Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 13 Venerdì calendario

Vivono e lavorano felici e contenti. Grazie alle aziende Che il lavoro fosse vita l’aveva scritto persino John Lennon

Vivono e lavorano felici e contenti. Grazie alle aziende Che il lavoro fosse vita l’aveva scritto persino John Lennon. Ma che un’azienda regali corsi di immersione per migliorare le prestazioni dei suoi dipendenti, be’, di questi tempi sembra fantascienza. E tuttavia così non è. La Elica di Fabriano ha deciso che migliorare il welfare delle 1.381 persone che la popolano significa, anche, una palestra da 5 euro al mese. Nonché supportare in toto le spese per la passione subacquea. Non è l’unica realtà, in Italia come all’estero, che ne ha pensata una più del diavolo per creare un clima di lavoro positivo: il premio Worklife Balance Award, ogni anno, ne mette insieme centinaia, tra Europa, America e Asia. Solo per dire dell’Italia, tra le iniziative che tecnicamente vengono definite di “conciliazione”, ovvero la mediazione tra le necessità della vita privata e quelle professionali, ce ne sono di divertentissime. Ma soprattutto, ce ne sono di serie. Proposte, iniziative, ragionamenti così ben architettati che quasi quasi ci crediamo, che le risorse umane, e chi si occupa di queste tematiche, abbia davvero a cuore le persone. Che dire, per esempio, della “piccola” Chep Italia: 70 dipendenti, specializzazione in logistica, un fatturato di circa 70 milioni di euro l’anno e una responsabile marketing, Paola Monisso, che s’è inventata la piantumazione di un albero per ogni nuovo figlio in arrivo. Anche fosse solo un gesto, è un po’ più di un mazzo di fiori. E poi, insieme ai gesti gentili, questa stessa realtà milanese offre «flessibilità in entrata, per consentire ai genitori di accompagnare i figli a scuola senza l’ansia da timbratura», spiega la Monisso, «e il telelavoro del venerdì, che va soprattutto a favore delle mamme, ma di cui beneficia anche l’ambiente. Infine, c’è quello che definiamo “fondo canguro”: un contributo dell’azienda in busta paga per far fronte ai costi di babysitter e asili nido». Iniziative esterne. E sempre a favore dei dipendenti nella capitale c’è chi ha deciso che non solo fosse opportuno aiutarli all’interno delle mura aziendali, ma che occorresse uno scatto d’orgoglio per favorire gli spostamenti. Racconta Paolo Cerino, direttore corporate social responsibility di Sace: «Abbiamo fornito biciclette per chi, dei 700 dipendenti, volesse farne uso. La nostra realtà, che si occupa di prodotti assicurativo-finanziari, è in centro a Roma. Pensi che dalle nostre finestre si ammira la fontana di Trevi. È una fortuna, ma è anche complesso arrivare per chi abita fuori. Per questo provvediamo con un nostro contributo all’acquisto della tessera per i trasporti pubblici urbani». Oltre a questo, chi lavora in Sace e ha più di 45 anni gode di un check-up oncologico gratuito ogni due anni, e un aiuto nell’alimentazione quotidiana: «Tutte le nostre iniziative sono frutto proprio delle idee dei dipendenti, raccolte tramite una grande bacheca piena di post-it», conclude Cerino. Risponde al telefono – e si sente un bimbo nelle vicinanze la giovane responsabile delle risorse umane di Zeta Service. Paola Caccia Dominioni, 33enne, governa una realtà di persone tra i 25 e i 40 anni: «Siamo in 150, ci occupiamo di paghe e amministrazione del personale in outsourcing e siamo presenti in molte città italiane. Da tre anni», racconta Paola, «rientriamo nella classifica Great Place to Work che ogni anno pubblica l’indice delle 35 aziende italiane con il miglior ambiente lavorativo. Forse abbiamo raggiunto questo traguardo perché forniamo ai nostri dipendenti l’aiuto di un “maggiordomo aziendale” per le attività personali di posta, lavanderia, stireria e manutenzione auto. Forse, perché settimanalmente offriamo il trasporto a casa della spesa Esselunga. O forse perché, a chiunque abbia un problema a casa – per esempio, un guasto che necessita di manutenzione, o un bambino malato –, diamo la possibilità di telelavorare. In fondo è sufficiente avere una chiavetta usb». Già. Il progresso che ci libererà. Ma sarà vero? All’interno delle migliori aziende selezionate dal Worklife Balance Award ne compare una che sa di che si tratta: «Per Microsoft», spiega Roberta Cocco, direttore Responsabilità Sociale di Microsoft Italia, «favorire la diffusione della tecnologia è un impegno per creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle potenzialità degli individui. In ogni ambito della loro vita. Dunque, così come siamo stati pionieri della divulgazione online di temi di genere con il progetto futuro@lfemminile, abbiamo attuato internamente programmi di conciliazione: Pc e smartphone a disposizione di tutti, adsl in ogni casa, orari flessibili, asilo aziendale». 
