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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

Priebke, a 99 anni resta prigioniero dell’ipocrisia di guerra - Che sia un primato nes­suno può metterlo in dubbio

Priebke, a 99 anni resta prigioniero dell’ipocrisia di guerra - Che sia un primato nes­suno può metterlo in dubbio. L’Italia è, a quanto risulta, l’unico Paese al mondo che tiene prigio­niero un centenario. Erich Priebke compirà 99 anni il 29 luglio e 100 ­se ci arriverà, il che gli auguro fervi­damente- nel 2013. Lo so, la sua de­tenzione è virtuale, la sconta nel domicilio del suo avvocato e ami­co Paolo Giachini, esce, fa la spesa. La moglie è morta. I due figli vivo­no uno a New York, l’altro a Barilo­che, in Argentina, dove lui venne scovato da una troupe televisiva statunitense. Ma lo vengono a tro­vare di rado. Molto lucido e, per quanto con­sente l’età, in buone condizioni di salute, Priebke trascorre molto tempo rispondendo, a mano, alle molte lettere che gli arrivano. Alcu­ne di coetanei solidali e compassio­nevoli, alcune di nostalgici delle dittature fascista e nazista. In mag­gioranza sono lettere di gente co­mune che non ignora e non dimen­tica cosa fu la strage delle Fosse Ar­deatine, ma non approva l’accani­mento contro un rottame di guerra in un Paese dove i più feroci assass­i­ni degli anni di piombo circolano a piede libero, scrivono libri, parteci­pano ai talk-show, si autocapisco­no quando non si autoassolvono. Il capitano Priebke apparteneva al comando del colonnello Her­bert Kappler, cui fu affidato l’infa­me compito di sacrificare dieci ostaggi per ogni tedesco - in realtà si trattava di sudtirolesi-ucciso nel­l’attentato di via Rasella. È stato ac­certato, ma non mi interessa mol­to, che Kappler aveva superato per zelo sanguinario quel rapporto di uno-dieci. C’era stato un errore nella tragica contabilità, con cin­que ostaggi uccisi in più. Ma la rap­presaglia non era solo militare, il fatto che tra le 335 vittime ci fosse­ro ben 75 ebrei dimostra che era an­che perversamente ideologica. Qui mi concedo una parentesi. Chi si oppone a ogni misura di cle­menza per Priebke sottolinea che i crimini contro l’umanità non han­no prescrizione. È così. Ma a mio modesto avviso un ufficiale dispo­sto a essere «boia» durante un con­flitto epocale, allevato nell’atmo­sfera fanatica del regime hitleria­no e da quel regime indottrinato, è meno colpevole, per essersi asso­ciato a una spaventosa mattanza, di altri «giustizieri» che, vivendo in una democrazia e avendo la possi­bilità di conoscere e di dibattere, decisero di mettere a morte degli innocenti in obbedienza a una «causa» dissennata. Fine della pa­rentesi. Ho preso le parti di Priebke. Pri­ma con Montanelli, adesso senza Montanelli. Mi auguro che nessu­no voglia addebitarmi simpatie per la croce uncinata e per il fascio. La mia Storia della Guerra di Gre­cia è uno spietato atto d’accusa del­le bellicose smargiassate mussoli­niane. L’Olocausto mi fa orrore e le immagini dei bambini ebrei rin­chiusi nei lager e votati a una fine atroce mi danno i brividi ogni volta che le vedo. Non di questo si tratta. Si tratta del comportamento italia­no nei confronti di Erich Priebke, comportamento che è stato me­schino e iniquo. Il Paese che s’è giu­stamente rifiutato di consegnare a chi ne faceva richiesta i nostri gene­rali o ufficiali implicati in azioni di rappresaglia nei Balcani- ce ne so­no state, e dure- ha trovato la volut­tà del rigore per Priebke. Il quale con i sui «camerati» delle Ss mise a morte degli sventurati di nulla col­pevoli. Ma nel 1948 dal Tribunale militare di Roma fu celebrato il pro­cesso a Kappler e ai suoi collabora­tori. Tra i quali non era Priebke, ci­tato come testimone, ma in quel momento irreperibile. A Kappler fu inflitto l’ergastolo,tutti i suoi uffi­ciali furono prosciolti per aver ub­bidito a ordini superiori (sentenza confermata in appello e in Cassa­zione). Sarebbe stato prosciolto an­che Priebke, se presente. Non vi furono proteste. Nella cronaca del Corriere della Sera si scriveva che «la sentenza è stata ac­colta con grida di approvazione dai familiari dei caduti». Ma quan­do Priebke fu scoperto nel suo rifu­gio sudamericano e estradato in Italia Kappler non c’era più, e per questo Priebke diventò Kappler. In libertà da mezzo secolo, con sen­tenza definitiva, gli altri ufficiali, ma per lui l’ergastolo.E avendolo il Tribunale militare condannato con una formula che riconosceva la sua colpevolezza e tuttavia met­tendolo sostanzialmente in liber­tà, ci fu una sollevazione. E la giusti­zia, inchinandosi alla piazza, tanto fece che finalmente l’agognato er­gastolo arrivò. È a questo seguito di miserie, di cavilli, e di ostentato zelo resisten­ziale che Montanelli e io - ma era d’accordo con noi anche Massimo Fini- ci siamo opposti a un clamo­re conformista. Allo slancio reden­tore e purificatore in un’Italia che accetta tutto e dimentica tutto nel volgere di poco tempo. Ma che so­lo­per dare addosso a questo cente­nario - ancora adesso vigilato, ca­so mai ne volesse combinare qual­cuna delle sue­da agenti di polizia ha una memoria di ferro.