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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

I VERI INTERESSI (E I CONTI) DELLA SOCIETA’ E QUELLI DEGLI AZIONISTI

Che l’assemblea di Impregilo si tenga o venga rinviata, la sostanza non cambia: il conflitto tra i soci Gavio e Salini rischia di risolversi comunque nella spoliazione dell’impresa. Che toglierebbe gran parte delle risorse con cui si dovrebbero garantire i performance bond a supporto dei grandi cantieri.
Al di là del polverone, parlano i numeri. Al 31 marzo, Impregilo dichiara debiti finanziari per 665 milioni di euro, al netto della liquidità. In pancia ha, fra l’altro, il 29,24% della concessionaria autostradale brasiliana EcoRodovias che vale 1.170 milioni (i partner Almeida offrono 763 milioni per il 19%). La società, presieduta da Fabrizio Palenzona, ha poi incassato 335 milioni per il termovalorizzatore di Acerra e altri 200 sono in arrivo. Ne pretende ancora 200, ma non sarebbe prudente contarci.
Poiché Pietro Salini proclama di voler vendere l’intero pacchetto EcoRodovias, e con ciò deconsoliderebbe anche la quota parte del debito della società brasiliana, pari a 120 milioni, Impregilo potrebbe trovarsi con una liquidità netta di 1.160 milioni. Se un nuovo consiglio, presieduto da Caludio Costamagna, desse fondo a questo tesoretto erogando un dividendo straordinario di un miliardo, la Salini spa incasserebbe 300 milioni con i quali potrebbe serenamente finanziare un’Opa sull’Impregilo orbata delle sue ricchezze monetarie e dunque con una capitalizzazione di Borsa assai inferiore agli 1,3 miliardi attuali, i quali scontano il tesoretto. A quel punto, la fusione tra Salini e Impregilo sarebbe un mero affare di famiglia. Che non disturberebbe più nessuno. Tranne chi crede che i campioni nazionali debbano avere le gambe finanziarie per stare in piedi.
Una simile prospettiva — che è nelle cose più che nelle parole — potrebbe determinare la reazione di Gavio. