativa: permette anche di continuare a sognare. A patto di ri-imparare a sognare con semplicità, di capire che obiettivi come fare ciò che si ama o avere una casa felice – che sembrano quasi fuori moda – sono i soli che danno sostanza alla nostra vita». Rincorrerli significa anche liberarsi da qualche pregiudizio moderno. «Dov’è scritto che fare l’architetto è più prestigioso che fare il sarto? - dice Martinetti - Il vero coraggio oggi è seguire le proprie inclinazioni. È lottare per avere un lavoro che non renda il lunedì un incubo. È questo che segna la differenza tra il farsi vivere e il vivere». In un periodo così «imperfetto», è un traguardo tutt’altro che facile da raggiungere. Bisogna sudare («Il talento non serve a nulla, senza lavoro») e curare i dettagli. E si deve anche capire quando è tempo di imparare («Osserva, umile, i più bravi. Sono una lezione continua»). Dietro al successo di Grom, ci sono anche alcuni grandi maestri. «Angelo Gaja – dice Martinetti – per il quale da enologo ho un’ammirazione sconfinata. E poi Carlo Petrini, che è partito da Bra e ha rivoluzionato la cultura alimentare del Paese. E ha imposto un modello che unisce la tradizione e la qualità del gusto italiano con la consapevolezza che il mercato non è più quello sotto casa, ma è un mercato globale, in cui bisogna saper stare».