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 2012  luglio 13 Venerdì calendario

ROMA —

Fino a qualche giorno fa, chi è vicino al Pdl in Rai respirava aria di tregenda e di sconfitta. La prospettiva delle deleghe immediate al nuovo presidente Anna Maria Tarantola (potere di firma per i contratti fino a 10 milioni di euro, nomina di tutti i direttori non giornalistici di prima e seconda fascia) prefigurava uno scenario inedito dal marzo 2002, quando alla presidenza della Rai si insediò Antonio Baldassarre: da allora il centrodestra ha sempre tenuto saldamente le redini delle maggioranze nei Consigli di amministrazione Rai. Con una presidenza pressocché plenipotenziaria in tandem col direttore generale designato, Luigi Gubitosi tutto sarebbe cambiato. Per di più con i quattro consiglieri di amministrazione di centrodestra che smettono di essere i padroni incontrastati della Rai: comunque mancherà il «quinto», ovvero il Consigliere espresso dal ministero dell’Economia. Angelo Maria Petroni, designato da Giulio Tremonti, fece sempre asse col centrodestra-Lega garantendo votazioni compatte. Marco Pinto è stato indicato con ben altro, diversissimo compito: gioco di squadra con Tarantola e Gubitosi. E maggioranze variabili.
Ma da ieri la prima parte di questo quadro è cambiato. La prova più eloquente e lampante è il nervosismo nemmeno celato di Pier Luigi Bersani, che si è sentito tagliato fuori da un’intesa che ha portato al voto di ieri. Martedì notte a palazzo Chigi è stato sottoscritto tra Monti e Pdl un patto non perfettamente messo a fuoco ma comunque delineato. Cioè Tarantola con Gubitosi avranno mano libera nei temi finanziari e di bilanci. Ma tutte le «scelte editoriali» saranno come sempre discusse col Consiglio di amministrazione. Cioè poltrone e contenuti. Il Pdl tira un sospiro di sollievo e decide di votare sì a Tarantola: perché è tutto da definire e da decidere se, oltre alle testate giornalistiche e quindi le reti, per «scelte editoriali» si debbano comprendere anche Rai Fiction, Rai Cinema, o per esempio le Risorse umane (i contratti con gli artisti) o addirittura i Servizi generali (l’individuazione di un’agenzia internazionale di stampa per fornire i servizi ai corrispondenti esteri dopo il «taglio» delle sedi) o gli Acquisti (i diritti). Tutte queste postazioni non riguardano questioni «editoriali»? Il Pdl giurerà di sì, lo dimostrerà, citerà la Corte Costituzionale e si batterà in Vigilanza durante le audizioni e in Consiglio, nel corso dell’annunciato dibattito sulle deleghe. Non sarà un iter semplice né rapido, altro che automatismo voluto inizialmente da Monti. E il Pd non sarà certo entusiasta.
È prevedibile uno scontro «all’antica Rai» sulla futura direzione del Tg1, ora occupata pro tempore dal pensionato Alberto Maccari (comunque Pdl) con contratto a termine, dopo l’era Minzolini. Non parliamo di ciò che si profila, dopo il pensionamento di Fabrizio Del Noce (inizi 2013) per Rai Fiction (centro di spesa da 170 milioni di euro l’anno). In pole position per il centrodestra c’è Lorenza Lei, direttore generale uscente, difesa più volte da Angelino Alfano («una bravissima manager, perché sostituirla?»). Impossibile pensare che martedì sera non si sia parlato anche di una dirigente strettamente legata anche a un mondo ecclesiastico (Bertone) che l’ha sempre apprezzata. Il Pdl vorrebbe affidarle sia Rai Fiction che Rai Cinema: poco meno di un direttore generale. Tra poco lascerà l’incarico per la pensione Guido Paglia, responsabile della potente Direzione Comunicazioni e relazioni esterne. Paglia è area Pdl. Il centrodestra vorrà trattare. Altra poltrona in bilico e che sarà materia di trattativa riguarda Raidue, rete in clamorosa crisi di identità e di ascolti dopo l’addio di Michele Santoro e la cancellazione de «L’Isola dei famosi». Pasquale d’Alessandro avrebbe manifestato l’intenzione di lasciare. E anche qui siamo di fronte a un bel nodo: di quale «area» sarà l’eventuale futuro direttore? Per molto tempo la Lega ha presidiato Raidue. E nella Rai di Tarantola-Gubitosi? Insomma, se il dibattito sulle deleghe porterà a un ridimensionamento della «onnipotenza» di Tarantola, c’è da aspettarsi una stagione Rai in cui il confronto Pdl-Pd sarà incandescente. Non c’è maggioranza precostituita. Non c’è un super-presidente plenipotenziario. Ci sono però molte poltrone su cui litigare.
Paolo Conti