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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

La Sicilia non spende L’Europa ferma il flusso dei finanziamenti - Il primo campanello d’allarme era suonato due mesi fa, quando la Corte dei Conti aveva stilato una relazione al vetriolo in cui accusava la Regione siciliana di ritardi, negligenze e opacità nella gestione dei fondi europei, calcolando nella misura del 35% i progetti che restavano nel guado

La Sicilia non spende L’Europa ferma il flusso dei finanziamenti - Il primo campanello d’allarme era suonato due mesi fa, quando la Corte dei Conti aveva stilato una relazione al vetriolo in cui accusava la Regione siciliana di ritardi, negligenze e opacità nella gestione dei fondi europei, calcolando nella misura del 35% i progetti che restavano nel guado. Un’altra stilettata era arrivata agli inizi di giugno dal commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn: «La Sicilia – aveva detto – non ha capito bene il rischio che corre se non spende entro il 2013 i finanziamenti che le sono stati assegnati». Ieri, dopo le tirate d’orecchie, sono arrivate le forbici: Bruxelles ha bloccato alla Regione rimborsi per 600 milioni relativi a spese già sostenute e ha minacciato di revocare l’intero “pacco” dei fondi del Fesr, 6 miliardi e mezzo, la voce più grossa dei finanziamenti disposti dall’Europa con Agenda 2007-2013. A scorrere la relazione della Commissione europea, non c’è da sorridere: «Irregolarità nell’assegnazione degli appalti e carenze significative nel funzionamento dei sistemi di gestione e di controllo», si legge. Nel mirino, in particolare, gli investimenti degli assessorati «alle Infrastrutture, all’Economia, alla Salute e alla Protezione civile». In un caso, accusa Bruxelles, ai controlli della Regione siciliana sono sfuggiti persino «i procedimenti giudiziari nei confronti di un contraente incaricato dei lavori», mentre «in una significativa percentuale dei progetti esaminati non è stata verificata l’ammissibilità delle opere aggiuntive e dei relativi costi». Per non parlare degli investimenti senza gara, con affidamenti diretti. Rilievi che erano stati già mossi a gennaio, e ai quali il presidente Raffaele Lombardo (in procinto di dimettersi il 31 luglio, anche sotto il peso di un’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa) aveva risposto sciorinando dati e promettendo un miglioramento del sistema dei controlli. Che non c’è stato. E così adesso, stufa di promesse, la Commissione europea è passata ai fatti. Senza riuscire, almeno apparentemente, a far preoccupare il governatore. «I rilievi della Commissione europea – ha replicato - a quanto pare, riguardano certificazioni, controlli e gestioni. Adempimenti tutti di carattere prettamente tecnico di cui chiederemo conto ai dirigenti che se ne sono occupati». Il ministero della Coesione territoriale neanche un mese fa ha calcolato nel 14,5% la percentuale di spesa dei finanziamenti da parte della Sicilia. Gli assessorati Bilancio e Famiglia non hanno speso un euro a fronte della disponibilità di 200 milioni, quello alle Infrastrutture 370 milioni su 1,9 miliardi. Paradosso in una Regione con 20 mila dipendenti e le casse al verde. Una Regione che da un lato si interroga su come garantire uno stipendio fisso all’ultima infornata di precari (gli oltre tremila “ex Pip”) e dall’altro è costretta a spegnere i condizionatori per risparmiare sulle bollette.