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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

La paura del crac fa cancellare le vacanze a banchieri e politici - Una tempesta perfetta ad agosto e un’altra maxi­stangata fiscale a settem­bre

La paura del crac fa cancellare le vacanze a banchieri e politici - Una tempesta perfetta ad agosto e un’altra maxi­stangata fiscale a settem­bre. Il cocktail malefico, che po­trebbe essere shakerato dai mer­cati finanziari, non fa dormire son­ni tranquilli al premier Mario Monti. E nemmeno ai principali banchieri italiani. Un primo segnale l’aveva dato lo stesso presidente del Consiglio alla vigilia dell’Eurogruppo che ha messo nero su bianco il mecca­nismo anti­spread e la ricapitaliz­zazione delle banche spagnole da parte del fondo salva-Stati. «Ago­sto- aveva detto-sarà un mese ri­schioso per gli attacchi speculati­vi che potranno venire all’Italia ma, con l’implementazione degli accordi Ue, il nostro Paese sarà più protetto di prima». D’al­tronde, i mercati «sottili» (cioè con pochi scambi e dunque più esposti a fluttuazioni improvvise e di maggiore intensità) favorisco­no il gioco speculativo ribassista su azioni e soprattutto sui Btp. Ecco perché - non a caso - i me­dia hanno dato notizia che la fami­glia Monti opta per «sobrie» va­canze in quel di Porto Recanati, nelle Marche, non troppo distan­te da Roma. Perché il premier è sempre sulla «palla». E così anche l’amministratore delegato di Uni­credit, Federico Ghizzoni, ha cam­biato i propri programmi. «Que­st’anno- ha dichiarato- resto in va­canza in Italia perché ad agosto col mercato sottile sono previste turbolenze. So per certo che anche al­tre investment bank ed hedge fund stanno facen­do la stessa cosa». Gli hedge fund , i fondi speculativi che utilizzano la le­va finanziaria per moltiplicare gli ef­fetti delle loro deci­sioni di investi­mento, avrebbero gioco facile in caso di turbolenza. Ghizzoni, comunque, non è so­lo. Anche il team di Credit Suisse, capitanato da Federico Imbert, è sempre «sul pezzo» anche duran­te i periodi feriali ed è pronto a en­trare in azione in caso di turbolen­za. Le grandi banche, in fondo, non vanno mai in vacanza. Pure a Intesa Sanpaolo, il servizio di teso­reria ( che fa capo al direttore gene­rale Carlo Messina) è sempre vigi­le e le risorse disponibili sono in grado di fronteggiare le eventuali turbolenze. Ma proviamo a pensa­re che cosa potrebbe accadere ai cittadini (anche a quelli meno in­teressati alla Borsa) se l’Italia do­ve­sse vivere un altro agosto tempe­stoso come quello del 2011. Un al­tro calo repentino della Borsa e, so­prattutto, un altro allargamento dello spread, potrebbero costrin­gere il governo a chiedere l’aiuto dei fondi europei salva-Stati, Efsf ed Esm. Certo, Monti ha spiegato che non è intenzione e che il loro effetto deterrente dovrebbe allon­tanare i «falchi» della speculazio­ne. Ma se accadesse il peggio? L’Italia dovrebbe firmare un me­morandum d’intesa con Ue e Fmi nel quale ribadisce l’impegno alla disciplina di bilancio (per altro mai venuto meno) e poi sperare che gli acquisti bastino a riportare la situazione su livelli normali (ie­ri il differenziale Btp-Bund era in calo a 454, ma è sempre elevato). Ma è proprio quell’impegno al rigore che potrebbe costare caro. In un recente report di Nomura (diffuso, però, prima della pubbli­cazione dei dati sull’acconto Imu da 9,5 miliardi) emergeva che, al­lo stato attuale, alle entrate man­cherebbero circa 2 miliardi. Sen­za tener conto dell’effetto depres­sivo dell’aumento al 21% dell’ali­quota Iva, che ha già mostrato i pri­mi segnali di cedimento. In un Pa­ese che quest’anno dovrebbe regi­strare un calo del Pil del 2% e con un tasso di disoccupazione che ha già superato abbondantemente la soglia del 9%, il rapporto deficit/ Pil sembra ormai veleggiare verso il 3% (2,6% la stima dell’Fmi). In questa situazione, l’unico modo per rispettare la politica del close-­to- balance (pareggio di bilancio) promessa nel 2013 sarebbe quella di un’altra manovra correttiva compresa tra i 5 e i 10 miliardi. O con tagli (improbabili perché l’ef­fetto non è immediato) o con nuo­ve tasse. L’unica speranza è l’otti­mismo della volontà. «Quando le cose sono troppo scontate - dice Gianluca Verzelli, vicedirettore di Banca Akros- ma­gari non accadono. Se però capi­tasse un altro caso Lehman Brothers...».