VARIE 13/7/2012, 13 luglio 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. MOODY’S DECLASSA L’ITALIA
REPUBBLICA.IT
ROMA - Il downgrade di Moody’s è stata una disgrazia, ma il mercato ci ha premiato e l’asta è andata bene. Questo è quello che ha detto il premier Mario Monti alla Conferenza Allen, secondo quanto riferito da Gianfranco Zoppas, patron dell’omonima società: ’’Siamo virtuosi e invece di premiarci ci puniscono’’, ha detto il presidente del Consiglio. ’Fuorviante’ e ’ingiustificato’ sono stati i termini con cui il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, ha definito il declassamento di Moody’s 1 : "Il giudizio di Moody’s di questa notte è del tutto ingiustificato e fuorviante perché non tiene conto del grande lavoro che questo Paese sta facendo". Il ministro ha sottolineato i buoni risultati conseguiti dall’Italia nella "gestione dei conti pubblici, nelle difficili riforme strutturali" e assicura: "I mercati questo riconoscimento lo daranno nel tempo. Abbiamo anche avviato la strada dello sviluppo. L’Italia- conclude- continuerà a fare quello che sta facendo". Interviene anche il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che sottolinea l’attendibilità dell’agenzia: "Stiamo parlando della stessa agenzia che nel settembre 2008 dava a Lehman Brothers altissimi rating poche ore prima del crollo da cui tutta la crisi mondiale è originata". I mercati, ha aggiunto Terzi, che all’epoca del fallimento della finanziaria Usa era a New York come ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, hanno già dato prova in questi anni della "reale considerazione" attribuita a queste agenzie. Il giorno prima di fallire, il 15 settembre 2008, la Lehman Brothers aveva un rating A2 da parte di Moody’s.
Italia più forte. "L’Italia e il nostro sistema manifatturiero sono molto più forti di quello che appare dalle valutazioni di Moody’s", dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a margine dell’assemblea dell’Ance . "Moody’s ha fatto una valutazione e noi non possiamo farci niente". Il numero uno di Confindustria, poi, ha ribadito la necessità di rafforzare l’euro, definendo ’inaccettabile’ la messa in discussione della moneta unica e riconoscendo gli sforzi del governo nell’intraprendere la strada giusta: "È doveroso - ha detto - riconoscere a Monti il merito di essersi assunto sulle proprie spalle l’impegno di un nuovo corso. Stiamo facendo sforzi sul fronte del rigore - ha aggiunto -, ma per la crescita bisogna fare di più".
I dubbi della Ue. Anche la Ue contesta il comportamento di Moody’s, anche se la Commissione europea formalmente "non ha commenti" sul declassamento di rating sull’Italia. Tuttavia ha affermato il portavoce del vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn, Simon O’Connor, durante il briefing di metà giornata a Bruxelles, "penso che ci si possa legittimamente porre delle domande sull’appropriatezza della tempistica (timing) di questo declassamento e non è la prima volta che si pone questa questione". E ha aggiunto che la Commissione europea ritiene che l’italia abbia dimostrato di fare e sta facendo "uno sforzo senza precedenti" per rimettere in sesto le finanze pubbliche con l’obiettivo di raggiungere il pareggio in termini strutturali nel 2013 e che deve proseguire ’’nei prossimi mesi con la stessa determinazione’’.
Le reazioni. Dura la reazione del coordinatore delle commissioni economiche del Gruppo Pd della Camera, Francesco Boccia: "Se un Paese come l’Italia - dice Boccia - fa tutti i sacrifici richiesti dall’Ue e poi un’agenzia di rating declassa addirittura i titoli di Stato definendoli di fatto a rischio, e l’Esma o la Consob non intervengono, allora è la resa della politica". A lui fa eco il vice presidente vicario dei senatori Pd, Luigi Zanda che, sottolineando l’apprezzamento arrivato al nostro Paese da tutti i capi di Stato e di governo europei, oltre che dal presidente Usa, Barack Obama, mette in dubbio l’imparzialità dell’agenzia e chiede l’istituzione di un organismo europeo.
