Massimo Tosti; Luigi Chiarello, ItaliaOggi 13/7/2012, 13 luglio 2012
IL CAV È UN TOSSICOMANE DEL POTERE
Il ritorno del Caimano? «La peggio gioventù». Eppure, quel «tossicomane del potere» che è Silvio Berlusconi ha spiazzato ancora il Pd. Perché ora i democrats sono «allo sbando sulle alleanze», «senza alcuna idea di futuro» e incerti se rispolverare o meno «la sgualcita foto di Vasto». Di più: temono «di restare incastrati» tra grillini e berluscones, catalizzatori, per motivi opposti, dell’ostilità alle politiche di Monti.
Parafrasando un vecchio film, ItaliaOggi ha condotto la sua «Intervista con la Jena», cioè con Riccardo Barenghi, già direttore de il Manifesto ed oggi opinionista della Stampa. Ne esce una radiografica graffiante del sistema politico italiano all’indomani della ridiscesa in campo di Berlusconi. Con ItaliaOggi la Jena sibila: «Monti, non si candida? Forse farà il presidente della repubblica». Poi graffia: «Per un governo senza legittimazione popolare non è intelligente mettersi le parti sociali contro». Quindi ghigna: «Quante armate ha Monti? Inchioda la politica allo spread; non durerà. E io, lo spread, non ho ancora capito cos’è».
Domanda. Torna Berlusconi. Che ne pensa?
Risposta. La peggio gioventù.
D. Due battute in più?
R. È il fallimento di un progetto politico; B. si è accorto che senza di lui il Pdl non funziona.
D. Sembra un sequel di Ritorno al futuro. I diritti li avrà Silvio?
R. Far sapere che senza di lui il Pdl sarebbe arrivato al 10% è puro fantasy. Ma è grottesco che quest’uomo, a 75 anni, si ricandidi. È un tossicodipendente del potere. Addicted.
D. Il Pd chiederà di andare ad elezioni?
R. Non credo.
D. Finora Bersani parlava di alleanza con l’Udc. Ora, col ritorno di Berlusconi, potrebbe rispolverare la sgualcita foto di Vasto?
R. Guardi, da quel che ho visto mi pare che al Pd non sanno cosa fare. E infatti non dicono niente. Già c’è chi dice «Casini non potrà andare con Berlusconi, quindi verrà con noi».
D. Che cosa ipotizza?
R. Si può ipotizzare un’alleanza della serie «Berlusconi contro tutti». Ma il Pd è allo sbando sulle alleanze. È trascinato da una parte e dall’altra. La foto di Vasto l’hanno stropicciata e sbiadita. L’ha stropicciata il Pd, l’ha sgualcita Di Pietro, l’ha accarezzata Vendola.
D. Quindi?
R. La dico così: da qui alle elezioni non si capirà nulla di quel che farà il Pd. Forse qualcosa riusciremo a capirla negli ultimi due mesi, precedenti alle elezioni.
D. E quando si voterà?
R. Ad aprile.
D. Ma il Pd ha un futuro?
R. Non lo vedo. È perso nella nebbia. Il futuro del Pd non lo conoscono neanche i dirigenti del Pd. Il partito democratico rischia di restare incastrato tra l’anti-montismo di matrice berlusconiana e l’anti-montismo «grillino». Con i suoi dirigenti costretti a difendere una politica fatta di tagli e sacrifici, che poi è la politica del governo tecnico, non la loro.
D. Un suicidio politico, se si pensa alla posizione di vantaggio che avevano a novembre 2011.
R. Se si dovesse verificare uno scenario simile il Pd rischierebbe di non riuscire a riesumare Vasto. La mossa di Berlusconi, certamente, li fa stare peggio. Sono messi male.
D. E il Grillo s’ingrossa.
R. Nei sondaggi sì. Poi, però, i sondaggi vanno verificati alla prova elettorale.
D. Certo. Ma un Pd alla Don Abbondio e un ritorno di Berlusconi danno acqua al mulino di Grillo.
R. Vero, ha parecchia tela da tessere. Gliela stanno dando. Ma Grillo pesca voti a sinistra, non dal Pdl dove i voti se li recupera Berlusconi. Ora Grillo ha una autostrada davanti. Ma dubito possa percorrerla fino alla fine, perché alle elezioni politiche devi presentarti con un progetto di governo. All’elettore lo strillo non basta.
D. Intanto Di Pietro lo spacciano per moribondo, anche fisicamente intendo.
R. Ha smentito la notizia. Non gli darei peso.
D. Monti non si ricandida.
R. Attenzione, non funziona perché Monti non si è mai candidato. Infatti, ha detto che non si candida.
D. Giusto. Cosa ne pensa?
R. Penso che dica la verità. Ma penso anche che non uscirà dal gioco politico. In futuro, potrebbe essere di nuovo premier, in un governo di unità nazionale. O potrebbe fare il Presidente della Repubblica. Non esce di scena.
D. Camusso attacca il governo.
R. È il governo che attacca Camusso. E Camusso risponde.
D. Squinzi attacca il governo.
R. E il governo riattacca Squinzi.
D. Finiremo col governo che attacca se stesso?
R. Ma il governo attacca già se stesso. Con uscite come quelle contro la concertazione attacca se stesso, perché nonostante la grande maggioranza che lo sostiene in parlamento, questo governo è fragile. Come ha detto Camusso, è un governo di cooptati. Monti dovrebbe andarci con i piedi di piombo, dovrebbe stare molto attento con le parti sociali, per conquistarsele. Non mi sembra una mossa intelligente andare contemporaneamente contro milioni di persone. Non è una mossa politica scaltra. È un governo tecnico, che non conosce l’arte della politica.
D. Monti ha semplicemente detto che, alla fine, il governo decide.
R. Nulla di nuovo. Lo hanno detto tutti, da Craxi in giù. E lui è l’ultimo che possa dirlo; è stato cooptato, non eletto.
D. L’assenza di legittimazione popolare pesa?
R. Per parafrasare Stalin, che chiedeva «quante armate ha il Papa», quante armate ha Monti? Non molte. Inchioda la politica all’emergenza finanziaria. Ma non durerà per molto. È stato celebrato come eroe al vertice europeo, ma i risultati sui mercati non si vedono. Dopo mesi di governo ieri ha detto che il paese è in guerra. I risultati della sua azione non si vedono. Ma di che stiamo a parlà?
D. Proposte?
R. Forse ci vuole un governo politico, sostenuto dal voto degli italiani. Io la penso così. Un governo legittimato dal voto, forse, in Europa sarebbe più credibile. Più credibile di un governo non eletto.
D. Chiudo con una sola parola, spread.
R. Non ho ancora capito cos’è. So solo che è una specie di mostro che arriva di notte e di giorno. Un gormita. Un coso così.
di Massimo Tosti
di Luigi Chiarello