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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

IL DELITTO DI YARA ANCORA IMPUNITO E IL PM VIETA LE INDAGINI AI GENITORI


Quello di Yara Gambirasio non solo è un assassino finora rimasto impunito. È anche un assassino tenuto al riparo. Complici, i conflitti che sin dall’inizio di questo mistero hanno diviso e spaccato chi ha indagato e ancora indaga sull’omicidio della piccola atleta, rapita a Brembate di Sopra il 26 novembre 2010. Aveva 13 anni, quando è stata presa a settecento metri da casa.
Chi l’ha accoltellata e abbandonata nel campo incolto di Chignolo D’Isola, dopo avere cercato di violentarla quel buio pomeriggio invernale, ha lasciato la firma sui suoi slip. E sui pantaloni. Tracce organiche di natura misteriosa, ma dalle quali è stato possibile estrarre la formula genetica contenuta nella tanto celebrata struttura a doppia elica, nota a tutti come Dna. E il fatidico Dna sembrava la chiave per risolvere il caso, con lei che viene ritrovata senza vita soltanto tre mesi dopo lo scempio. Non è stato così. E la speranza che questo ignoto Dna (a sei mesi dalla chiusura dell’indagine già prorogata per l’ultima volta possibile) possa avere un nome ed essere attribuito al presunto colpevole, è ridotta al lumicino. Soprattutto adesso che la guerra fra chi cerca l’orco, si è acuita.
Sembra di vederlo, fregarsi le mani, mentre sbircia da una finestra o guarda la tv che racconta di piste divergenti e battibecchi fra magistrati, carabinieri, polizia, avvocati e consulenti nominati dalla famiglia della vittima. Prima l’Arma che a vuoto porta avanti la tesi di un cantiere edile come luogo del delitto e quella di un muratore marocchino arrestato per sbaglio, con tanto di cani dal fiuto speciale che in quell’edificio odorano il passaggio di Yara. Poi la polizia che nell’indagine ha un ruolo marginale e rivendica l’esiguo numero di reperti affidategli dal pm, per le analisi di rito. Insomma un caos investigativo al quale non si può attribuire (almeno per una volta) alcuna responsabilità ai media, tenuti distanti dalle fonti fin dal primo istante. Bocche cucite e risultati zero.
A parte l’ultimo scontro (in senso cronologico) fra il pm Letizia Ruggeri e un consulente nominato dall’avvocato della famiglia Gambirasio: il genetista forense Giorgio Portera. L’esperto, lo scorso 19 giugno, dopo avere svolto indagini investigative di tipo scientifico proprio su richiesta dei genitori di Yara, ha consegnato la relazione finale alla Procura. E in questa sede ha chiesto di poter eseguire nuove analisi sul Dna “ignoto” trovato sulla vittima. Obiettivo: stabilire se davvero il presunto omicida è parente di un uomo abitante a Gorno (minuscolo borgo bergamasco incastonato nella Valle del Riso). Il Ris, che ha analizzato il Dna incriminato, ha infatti ipotizzato alcuni punti di contatto con il codice genetico del cittadino di quel paese. Uno scenario che ha spinto a puntare il dito e a circoscrivere le indagini su quella valle. Diecimila comparazioni e campioni di saliva prelevati a tappeto. Un paese geneticamente schedato e sul quale il sospetto caduto non sarà mai cancellato. Nonostante un’ipotesi di parentela soltanto possibile. Il consulente dei Gambirasio intendeva confermarla o negarla attraverso specifiche analisi. Test di laboratorio che però la dottoressa Ruggeri, titolare dell’inchiesta, ha negato. «Al momento non sono necessarie nuovi esami», dice il magistrato, «per lo studio del Dna mi sono rivolta ai carabinieri del Ris, mi fido delle loro valutazioni». Ci mancherebbe. Però il Ris (almeno fino adesso) non ha stabilito se l’assassino sia o non sia il figlio dell’uomo di Gorno. «Confermare o escludere questa paternità è per noi possibile. Non sarebbe stato costoso farlo», spiega Giorgio Portera, «questa verifica è fondamentale perché consentirebbe di concentrare l’attenzione in una direzione piuttosto che in un’altra. Soprattutto consentirebbe di eseguire in tempo utile altri esami su fibre, capelli, frammenti di pelle trovati sul corpo di Yara. Analisi finora rimaste in sospeso, perché si è lavorato sul Dna del presunto uomo di Gorno». Un guazzabuglio senza speranza di soluzione. Mentre i genitori di Yara, che hanno chiesto al consulente di aiutare il pm a trovare chi ha ucciso la loro bambina, aspettano silenziosi. Sforzandosi di avere fiducia in chi indaga.

Cristiana Lodi