Per il deputato Pdl della commissione bilancio, Rocco Girlanda, quello di Moody’s è l’ennesima ingerenza politica: "Il nuovo attacco di Moody’s alla zona euro, e all’Italia in particolare, rappresenta l’ennesima ingerenza di natura politica di un ente privato nei confronti di uno Stato sovrano, che sta compiendo comunque sforzi importanti per sollevare l’euro e fronteggiare l’enorme debito pubblico. Operando giudizi negativi le agenzie di rating vogliono condizionare con mesi di anticipo il clima politico italiano e l’andamento della campagna elettorale". Nessuna bacchetta magica per il governo tecnico, dice Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl: "Chi nello scorso novembre aveva salutato le dimissioni del presidente Berlusconi come momento di svolta per la nostra economia, oggi ha un ulteriore motivo per stare zitto".
Una dimostrazione del fallimento del governo Monti: così valuta il responsabile Lavoro e Welfare dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, l’intervento di Moody’s: "Fallimento è l’unica parola che definisce chiaramente l’operato del governo Monti e della sua maggioranza Pdl - Pd - Udc - scrive in una nota -. A novembre 2011 questo esecutivo è stato nominato con un mandato preciso: ridurre lo spread e il debito pubblico e generare crescita. Ora ci ritroviamo punto e a capo".
’’Moody’s secondo me sta azzerando se stessa e la credibilità delle agenzie di rating’’, ha detto il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini a margine della direzione dei Liberaldemocratici. Casini ha sottolineato, invece che l’unico vero dato sono i ’’scrifici’’ che sta facendo il Paese per la ripresa.
’’Di Moody’s, Fitch Rating e S&P non dovrebbe fottercene di meno. Rilancio l’idea dell’istituzione della Grillo&Rich’s, agenzia europea, italiana e genovese per retrocedere gli Stati Uniti alla C’’, scrive Beppe Grillo su Twitter. Il comico riprende un’idea già lanciata, tra il serio e il faceto, dal suo blog qualche mese fa. Poi il comico snocciola i ’risultati’ del governo e attacca Monti: "Otto mesi di tasse, disoccupazione, di espropri fiscali dei patrimoni privati per tornare al punto di partenza con un paese più in ginocchio di prima. In un’azienda privata un successo di questa natura porterebbe al defenestramento dell’amministratore con un calcio nel culo".
Più trasparenza. Prudente, nei confronti dei giudizi delle agenzie di rating è il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani "perché non sempre sono obiettive. Spesso - ha aggiunto - manca la trasparenza e non si sa per conto di chi operano: qualche volta hanno anche dato prova di scarsa affidabilità". Tajani, a margine dell’assemblea dell’Ance, ha quindi sottolineato che "serve un’agenzia di rating europea indipendente", aggiungendo che "dobbiamo impedire che ci siano attività che danneggino la moneta e l’Europa".
Banche e imprese: "Giudizio irresponsabile, Italia solida". ’’Il nostro Paese è solido, l’Italia è la sesta economia ad alto reddito del mondo. La sua capacità di generare prodotto è basata sul robusto contributo del secondo settore manifatturiero d’Europa, che ha subito forti contraccolpi dalla recessione, ma che rimane vitale e in profonda trasformazione’’. Così le Associazioni imprenditoriali - Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confindustria e Rete Imprese Italia - commentano "l’ennesima valutazione destabilizzante" dell’agenzia Moody’s, che giudicano "irresponsabile". ’Lo sforzo che gli italiani stanno compiendo nel risanamento dei conti pubblici - proseguono - ha pochi eguali tra i paesi avanzati". eplicano
Da Berlino sostegno a Monti. ’’Monti ha fatto riforme con coraggio e forza e ha il sostegno del governo tedesco’’, ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert a Berlino in conferenza stampa. Seibert ha sottolineato anche il governo tedesco non commenta il declassamento dell’Italia da parte di Moody’s come tutte le decisioni delle agenzie di rating.
(13 luglio 2012)
REPUBBLICA.IT - ASTA DEI RENDIMENTI
MILANO - Netto calo dei rendimenti nell’asta di Btp a 3 anni. Il Tesoro ha venduto titoli con scadenza luglio 2015 per complessivi 3,5 miliardi (oltre 6 miliardi la richiesta), massimo ammontare prefissato e i tassi sono scesi al 4,65% dal 5,30% dell’analoga asta di giugno e ai minimi da maggio. Insomma il mercato ignora il downgrade del rating italiano deciso da Moody’s 1. E così le Borse riescono nel rimbalzo assorbendo anche l’impatto dei dati sul Pil cinese che cresce al ritmo più basso dal 2009 (+7,6%).
