Maurizio Stefanini, Libero 13/7/2012, 13 luglio 2012
SCHERZETTO DEI FRANCESI A MONTI NIENTE SOLDI: FANNO SALTARE LA TAV
«Il molle bassoventre d’Europa», è una locuzione con cui tradizionalmente comandi militari e diplomazie ci hanno squalificato. Stavolta, il molle bassoventre d’Europa non siamo noi. Gli Stati Uniti avevano infatti appena deciso di adottare la Tav dopo quattro anni di polemiche, il progressista e ecologista Obama l’ha definita a brutto muso indispensabile per rilanciare l’occupazione, che in Europa l’Alta Velocità minaccia di saltare per colpa di un anello debole. La Francia.
Giusto sabato scorso in California il Senato aveva infine approvato il progetto da 68 miliardi di dollari per la linea in grado di collegare Los Angeles e San Francisco in meno di tre ore. Appena cinque giorni dopo, il ministro del Bilancio francese se ne è uscito dicendo che il governo dovrà valutare a quali progetti di ferrovie ad alta velocità dare corso. Uno scherzetto di Hollande all’«amico» Monti. Comprensibile lo sconcerto del governo italiano, che tuttora sta affrontando fieri grattacapi con i no global proprio per mantenere gli impegni presi con la Francia e con l’Unione Europea, e a cui non è stata data la minima comunicazione.
«Ci siamo messi in moto per capire cosa sta succedendo in Francia, ovviamente ancora non c’è una posizione ufficiale sulla vicenda», ha riferito alle agenzie una fonte governativa. E sembra quasi l’Alberto Sordi di “Tutti a casa”: ufficiale sorpreso dall’8 settembre che dopo le prime fucilate ricevute dagli ex-camerati telefona. «Comandante, è successa una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani!».
Qua invece è Hollande che si allea con i No Tav. Ma ai primi del mese la Corte dei Conti di Parigi ha detto che i 260 miliardi di euro previsti entro il 2020 per 14 linee Tgv «non sono sostenibili da un punto di vista di bilancio». «Né la loro redditività finanziaria e socioeconomica, né il loro interesse ambientale sono stati stabiliti». Il ministro del Bilancio Jérôme Cahuzac ha detto dunque a France 2 che bisogna «sfrondare»: locuzione che nel Paese inventore della ghigliottina ha sottintesi forse ancora più drastici che da noi. «Lo Stato o quelli che lo dirigevano in suo nome (frecciata a Sarkozy) ha previsto una serie di progetti senza averne fissato i finanziamenti. Il governo non avrà altra scelta che rinunciare ad alcune opzioni».
Non è Cahuzac ma Le Figaro a informare che a rischio sarebbe anche la Torino-Lione. Motivi: l’elevato costo (12 miliardi) e il calo del traffico merci, «sceso a quattro milioni di tonnellate su quella tratta, contro gli undici milioni di tonnellate vent’anni fa». Solo di fronte all’allarme italiano una fonte del ministero del Bilancio francese ha detto che sull’eventuale stop del «progetto dell’alta velocità Torino-Lione non bisogna trarre conclusioni affrettate»: al momento non ci sarebbe infatti alcuna rinuncia al progetto da parte di Parigi, ma solo «una missione che sta valutando la correttezza degli investimenti pubblici». Sembra però di capire che alla Commissione non importeranno troppo gli impegni che ci siamo già assunti sul versante italiano. «La madre di tutte le preoccupazioni» era stata definita la Tav dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, per le ricadute di ordine pubblico.
L’ultimo accordo tra Italia e Francia era stato firmato appena il 30 gennaio, e prevedeva un progetto a basso costo a fasi: la prima, la realizzazione del tunnel Susa-Saint Jean de Maurienne e delle tratte di connessione alla linea storica esistente, su una tratta che interessa 25 comuni, di cui una dozzina contrari.
Attenzione, però. Dopo l’indiscrezione del Figaro, il ministro dei Trasporti Frédéric Cuvillier ha parzialmente tirato indietro il braccio che aveva tirato il sasso, dicendo che il riesame non comincerà prima di settembre. Vogliamo provare a immaginare che succederà? Da Vendola e Grillo a mezzo Pd, tutto lo schieramento No Tav italiano si è già scatenato, dicendo che stiamo buttando i soldi al vento perché tanto sono i francesi a non volere più la linea. Il governo francese non darà conferme. Il governo italiano rinuncerà. Il governo francese dirà che non fa più la Torino-Lione non perché vuole tagliare, ma perché sono stati gli italiani a tirarsi indietro. I soliti macaronì!
Maurizio Stefanini