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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

«SAI CHE SOMIGLI ALLA BERGMAN?»

«Ma lo sai che assomigli un sacco a Ingrid Bergman? Potresti essere sua figlia» le disse lui, sventato, come il più prevedibile dei corteggiatori. O semplicemente geniale, come il regista cult David Lynch che incontra per la prima volta Isabella Rossellini.
«Scemo, lei è sua figlia», lo fulminò chi gli sedeva accanto. New York, 1985, ai tavolini del ristorante Alò Alò. «Ero con un’amica, lui era seduto a bere un caffè». E aggiunse gaffe a gaffe. «Bene, visto che conosci Helen Mirren, puoi dirle che la sto cercando per il mio prossimo film?» Il giorno dopo però il copione arrivò a casa di Isabella con un bigliettino: «Ci ho ripensato, ti va di farlo tu?» Era Blue Velvet. Velluto blu, pellicola scandalo, esclusa dal festival di Venezia. «Una grande intuizione di Dino De Laurentiis, che nonostante il flop di Dune gli disse: David, non fa niente, io ci metto i soldi e tu gira il film che vuoi». Isabella chiese di fare un provino: «Dorothy Vallens era un personaggio forte, una pazza traumatizzata, con la sindrome di Stoccolma. David chiamò Kyle McLachlan per darmi le battute». Andò bene. «It’s your role». Il ruolo è tuo. Durante le riprese David e Isabella si innamorarono. «Tra noi si creò subito un’intesa artistica fortissima. Non avevo capito che era legata ad un’affinità che ci ha portato ad essere amanti».
Persino un eclettico, visionario, surreale come Lynch però, su certe cose è proprio come tutti. «Giravamo in Carolina. Sono dovuta partire per Parigi per qualche giorno — ero il volto di Lancome — e quando sono tornata David mi è venuto a prendere all’aeroporto. Ahia, mi sono detta. Qui c’è qualcosa. Perché non si era mai visto, di solito il regista al massimo ti manda l’autista». Divennero una delle coppie più cool di Hollywood, il genio e la sua musa. Nel 1986 la Leibovitz volle fotografarli insieme. «Annie prepara la scena nei dettagli, come un pittore, sa esattamente in che contesto vuole mettere le persone. La sua idea era realizzare un primo piano di David con me nuda che aleggiavo sopra la sua testa, come fossi un suo pensiero. Le dissi di no. Non capì. Perché per lui ti sei spogliata e per me no? Le spiegai che in Velluto Blu interpretavo un ruolo, nella foto ero io. Litigammo. Dopo due ore di silenzio cupo, la stilista provò ad ammorbidire la situazione. Ad un tratto David si infilò un golf a collo alto, il viso coperto, i capelli sparati sulla testa. Come un quadro di Magritte. Ecco quello che Annie stava cercando». Il nero del maglione di Lynch si fonde con quello del vestito di Isabella, che ha una spalla scoperta. Uno scatto famosissimo.
A cui, 26 anni dopo, si è ispirata la stessa Leibovitz per l’immagine della campagna pubblicitaria A/I 2012 di Bulgari, in cui la Rossellini è ritratta con tubino nero e spallina scesa, su un divano, mentre stringe tra le mani la borsa gioiello, che lei stessa ha disegnato per la linea di alta pelletteria della maison di via Condotti, stilista dal 2010 e ora testimonial.
La divina italiana e il ragazzone del Montana («Fisicamente somigliava a Jimmy Stewart e parlava con l’accento da boscaiolo, io e Silvana Mangano ci divertivamo ad imitarlo quando esclamava: Gee Louise!, non so nemmeno bene cosa voglia dire») restarono insieme per cinque anni, culminati nel film Cuore selvaggio, 1990, vincitore della Palma d’Oro a Cannes. «David è stato il primo regista che, conoscendo la mia esperienza nella moda, mi ha lasciato creare il look dei miei personaggi».
Unico motivo di contrasto fu la passione di Lynch per la meditazione: «Io la usavo per concentrarmi sul set, per liberare la testa dai pensieri, per David invece era una cosa seria, una pratica quotidiana». Amante dei cani, Isabella un giorno portò a casa un bastardino. «Era buffo, lo chiamammo Peppino Miseria, sorrideva, giuro, aveva un perfetto Hollywood smile. Per prendermi in giro, tempo dopo David mi regalò un orrendo cane impagliato». Come l’amore, anche la sceneggiatura della sua fine ebbe la prima scena in aeroporto. «Un classico. Non venne a prendermi. Sto girando, sono bloccato. Strano. Tornò tardi, già dormivo. Il mattino dopo uscì di casa prima di me e quando arrivai sul set ci mise un’ora per venirmi a salutare. Era tutto molto chiaro». Gee Louise.
Giovanna Cavalli