A Milano Piazza Affari dopo una seduta in altalena accelera e chiude in rialzo dello 0,96%, Londra lo 0,92%, Francoforte l’1,88% e Parigi l’1,19%. A Wall Street il Dow Jones è in rialzo dell’1,3%, l’S&P 500 dell’1,2% e il Nasdaq dell’1,1%.
L’asta Btp, invece, non ha annullato l’effetto Moody’s: lo spread ha chiuso la giornata a 480 punti come aveva aperto (è sceso fino a 460 punti solo dopo il collocamento dei buoni triennali) con i Btp italiani che rendono il 6,03% contro l’1,25% dei Bund tedeschi. Tassi al 6,56% per i bonos spagnoli. Le tensioni sul debito sovrano del Vecchio continente si abbattono sull’euro che resta debole poco sopra quota 1,22 contro il dollaro. Rispetto allo yen la moneta unica passa di mano a 96,92. E su questo fronte il Giappone promette misure decisive contro l’impennata dello yen, aprendo all’ipotesi di ulteriori interventi diretti sui mercati a tutela della ripresa economica.
Negli Stati Uniti, i prezzi alla produzione sono cresciuti a giugno dello 0,1% a fronte di attese da parte degli analisti di una flessione dello 0,3%. Al netto delle componenti volatili, l’indice core è cresciuto dello 0,2%, in linea con il consensus. Nel mese i prezzi dell’energia sono calati dello 0,9% mentre i prezzi delle auto sono scesi dello 0,2%. In calo invece dello 0,5% i prezzi dei beni intermedi. L’indice della fiducia dei consumatori misurato dall’università del Michigan è sceso a 72 punti nel mese di luglio dai 73,2 punti di giugno. Il dato è sui minimi da dicembre. Le attese erano per un indicatore in leggero rialzo a 73,5 punti.
Sempre sul fronte macroeconomico, nel secondo trimestre 2012, in Cina il Pil ha fatto segnare un rilevante rallentamento, con una crescita fra aprile e giugno pari soltanto al 7,6%: il dato, reso noto dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, è il peggiore dal primo trimestre 2009. Su base semestrale, invece, l’incremento è stato appena del 7,8%. Secondo il portavoce dello stesso Ufficio statistico, Sheng Laiyun, tale andamento è stato "dovuto principalmente al continuo deteriorarsi della situazione internazionale, che ha ulteriormente fatto contrarre la domanda estera". Sheng si è detto comunque fiducioso nel fatto che si vada verso una stabilizzazione dell’economia, e che possa dunque realizzarsi l’obiettivo di una crescita annuale nell’ordine del 7,5%. Le vendite al dettaglio, invece, sono cresciute del 13,7% su base annua, secondo i dati diffusi dal governo. Le vendite hanno tuttavia lievemente rallentato il passo rispetto a maggio quando erano aumentate del 13,8%. La produzione industriale è salita del 9,5% su base annua.
La Borsa di Tokyo chiude gli scambi a +0,05%, dopo una seduta volatile caratterizzata dalla prudenza per la diffusione del Pil cinese di aprile-giugno e per il taglio del rating dell’Italia deciso da Moody’s. La produzione industriale del Giappone è scesa del 3,4% in maggio rispetto ad aprile e del 3,1% su base annua. La frenata è da imputare principalmente al rallentamento dell’attività nel comparto dell’auto con i principali produttori che hanno ridotto la produzione anticipando gli effetti del termine delle sovvenzioni per l’acquisto dei modelli ecologici. Ieri, intanto, Wall Street ha chiuso la sesta seduta consecutiva in rosso: il Dow Jones è arretrato dello 0,25%, il Nasdaq dello 0,75% e lo S&P 500 ha perso lo 0,5%.
Il petrolio sale dello 0,86% a 86,82 dollari. Oro in leggero calo sui mercati asiatici a 1.570,7 dollari l’oncia. L’argento è stabile su quota 27,1 dollari.
