Carlo Nicolato, Libero 12/7/2012, 12 luglio 2012
TAGLI, MENO FERIE E PIÙ IVA TRAGEDIA GRECA IN SPAGNA
In campagna elettorale aveva giurato che non lo avrebbe mai fatto, che non era certo il momento di farlo, che l’economia ne avrebbe subito un trauma. Neanche un anno dopo, dieci mesi per la precisione, Rajoy ha dovuto ammettere che arrivati a questo punto non si può più scegliere, che non ci si può più permettere il lusso, che le tasse vanno alzate e nemmeno di quell’inutile punticino. Annunciando il piano straordinario per salvare la Spagna il triste Mariano ha riconosciuto che i calcoli erano sbagliati ed è ufficialmente diventato «el hombre que no queria subir los impuestos » («l’uomo che non voleva alzare le tasse»). Ebbene, il piatto è servito: tre punti in più di Iva, che passa dal 18 al 21%, eliminazione della deduzione fiscale per chi acquista casa, nuove tasse sull’ambiente e incremento delle imposte dirette sul tabacco. A questo si aggiunge la spending review spagnola, ovvero i tagli, come quello delle tredicesime per il 2012 di parlamentari, impiegati e alte cariche dell’amministrazione pubblica. I dipendenti pubblici avranno anche meno giorni di ferie e meno permessi sindacali, mentre il numero dei consiglieri degli enti locali scenderà di circa il 30%. E poi le sovvenzioni a partiti e sindacati che subiranno un taglio corposo del 20%. Rajoy ha anche parlato di liberalizzazioni, ovvero di privatizzazioni di «servizi ferroviari, portuali e aeroportuali ». Renfe, Aena e Adif sono avvertiti. Tagli e misure che insieme alle tasse significano un risparmio di 65 miliardi di euro da raggiungere entro due anni e mezzo, cioè entro la fine del 2014. E che permetteranno, ha sostenuto il premier di fronte al Parlamento, di «liberare la Spagna » dal peso del deficit e del debito pubblico, e «rispettare l’impegno con l’Europa». Di fatto con il popolare Rajoy la Spagna smette di essere il Paese con l’Imposta sul valore aggiunto più bassa d’Europa, andandosi a collocare in questo momento nella media europea, senza arrivare agli eccessi del 25% della Svezia. La movida diventerà cara e il turismo pure. Da verificare infatti gli effetti di queste misure sull’entrata principale del Paese, che ha finora prosperato grazie a un regime fiscale agevolato e a prezzi mediamente bassi, e che anche quest’anno, alla faccia della crisi, ha registrato un aumento del 2,5 per cento. Le agevolazioni sull’Iva per gli hotel rimarranno, ma passeranno dall’8 al 10 per cento. A questo si aggiunge l’aumento già scattato delle spese aeroportuali negli scali spagnoli, che vedrà i prezzi lievitare mediamente di 14 euro a tratta. Con la fine delle deduzioni fiscali subirà un duro colpo anche il settore dell’edilizia, la cui bolla è stata determinante nell’innescare la prima fase della crisi economica del Paese. Il settore, in crisi da almeno 4 anni, ha registrato ancora a maggio un calo dell’11 per cento rispetto allo stesso mese del 2011. L’11 luglio 2012 non verrà ricordato solo per l’aumento di tasse più alto e per i tagli più consistenti della storia repubblicana spagnola, ma anche per gli scontri di piazza scatenati dai minatori delle Asturie arrivati a Madrid dopo una marcia di 400 chilometri. Di fronte al ministero dell’industria i manifestanti hanno iniziato a lanciare sassi e banane contro gli agenti che hanno reagito sparando proiettili di gomma e spedendo 23 persone al pronto soccorso. Protestavano contro i tagli ai sussidi alle miniere di carbone. Non saranno certo gli ultimi, perché i tagli, ha assicurato il premier Rajoy, riguarderanno tutti i settori, indistintamente. D’altronde, ha aggiunto, «bisogna salire da questa impasse, quanto prima. Non servono fantasie né giochi di prestigio. Non c’è molto da scegliere». Tagli e tasse.