Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 12/07/2012, 12 luglio 2012
COSA SONO GLI EUROBOND QUALCHE ISTRUZIONE PER L’USO
Mi vorrebbe brevemente spiegare come dovrebbero funzionare gli eurobond? Forse così riuscirei finalmente a capire il motivo della forte opposizione di Angela Merkel alla loro emissione.
Pietro Volpi
pietrovolpi@virgilio.it
Caro Volpi, esistono persone in questo giornale che potrebbero darle una risposta molto più esauriente e tecnicamente appropriata. Farò del mio meglio sperando di non commettere troppi errori.
Anzitutto l’eurobond, come tutti i buoni del Tesoro, è una obbligazione, vale a dire l’impegno che il debitore assume verso i suoi creditori. Quando uno Stato o un’azienda ha bisogno di denaro, emette un titolo che ha un valore nominale, ma verrà acquistato al prezzo fissato dal mercato nel giorno della vendita, e fa una doppia promessa: rimborserà il valore nominale al momento della scadenza e pagherà un interesse che può essere, a seconda dei casi, fisso o variabile. La credibilità dell’obbligazione dipende naturalmente dal capitale del debitore. Quando lo Stato o l’azienda ha una buona situazione economica e il suo futuro non suscita particolari preoccupazioni, la collocazione del bond sui mercati sarà piuttosto facile e il debitore pagherà interessi contenuti. Se attraversa momenti difficili e ha già contratto altri debiti, gli interessi saranno più elevati. In ogni caso, comunque, è indispensabile che il debitore abbia risorse tali da garantire la sua liquidità, vale a dire la sua capacità di fare fronte agli impegni. Come ho già avuto occasione di scrivere in un’altra risposta, la Germania, con argomenti tecnicamente impeccabili, ha più volte ripetuto che gli eurobond saranno possibili soltanto quando esisterà una unione fiscale vale a dire un consistente bilancio comune europeo.
Questo non ha impedito ad alcuni istituti economici, tuttavia, di elaborare alcuni progetti. Una prima proposta che risale al maggio 2010 prevede due tipi di obbligazioni. Le prime, chiamate «bond azzurri», sono garantite dal 60% di tutti i debiti dell’eurozona, vale a dire da quella parte del debito pubblico che il trattato di Maastricht considera accettabile. Le seconde, chiamate «bond rossi», verrebbero emesse per la parte del debito superiore al 60% e manterrebbero il loro carattere nazionale.
Una seconda proposta, avanzata nel novembre del 2011 dal Consiglio tedesco degli esperti economici, rovescia l’ordine delle responsabilità. I debiti pubblici dei membri dell’eurozona superiori al 60% andrebbero a formare un European debt redemption fund (Edrf, Fondo europeo per il riscatto del debito) di cui tutti sarebbero responsabili in solido e separatamente. I singoli Paesi potrebbero contare sui titoli obbligazionari a basso rendimento emessi dall’Edrf, ma s’impegnerebbero a rimborsare i creditori entro venticinque anni versando al Fondo l’ammontare delle obbligazioni riscattate. Di ogni altro debito contratto separatamente i singoli Paesi continuerebbero a essere responsabili. Ho omesso molti particolari che i lettori potranno trovare, se vorranno approfondire la questione, nel sito dell’Istituto Bruegel: http://www.bruegel.org/publications/publication-detail/publication/733-paths-to-eurobonds/.
Sergio Romano