Sara Bennewitz; Ettore Livini, la Repubblica 13/7/2012, 13 luglio 2012
VALENTINO DA MILLE E UNA NOTTE LA FAMIGLIA REALE DEL QATAR COMPRA L’ICONA DEL MADE IN ITALY
Valentino entra nella corte da mille e una notte degli emiri del Qatar. La famiglia regnante del Golfo – in attesa di acquistare Ibrahimovic per il “suo” Paris Saint Germain (questione di ore) e di entrare, si sta trattando, nella pay-tv di casa Berlusconi – si è regalata per la modica cifra di 700 milioni il 100% della maison tricolore. Regista dell’operazione, dietro le quinte, Sheika Mozah Bint Nasser al-Missned, la favorita tra le mogli dello sceicco Hamad Bin Khalifa al Thani, da sempre cliente e ammiratrice della griffe preferita di Jacqueline Kennedy e di Madonna. Voleva un altro Valentino e il generosissimo marito, questa volta, le ha comprato l’intera società.
A staccare l’assegno per i venditori, il fondo Permira e la famiglia Marzotto, è stata (non a caso) una piccola società dove la monarchia araba custodisce
l’argent de poche
per i suoi sfizi personali e non la Qatar Investment Authority (Qia), la cassaforte dove è conservato il tesoretto
– valore 60 miliardi di dollari – accumulato grazie ai giacimenti di greggio e gas. «Il nostro obiettivo è sostenere il management per far crescere l’azienda – hanno spiegato in una nota gli acquirenti mediorientali –. E questo brand è il trampolino ideale per costruire un gigante globale nel settore
».
A far grande il
made in Italy
della moda, come accade sempre più spesso, saranno così ancora una volta gli stranieri. Valentino è solo l’ultimo capitolo della grande fuga del
pret-à-porter
tricolore. Gucci, Brioni, Fendi, Bottega Veneta e Bulgari hanno già cercato fortuna oltrefrontiera e solo lo scorso anno ben 15 brand del Belpaese sono
stati rilevati da acquirenti esteri.
Per il Qatar non si tratta dell’esordio nel mondo del lusso. Anzi. Gli emiri hanno messo assieme a suon di petrodollari una sorta di “collezione Panini” di marchi a
cinque stelle. Il primo colpo sono stati i grandi magazzini Harrods a Londra. Poi sono arrivati i palazzi sugli Champs Elysée, l’Hotel d’Evreux a Place Vendome, mezza Rue de Rivoli lungo la Senna, oltre a partecipazioni in Lvmh, Porsche e nei gioielli Tiffany. Nessuno sogno del resto è impossibile per una nazione grande la metà della Lom-
bardia, arida e sabbiosa ma benedetta da un sottosuolo che trasuda idrocarburi, l’oro nero che garantisce all’emirato il record mondiale del reddito/pro capite (80mila euro l’anno a testa, neonati e pensionati compresi). Gli Al Thani fanno ovviamente la parte del leone. E da una decina di anni – per ridurre la dipendenza delle loro ricchezze dai capricci del petrolio – hanno
iniziato a investire la loro sconfinata ricchezza in Occidente. Sotto la bandiera del Qatar ci sono oggi il 17% della Volkswagen, gli studios hollywoodiani della Miramax, il controllo della Borsa di Londra più pezzi pregiati della finanza che conta come il 6,6% della Barclays e il 5% del Credit Suisse.
Il nuovo pallino degli emiri però è l’Italia. Pochi mesi fa la Qia ha staccato un assegno da 650 milioni per regalarsi la Costa Smeralda, l’ex regno di un altro principe mussulmano, l’Aga Khan. E ora sta «cercando forme e modi» per investire nel nostro paese, come ha detto lo sceicco a Mario Monti, durante la sua visita ufficiale in aprile a Roma. Nel mirino ci sarebbero
yacht e delle navi da crociera di Fincantieri, altro fiore da mettersi all’occhiello
in vista del polo del lusso prossimo venturo. E Al Jazeera, la tv fondata dalla famiglia regnante, ha aperto il dossier La7, messa in vendita da Telecom e si è fatta avanti con Arcore quando i Berlusconi hanno annunciato la ricerca di un partner per la pay-tv. Mediaset ha bisogno come il pane dei petrodollari del Golfo. In cambio il Cavaliere ha già tolto il veto alla cessione di Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan al Paris Saint Germain, la squadra di calcio degli Al Thani. La Champions è il loro ultimo sogno. E il ricchissimo Qatar sa che i sogni, se hai i soldi, puoi sempre provare a comprarteli.