VALENTINA ARCOVIO, La Stampa 13/7/2012, 13 luglio 2012
Ghiacciai sempre in movimento L’unica prevenzione è impossibile: chiudere le vie verso le vette - Le montagne di ghiaccio non sono mai completamente immobili
Ghiacciai sempre in movimento L’unica prevenzione è impossibile: chiudere le vie verso le vette - Le montagne di ghiaccio non sono mai completamente immobili. Si muovono, cambiano. E, quando lo fanno, spesso non danno alcun preavviso. Il Monte Bianco è esattamente così. Con i suoi seracchi, quelle protuberanze di ghiaccio che torreggiano lungo tutto il percorso fino alla vetta, è sicuramente una delle mete più affascinanti per gli appassionati di montagna. Ma probabilmente anche una delle più insidiose. «Il Monte Bianco non è una meta pericolosa di per sé – spiega Agostino Da Polenza, uno degli alpinisti italiani più esperti, nonché responsabile del Comitato EvK2Cnr – ma non possiamo dire altrettanto di quei massi glaciali che si staccano senza preavviso, travolgendo tutto quello che incontrano». E’ successo ieri mattina sul versante francese del Mont Maudit, causando la morte di 9 persone, e in passato. «Come nell’agosto del 2008 – ricorda Da Polenza quando 8 alpinisti persero la vita, investiti da uno di questi enormi massi di ghiaccio». Impossibile prevedere il pericolo, se non facendo qualche valutazione sommaria prima di aprire ai turisti. Il vento o la media delle temperature stagionali sono solo alcuni degli indici di rischio e, non sempre, conoscerli è una garanzia di sicurezza. «In passato – riferisce l’alpinista – per alcuni mesi sono state interdette alcune vie per il pericolo distacco di alcuni seracchi. Ma non si può tenerle sempre chiuse e così succede che qualcuno ci rimette la vita». Perché in montagna il rischio zero non esiste. «Fa parte del gioco: o lo si accetta o si torna a casa», sottolinea Da Polenza. «Chi va in montagna – continua – deve tenere sempre in conto che qualcosa può andare storto. I rischi rientrano nel patto che si fa con la montagna quando si decide di attraversarla». E non sono in pochi quelli disposti a stringere questo infernale accordo. In questi periodo il Monte Bianco è stato preso d’assalto da centinaia di turisti. «I suoi paesaggi mozzafiato – dice Da Polenza – attirano ogni giorno dai 100 ai 150 alpinisti o semplici appassionati in vacanza». La Voie des Trois Monts è una delle vie preferite. In genere si parte la notte dal rifugio Cosmiques per poi raggiungere Mont Blanc du Tacul e successivamente Col Maudit, un piccolo colle che affianca il «monte maledetto» (Mont Maudit), dove si corrono più pericoli. «E’ la zona in cui si verificano la maggior parte degli incidenti», dice Mario Berbenni, esperto di previsioni dell’Associazione Interregionale Neve e Valanghe (Aineva). «In quel punto quando si stacca un seracco – dice – si accumulano grandi quantità di neve che, chiunque viene travolto, esperto o non, rimane ferito o muore». Quasi tutto è affidato al caso. «Non c’è stato veramente nulla da fare», assicura Berbenni. «Non c’è niente – continua – che preannunci la tragedia». Oltre a un bollettino valanghe favorevole, a ingannare gli alpinisti sono state le stesse condizioni meteorologiche. «Erano buone - spiega il presidente delle Guide Alpine Valdostane, Guido Azzalea - d’altra parte è ben difficile che un seracco si stacchi alle 4.30 del mattino. Se fosse successo di pomeriggio col caldo sarebbe stato diverso, ma a quell’ora è un evento imprevedibile».