(13 luglio 2012)
REPUBBLICA.IT - CARLO CLERICETTI
IL NUOVO declassamento dell’Italia da parte di Moody’s ha provocato il solito profluvio di dichiarazioni contrariate, scandalizzate o battagliere con invocazioni ad Authority varie perché intervengano contro le agenzie di rating. Nessuno, però, se la piglia con il bersaglio giusto, con chi cioè avrebbe effettivamente la possibilità di intervenire per evitare che i dubbi giudizi di qualche sconosciuto analista finanziario gettino benzina sul fuoco della crisi.
E qual è, anzi, quali sono i bersagli giusti? Sono quelle istituzioni che continuano ad attribuire un valore operativo ai giudizi delle agenzie, prima di tutti la Banca dei regolamenti internazionali e la Bce. Finché questi giudizi verranno utilizzati per misurare il patrimonio e l’esposizione al rischio delle banche, o per decidere quanto valgono i titoli dati in garanzia per ottenere prestiti dalla Banca centrale o per vari altri scopi del genere, il potere delle tre agenzie non sarà intaccato per quante palesi castronerie possano aver fatto.
Fare previsioni economiche non è un mestiere facile, e soprattutto non è una scienza esatta. Le previsioni servono perché mettono in evidenza dei problemi, e il compito dei responsabili politici e tecnici è quello di prendere le misure adeguate a non far avverare le previsioni negative. Tutti però sanno - o dovrebbero sapere - che non sono una rappresentazione della realtà, ma solo delle ipotesi costruite presupponendo una serie di fattori che non solo non potranno mai essere completi, perché la realtà è assai più complessa di qualsiasi modello, ma oltretutto cambiano in continuazione. Vediamo tutti i giorni che le previsioni di istituzioni autorevoli, dall’Fmi all’Ocse agli stessi governi, possono cambiare addirittura a distanza di solo un mese. A inizio anno si pensava che il Pil italiano sarebbe sceso di circa l’1%, oggi si parla del 2, 2,5 e forse addirittura di più. Previsori incapaci? A volte sì, altre volte non hanno colpe: il mondo si muove e le prospettive cambiano.
La situazione è però che, da molti anni a questa parte e ancora oggi, tre fra le centinaia di previsori sono stati scelti per dare alle loro ipotesi un valore effettivo. Perché hanno dimostrato di essere migliori di tutti gli altri? Assolutamente no, come tutti hanno avuto modo di verificare ripetutamente. E allora?
La cosa più assurda è che il ruolo che è stato conferito a queste previsioni è in grado di aggravare i problemi, invece di essere un aiuto per risolverli: agiscono cioè come spinta per far realizzare gli scenari più negativi, nonostante che il loro valore effettivo si sia dimostrato spesso al livello dei discorsi da bar dello sport. Riesce davvero difficile capire l’inerzia dei regolatori nell’affrontare il problema, nonostante che sia stato individuato e posto sul tappeto da tempo, per esempio dal Rapporto de Larosière e anche dal Finacial Stability Board. Evidentemente la Bce è troppo impegnata ad occuparsi dei salari per affrontare questo tipo di problemi.
(13 luglio 2012)
CORRIERE.IT
Critiche all’agenzia di rating anche dalla Commissione Europea. Attacchi al governo Monti. Attribuzione di responsabilità all’Europa e all’euro. A poche ore dal declassamento dell’Italia da parte di Moody’s, scatta l’analisi sul provvedimento. Il premier, da parte sua, commenta: «È una disgrazia, però il mercato ci ha premiati - ha detto Mario Monti durante la conferenza dei big dei media e della new economy riuniti a Sun Valley. Le parole di Monti sono state riferite dall’imprenditore Gianfranco Zoppas, che ha assistito all’intervento di Monti insieme, tra gli altri, al presidente della Fiat, John Elkann - . Siamo virtuosi e invece di premiarci ci puniscono» ha aggiunto il presidente del consiglio. Il sistema bancario italiano è solido, ha spiegato Monti al conclave di Sun Valley, mentre sul fronte della riforma del lavoro «si è appena cominciato e occorre fare di più».
