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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

DALLE AUTO AL LUSSO, LO SHOPPING DELL’EMIRO (E DELLA MOGLIE) —

Dopo le indiscrezioni, l’annuncio ufficiale: Valentino passa dalle mani di Permira e Marzotto a quelle della famiglia reale del Qatar. Prezzo più alto di quello inizialmente ipotizzato, circa 720 milioni di euro secondo indiscrezioni finanziarie, per il 100% della maison fondata da Valentino Garavani e fatta rinascere dai due creativi Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli e dal team manageriale guidato da Stefano Sassi. Molti i gruppi che in queste ultime settimane si sono interessati all’acquisto, tra i quali secondo fonti non ufficiali risultano esserci stati anche due italiani. Uno sarebbe la Only the brave di Renzo Rosso. Ma l’accordo è stato poi raggiunto con Mayhoola for investments spc, un veicolo societario della famiglia reale del Qatar. Sulla scelta ha certamente influito il prezzo offerto dai nuovi proprietari arabi di Valentino, di assoluta rilevanza per una società che nel 2011 ha avuto un ebitda (margine operativo lordo) di 22,1 milioni di euro e che quest’anno raggiungerà i 370 milioni di euro di fatturato (322,4 nel 2011).
Il Far East e i Paesi delle economie emergenti alzano, dunque, il tiro e sempre più si portano in diretta concorrenza con i gruppi francesi che in Italia hanno comprato di tutto e di più, da Gucci a Brioni (Ppr), da Fendi a Pucci (Lvmh). Forti delle loro ricchezze e di mercati ad altissimi tassi di crescita, i Paesi asiatici e del Medio Oriente si sono finora però concentrati soprattutto sulla pelletteria (il coreano E-Land ha comprato Coccinelle e Mandarina Duck) o su prodotti casual o sportivi (il cinese Crescent Hyde Park ha rilevato Sixty) più che sul lusso vero e proprio. Se si esclude l’acquisto di Ferré da parte di Paris Group di Dubai: ma Ferré veniva da un’amministrazione controllata mentre Valentino è in piena fase di rilancio. Nel caso di Valentino, poi, a comprare è direttamente la famiglia reale, su spinta di Sheikha Mozah, seconda moglie dell’emiro del Qatar, donna elegante e impegnata, inserita dal giornale americano «Forbes» tra le 100 donne più importanti del pianeta (al 74esimo posto). Sheikha Mozah è anche presidente del Qatar Luxory Group.
Per il Qatar è, però, solo il primo passo nel lusso italiano, altri ne seguiranno. Nel comunicato che ieri annunciava l’intesa raggiunta per la cessione di Valentino al Mayhoola for investments spc lo si dice con molta chiarezza: «Crediamo che Valentino sia la base di partenza ideale per creare una più ampia presenza nel settore del lusso». E non è un caso che insieme a Valentino la famiglia reale del Qatar abbia acquistato anche la licenza per M Missoni.
Se l’investimento in Valentino si può definire di carattere «privato», ovvero della famiglia reale in prima persona, in questi ultimi anni il Qatar si è mosso molto in Europa e negli Stati Uniti attraverso il proprio fondo sovrano Qatar investment authority (Qia) e il suo braccio finanziario Qatar holding. In Italia ha rilevato la Costa Smeralda holding — proprietaria di 4 alberghi tra i più lussuosi al mondo, oltre alla marina e al cantiere di Porto Cervo, il golf club di Pevero e alcuni terreni — e l’Hotel Gallia di Milano, ma altri investimenti potrebbero essere possibili. Si è ipotizzato, per esempio, un ingresso in banche come Unicredit e Mediobanca e in società a partecipazione pubblica come Finmeccanica. Scambi di informazioni e trattative con il nostro Paese — ricordavano nei giorni scorsi le agenzie di stampa — sono in corso in questa direzione da aprile, da quando l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al Thani, è stato in visita a Roma.
Nel lusso Qatar holding ha acquisito quest’anno il 5,2% di Tiffany, il marchio della gioielleria Usa di cui è diventato il primo azionista. Negli Stati Uniti, aveva già rilevato nel 2010 una quota nella società di produzione cinematografica Miramax attraverso un consorzio.
In Europa il Qatar è presente in tutti i principali Paesi. In Germania, per esempio, la Qia possiede il 17% in Volkswagen, il gruppo automobilistico tedesco che controlla fra l’altro Audi e Lamborghini. Molti gli investimenti nel Regno Unito, dove il fondo sovrano del Qatar ha acquistato il 100% dei grandi magazzini Harrods e ha partecipazioni importanti in Sainsbury’s (supermercati), Barclays (banche), London Stock Exchange (la Borsa di Londra)… Altrettanto di rilievo gli investimenti in Francia: oltre all’1,03% del colosso del lusso Lvmh, il Qatar ha il 100% del Paris Saint-Germain e partecipazioni in Lagardere e Vivendi.
Ora il nuovo target dell’emiro del Qatar è l’Italia. E spesso arriva senza preavviso.
Maria Silvia Sacchi