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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

AIUTI UMANITARI DAGLI USA A CUBA RITORNA LIBERA LA VIA DEL MARE


La Prima volta in cinquant’anni va festeggiata anche se l’effetto della novità sulle relazioni Usa-Cuba sarà più simbolico che reale. Ha preso il via l’altro ieri il primo collegamento marittimo tra gli Stati Uniti e Cuba dai tempi della Baia dei Porci e dell’embargo voluto da Kennedy e tutt’ora in atto. Non sono
balserosche
sfidano i pescecani dello Stretto per raggiungere la terra promessa, né come negli anni Ottanta navi di Jimmy Carter che vanno in soccorso di cubani in fuga. È la International Port Corp, una società marittima che ha deciso di aprire un collegamento settimanale tra il porto di Miami e quello dell’Avana per trasportare aiuti umanitari sull’isola.
«Rispondiamo — ha detto un funzionario della Compagnia — alle esigenze di ong, gruppi religiosi e singoli privati che vogliono inviare a Cuba medicina-li, alimenti confezionati, vestiti, elettrodomestici.
Possiamo portare qualsiasi cosa che non sia destinata al commercio ». La nave, che si chiama “Ana Cecilia”, salperà ogni mercoledì con dieci persone d’equipaggio e potrà trasportare fino a sei tonnellate di materiali al costo di 5,99 dollari ogni mezzo chilo. Il primo carico, arrivato ieri sera all’Avana, è stato un successo, c’erano perfino materassi ortopedici e una sedia a rotelle elettrica inviata da un cubano residente negli Usa ad un suo anziano parente che non può camminare. Il viaggio dura sedici ore e l’equipaggio non ha il permesso di scendere dalla nave quando arriva a Cuba. Scaricano e tornano indietro.
Nonostante l’embargo con l’arrivo di Obama alla Casa Bianca le relazioni tra l’America e l’isola dei fratelli Castro sono migliorate. L’invio di rimesse degli esuli cubani negli Stati Uniti ai loro parenti sono praticamente liberalizzate
e costituiscono una fonte d’ingresso molto importante, dopo il turismo, per l’economia dell’isola. Tra Miami e L’Avana c’è anche un collegamento
aereo e sul mercato Usa il governo cubano acquista grosse partite di alimenti, soprattutto pollo. Ma fino ad ora le organizzazioni umanitarie e religiose per l’invio
di grandi stock di aiuti, dalle medicine ai vestiti ai prodotti alimentari, dovevano passare via mare attraverso paesi terzi prima di raggiungere Cuba. Da questa
settimana non più, anche se contro il collegamento marittimo s’è sollevata la parte più intransigente dell’esilio anticastrista negli Usa e la deputata al Congresso di Washington Ileana Ros-Lehtinen ha protestato sostenendo che la International Port Corp viola la Helms-Burton, l’ultima versione delle leggi sull’embargo a Cuba.
Ma c’è un’altra vicenda che sta preoccupando il governo dell’Avana ed è un progetto voluto da Raul Castro che si chiama “Arca di Noè II”. Consiste nell’invio a Cuba di circa 150 animali dalla Namibia appartenenti a 23 specie tra cui leoni, elefanti, rinoceronti, antilopi e leopardi che dalla savana saranno trasportati via aereo all’Avana, dove verranno ospitati nello zoo, un parco naturale con
850 esseri viventi in cattività e oltre 342 ettari di estensione. Il progetto ha scatenato le obiezioni di molte organizzazioni animaliste. Il Consiglio nazionale per la prevenzione della crudeltà agli animali, con sede in Sudafrica, sostiene che si tratta di un’operazione ad altissimo rischio perché molti di questi animali rischiano di morire in un habitat diverso dal loro. L’organizzazione contesta anche lo stress al quale saranno sottoposti gli animali per il lungo viaggio. Non è la prima volta che la Namibia è coinvolta in progetti di questo tipo: un mese fa il Parco naturale dello Stato messicano di Puebla ha adottato nove elefanti dalla nazione africana. Le autorità della Namibia sostengono che l’esportazione degli elefanti era necessaria e che altrimenti sarebbero stati sacrificati perché in sovrannumero rispetto alle quote previste.