LA COMMISSIONE UE - La Commissione Ue ha invece considerato inappropriato il «timing» dell’annuncio dell’agenzia di rating. Lo ha detto il portavoce Simon O’ Connor ribadendo il giudizio positivo di Bruxelles sugli «sforzi senza precedenti» che l’Italia sta facendo per le riforme e il risanamento dei conti pubblici. «Penso che ci si possa legittimamente porre delle domande sull’appropriatezza della tempistica - ha detto O’ Connor - di questo declassamento e non è la prima volta che si pone questa questione»
IL GOVERNO - «È un giudizio del tutto ingiustificato e fuorviante perché non tiene conto del grande lavoro che il nostro Paese sta facendo» commenta il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera. «Moody’s non riconosce le azioni concrete che sono state prese ed avviate e non riconosce l’impegno dimostrato nella gestione dei nostri conti pubblici - aggiunge Passera - ma credo che i mercati questo riconoscimento lo daranno nel tempo perché il lavoro del governo continuerà forte, come è stato fino ad adesso».
CONFINDUSTRIA E SINDACATI - «L’Italia e il nostro sistema manifatturiero sono molto più forti di quello che appare dal giudizio di Moody’s» è la reazione del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Non ci ha mai convinto, anche in passato, la tempistica delle osservazione delle agenzie di rating nei confronti del nostro paese tuttavia, in una economia globalizzata e sottoposta ogni giorno ai giudizi dei mercati» è invece il commento del leader della Cisl Raffaele Bonanni.
L’IDV: IL GOVERNO HA FALLITO - Diversa la posizione dell’Italia dei valori che attacca Monti: «Fallimento è l’unica parola che definisce chiaramente l’operato del governo e della sua maggioranza Pdl-Pd-Udc» dice in una nota il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi. Più o meno dello stesso tenore le dichiarazioni di Beppe Grillo: «Lo spread è salito a quota 480 insieme al declassamento dei titoli pubblici a Baa2 da A3, a due soli passi dalla valutazione di titoli ’junk’, spazzatura. Otto mesi di tasse - ha aggiunto Grillo - disoccupazione, espropri fiscali dei patrimoni privati per tornare al punto di partenza con un Paese più in ginocchio di prima».
CONTRO MOODY’S - «Il giudizio di Moody’s non convince, serve un’agenzia di rating europea indipendente» sostiene infine il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani. «Non sono convinto che le osservazioni delle agenzie di rating siano sempre vere e trasparenti - spiega - non si sa per conto di chi lavorano. Fino ad ora quelle delle agenzie di rating sono state osservazioni a orologeria. Dobbiamo impedire che ci siano attività che danneggino la moneta unica e l’Europa».
LE ASSOCIAZIONI - «Il nostro Paese è solido, l’Italia è la sesta economia ad alto reddito del mondo. La sua capacità di generare prodotto è basata sul robusto contributo del secondo settore manifatturiero d’Europa, che ha subito forti contraccolpi dalla recessione ma che rimane vitale e in profonda trasformazione». Anche le Associazioni imprenditoriali - come Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confindustria e Rete Imprese Italia - replicano «all’ennesima valutazione destabilizzante» dell’agenzia Moody’s.
CORRIERE.IT - RENATO BENEDETTO
MILANO - Moody’s declassa il debito sovrano italiano: titoli di stato giù di due gradini, nel giudizio dell’agenzia di rating, da A3 a Baa2. Appena due punti sopra il livello «junk», quello cioè dei titoli «spazzatura». È la seconda bocciatura in cinque mesi, dopo il taglio del rating a febbraio (che ha coinvolto, insieme all’Italia, anche Spagna e Grecia). Una doccia fredda per il governo italiano che sorprende i mercati, dopo che l’asta dei Bot a un anno di giovedì ha registrato risultati positivi e a poche ore dall’asta dei titoli a medio termine, in particolare dei Btp, di venerdì. È probabile che l’Italia vedrà crescere ancora i costi di finanziamento del proprio debito, spiega l’agenzia americana, che non esclude un ulteriore declassamento.
LA VALUTAZIONE - La fiducia nel mercato è fragile - è la valutazione di Moody’s - per cause che hanno origine all’estero, in primis il rischio di contagio da Grecia e Spagna, e per temi squisitamente nostrani, come il clima politico che si va surriscaldando, generando instabilità, in vista delle scadenze elettorali. È diminuita la disponibilità degli investitori stranieri a comprare bond italiani. Moody’s sottolinea il «deterioramento delle prospettive economiche nel breve termine»: disoccupazione in aumento e crescita debole. In particolare l’economia italiana deve fare i conti con una contrazione del 2% che renderebbe difficile per il Paese centrare gli obiettivi fiscali e di bilancio.
