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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

LE BANCHE RITIRANO 500 MILIARDI (E LI METTONO IN CASSAFORTE) —

Il calo è stato repentino e fortissimo: ieri le banche europee hanno improvvisamente ridotto, per più della metà, i loro depositi presso la Bce. La liquidità parcheggiata nell’istituto di Francoforte è passata infatti da 808,5 miliardi a 324,9 miliardi di euro. La notizia sorprende ma ha una spiegazione semplice: la Banca centrale europea, qualche giorno fa oltre ad aver tagliato i tassi di interesse ha anche azzerato la remunerazione sui depositi overnight che ora non rendono nulla. L’obiettivo del consiglio direttivo, presieduto da Mario Draghi, che ha preso la decisione, era anche quello dare un motivo in più alle banche per tornare a fare circolare la liquidità rivitalizzando l’ormai arido mercato interbancario ed evitando di parcheggiare a fine giornata i fondi in eccesso in Bce. E per trasferire senza usare il contagocce i propri fondi all’economia, cioè ai prestiti a banche imprese. Si tratta in pratica degli stessi obiettivi che sono stati all’origine delle due operazioni di asta illimitata (Ltro) di liquidità a tre anni, varate da Eurotower nel dicembre del 2011 e nel febbraio 2012. In realtà sembra che i soldi ieri gli istituti europei li abbiano solo spostati dai depositi overnight ai propri conti correnti dove ricevono sempre un tasso zero, ma non devono fare spostamenti per guadagnare qualcosa, e possono ottemperare agli obblighi della riserva. Le cifre più o meno corrispondono.
Il presidente della Bce, ha più volte ripetuto che la liquidità immessa da Francoforte è servita ad evitare un pericoloso credit crunch e che comunque ci vuole tempo perché i fondi arrivino alle imprese e alle famiglie. Ma i segnali di un riavvio deciso del credito stentano ad affermarsi. Per colpa anche «dell’assenza di domanda», di progetti di investimento validi da parte delle imprese e di piani di consumo delle famiglie, spiega ancora Draghi così come in Italia fa il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Il quale invita pure le banche a dare prestiti a chi è in grado di restituirli. È la crisi, la recessione insomma a rallentare tutto. Senza contare gli effetti, particolarmente significativi per l’operatività delle banche italiane, delle tensioni sui debiti sovrani.
La fase di stallo è confermata dai dati diffusi ieri dall’Abi: per la prima volta, da quando è partita la serie storica statistica (2000) i finanziamenti a famiglie e imprese sono in contrazione. Secondo il bollettino mensile dell’Associazione bancaria, in maggio i prestiti a famiglie e aziende sono diminuiti a 1.500,5 miliardi di euro, con un calo dello 0,35% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (dopo il +1% di aprile). Per i prestiti a medio e lungo termine (oltre un anno) c’è stato una diminuzione dello 0,3% (contro il +0,2% di aprile), per quelli a breve termine dello 0,6%. Rallenta anche la dinamica generale degli impieghi bancari: a maggio il totale dei finanziamenti ai residenti è stato di 1.944,5 miliardi, segnando un aumento annuo dello 0,23%, dopo l’incremento dell’1,2% registrato in aprile.
Gli impieghi, ha spiegato all’assemblea annuale il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, risentono dell’andamento dello spread e della difficile fase dell’economia italiana e specialmente della contrazione degli investimenti». Peggiora anche l’andamento della raccolta bancaria, con una dinamica negativa per il secondo mese consecutivo. A maggio ha segnato una diminuzione dello 0,8% su base annua, che segue quella dello 0,63% di aprile. In particolare, la raccolta da clientela residente è stata di 1.719,4 miliardi e nel corso dell’ultimo anno lo stock è diminuito di quasi 14 miliardi di euro.
Stefania Tamburello