 Oltre la presenza. Coincidenze. Anche per un’altra grande multinazionale che conta 5.400 dipendenti solo in Italia, lavorare funziona così: non tanto presenza, quanto efficienza e performance. Fausto Palumbo, direttore delle risorse umane di Nestlé, è convinto che «il mondo del lavoro sia organizzato su tecnologie vecchie ed esigenze maschili, e il tema della conciliazione, pur essendo considerato femminile, è al contrario una questione che si pone per il modo differente di ragionare intorno alla vita dei due sessi». Un gruppo televisivo come Fox International Channels, branca di Newscorp che opera nel mercato televisivo italiano dal 2003 con i suoi canali su Sky, conta il 51% della popolazione aziendale femminile. Inoltre, il 63% dei quadri è donna, come anche il 44% della dirigenza. Per l’Italia, sogni mostruosamente proibiti. Altro che quote rosa, qui siamo in un’isola felice di quasi parità di genere. Ci racconta questa “particolare” realtà editoriale – dove l’età media è 36 anni e il 28% delle donne sono già mamme – la responsabile delle risorse umane, Donatella Colantoni: «In Fox, tutti possono usare liberamente i social network perché crediamo che il senso di responsabilità individuale e un clima di partecipazione diffuso siano una condizione necessaria alla generazione di idee e innovazione. Coinvolgiamo la popolazione aziendale nelle anteprime dei nostri format», continua Colantoni, «e organizziamo iniziative di intrattenimento anche per i nostri colleghi, dalle feste aziendali fino alle visite guidate ai musei». Certo, le cose importanti sono altre: «Sia durante la gravidanza sia nel periodo post parto offriamo flessibilità e facilities alle colleghe mamme, e tutti i servizi utili a migliorare la qualità del nostro tempo libero, dalla lavanderia alla spesa in azienda. Un’attenzione particolare è anche rivolta alla salute, grazie a un’assicurazione medica che copre tutta la famiglia, alla palestra in azienda e a incontri con esperti di settore per la prevenzione». Le aziende che conciliano occupazione e famiglia Un premio a chi offre tempo libero I l WorkLife Balance Award – il Pre-
mio Famiglia Lavoro – è un’iniziativa istituita da Regione Lombardia e Altis (Alta Scuola d’Impresa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore). Alla sua quarta edizione, e sotto la direzione del professor Mario Molteni, ordinario di Economia aziendale, promuove le migliori esperienze di «conciliazione» tra vita familiare e lavorativa. «I criteri con cui scegliamo», spiega il professor Molteni, «sono l’ampiezza dell’impatto delle iniziative in termini di persone raggiunte, il coinvolgimento dei collaboratori in tutte le fasi del processo, la durata e l’innovazione. La selezione è stata realizzata da un comitato scientifico internazionale di docenti e ricercatori, che ha preso in esame iniziative di welfare di imprese, pubbliche amministrazioni e organizzazioni non profit. Quello che più ci interessa è la conciliazione come strumento di competitività». L’edizione del 2012 ha incoronato, per la sezione Italia, Luxottica. Come spiega il professor Molteni, «promuove da anni un sistema di iniziative che consideriamo di eccellenza. Tra le tante misure, ricordo il job sharing (ovvero la condivisione delle attività lavorative tra due o più persone) e la banca delle ore, che offre la possibilità di trasformare lavoro straordinario in un equivalente periodo di riposo retribuito». Il Premio è ormai un punto di riferimento a livello internazionale. Per la categoria Africa è stato selezionato l’Uganda Women’s Global Empowerment Fund. La realtà americana più meritevole si è rivelata invece City and County of San Francisco, mentre per Asia e Oceania, come anche in Europa, si sono distinte due aziende del comparto assicurazioni: la Hong Kong Life Insurance Limited e la Reale Seguros Generales (Spagna). La situazione del lavoro femminile in italia Colpite tra maternità e salari Secondo il rapporto Donne in Italia: - le donne sono più presenti nelle professioni poco qualificate; - nelle piccole e medie imprese solo un 1/3 dei dipendenti sono donne, nelle grandi la metà; - le donne guadagnano il 72% del salario degli uomini; - il nostro è il Paese europeo dove più alta è la percentuale di coppie nelle quali lavora solo l’uomo; - siamo il Paese europeo dove le donne occupano maggiore tempo per i lavori domestici; - solo il 9% degli uomini usufruisce del congedo dal lavoro per accudire i figli dopo la nascita; - il tasso di occupazione delle donne italiane diminuisce con l’aumento del numero dei figli; - più di una donna su quattro lascia il lavoro per maternità o per prendersi cura dei figli; - oltre la metà delle donne che hanno interrotto il lavoro per gravidanza è stata licenziata o costretta a dimettersi; - in Italia è più alta la quota d’inattive scoraggiate.