LA POLITICA - L’agenzia riconosce che le misure adottate dall’esecutivo guidato da Mario Monti sono state positive: «Un programma di riforme che ha davvero le potenzialità per migliorare notevolmente la crescita e le prospettive di bilancio». Ma l’outlook negativo dell’Italia risente «anche del clima politico», che «specialmente con l’avvicinarsi del voto della prossima primavera, è fonte di un aumento dei rischi». Per questo Moody’s non esclude un ulteriore declassamento: «Il debito pubblico italiano potrebbe essere declassato ancora in caso di un ulteriore concreto deterioramento delle prospettive economiche del Paese o di difficoltà nel mettere in atto le riforme». Se dovesse riscontrare difficoltà a finanziare il proprio debito, l’Italia sarebbe «costretta a richiedere un aiuto esterno».
RISCHI DI CONTAGIO - Ma la pressione sull’Italia arriva anche dall’esterno. Dalla possibilità che la Grecia esca dall’euro e che la crisi delle banche spagnole possa peggiorare. Questo nonostante le misure discusse nei vertici di Bruxelles: a meno di una settimana dall’intesa sulla prima tranche di aiuti da 30 miliardi per gli istituti credito iberici; e in vista del vertice della riunione del 20 luglio, quando saranno definite ulteriormente le misure antispread.
L’EUROPA - La Commissione europea intanto ha fatto sapere che «il timing» della decisione di Moody’s di tagliare il rating sui titoli di stato italiani di due gradini «non è appropriato». Lo ha indicato il portavoce del commissario Ue Olli Rehn riferendosi all’asta del Tesoro. Soprattutto che l’Italia abbia dimostrato di fare e sta facendo «uno sforzo senza precedenti» per rimettere in sesto le finanze pubbliche con l’obiettivo di raggiungere il pareggio in termini strutturali nel 2013.
Renato Benedetto
CORRIERE.IT - LE BORSE
Il declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Moody’s non deprime Piazza Affari che ha chiuso in buon rialzo (+0,96%). Il downgrade di Moody’s ha più impatto sull’obbligazionario che sull’azionario con lo spread Btp/Bund che ha chiuso a 480 punti. Il differenziale di rendimento tra il Btp decennale e l’analogo Bund tedesco è salito col tasso sul decennale italiano a 6,06%. Milano, come le altre europee dopo una fase di indecisione, ha preso spunto dall’avvio in forte rialzo di Wall Street per lasciarsi trainare.
L’ASTA -Nonostante la bocciatura di Moody’s arrivata in nottata, il Tesoro ha collocato Btp triennali per 3,5 miliardi a un tasso del 4,65%, il più basso da maggio, in calo rispetto al 5,30% della precedente asta, svoltasi a metà giugno. Bene la domanda pari a 1,732 volte l’offerta.
BORSA- Tra le blue chip di Piazza Affari, forti rialzi per Ferragamo (+6,6%), Telecom Italia (+4,5%), Prysmian (+4,4%). Molto sostenuta Impregilo (+3,3%) all’indomani dell’assemblea che ha rappresentato il primo round della contesa tra i gruppi Gavio e Salini per il controllo della gestione. Pesanti, invece, Fiat (-3,3%), Enel Green Power (-0,95%), Pirelli (-0,69%). Sul resto del listino da rilevare i crolli di FonSai (-18,48%) e Unipol (-7,82%) alla vigilia degli aumenti di capitale gemelli da 1,1 miliardi di euro che partiranno lunedì prossimo. Bene invece Premafin (+5,65%) e Milano Assicurazioni (+5,36%). In Europa, a Londra l’indice Ftse 100 ha guadagnato l’1,03% a 5.666,13 punti, a Parigi il Cac 40 è salito dell’1,46% mentre Francoforte ha registrato il rialzo più sostenuto con il Dax a +2,15%.
CORRIERE.IT - MONTI NELL’IDAHO
SUN VALLEY (Idaho) - Mario Monti è partito ieri da Roma per quella che negli anni 70 le Brigate Rosse avrebbero definito una riunione dello Stato Imperialista delle Multinazionali, espressione frutto di un’analisi rozza e tuttavia anticipatrice di alcuni meccanismi della globalizzazione, rivalutata quasi un trentennio più tardi dalla rivista del servizio segreto Sisde, «Gnosis».
Con un viaggio che in Italia regalerà un fine settimana felice agli amanti di dietrologie, tra le alture levigate di un pezzo di Idaho frequentato a suo tempo da Ernest Hemingway il presidente del Consiglio ha raggiunto a Sun Valley una piccola folla di proprietari di imperi editoriali, amministratori delegati di giganti dell’economia americana e, se i programmi non ufficiali risulteranno confermati, il capo della Cia David Petraeus e il suo predecessore George Tenet. Tra gli italiani, il presidente della Fiat John Elkann, l’industriale Zoppas, il manager Mike Volpi. In un villaggio che d’inverno è meta abituale per sciatori ricchi in cerca di discrezione, fino a domenica sono stati tutti invitati a discutere a porte chiuse di tecnologie della comunicazione e scenari internazionali da una banca d’affari, la Allen & Company.
La calamita che attira nella vallata potenti e inventori è una conferenza annuale organizzata dal 1983, la «Allen & Company Sun Valley conference». Tra gli ospiti attesi o già arrivati, per lo più con un flusso di jet privati da ponte-aereo, rientrano nomi mondialmente noti, come il fondatore di Microsoft Bill Gates e l’editore australiano Rupert Murdoch, con altri che lo diventano ogni giorno di più, come Tim Cook che guida Apple e Larry Page di Google. Oltre all’inventore di Facebook Mark Zuckerberg, anche Dick Costolo che è amministratore delegato di Twitter e Jeff Bezos di Amazon, in mezzo a proprietari di colossi più tradizionali, ad esempio Muhtar Kent della Coca Cola.
Niente di meglio per rilanciare descrizioni di Monti come il tecnocrate dei «poteri forti» extra politici. Difficile che il convegno passi inosservato tra quanti con presupposti diversissimi, dal giornalista Marco Travaglio al quotidiano «la Padania», hanno messo in evidenza attività dell’ex rettore della Bocconi precedenti al suo insediamento a Palazzo Chigi: membro dei consessi riservati Bilderberg e Trilateral, consulente di Goldman Sachs e Coca Cola. Ieri nella conferenza l’attenzione si è concentrata sull’energia, sullo shale gas estratto sottoterra da rocce in profondità che potrebbe rendere autosufficienti gli Stati Uniti e su quali ripercussioni ne deriverebbero per il Medio Oriente.
Pur senza poter ascoltare che cosa si dicono al riparo dalla stampa a Sun Valley miliardari in maniche di camicia (o maglietta, come Gates, mentre altri sono in sahariana e bermuda), è bene comunque tener presenti alcuni elementi evidenti. Monti, andato il 10 febbraio a Wall Street per accreditare un’affidabilità dell’Italia in un mercato incline a dubitarne, ha interesse da capo di governo a rivolgersi a un’altra platea di investitori per spiegare che sta tagliando la spesa pubblica, cambiando le norme sui licenziamenti, e negoziando nell’Unione europea il nuovo «scudo» per contenere il divario tra rendite dei titoli di Stato tedeschi e italiani. A maggior ragione se vari interlocutori fanno soldi, più che con la Borsa, con le nuove tecnologie sulle quali l’Italia ha enorme terreno da recuperare e con prodotti non derivati da astrazioni finanziarie.
A Sun Valley capita di incontrare l’abitante che di lavoro fa il conducente di gatto da neve, l’ex skiliftaio Roger che per descrivere i frequentatori spiega: «Qui compriamo carote dal verdumaio affianco a Bill Gates». In Idaho, però, l’alta tecnologia è tra le prime fonti di reddito. E il governo Monti è in sintonia con quanti, all’estero, ritengono indispensabile superare i ritardi del nostro Paese nel trarre vantaggi da Internet. Per esempio, prima che il 4 luglio fosse a Roma Angela Merkel, l’editore tedesco Hubert Burda, in una colazione dal finanziere Mario d’Urso con imprenditori, ha sostenuto che per la crescita utile alla ripresa europea l’Italia deve rafforzarsi nell’economia digitale. Così, in un paradiso della dietrologia, Monti si presterà a un palcoscenico: ha in programma un’intervista con Charlie Rose, maestro nelle domande asciutte e incalzanti.
Maurizio Caprara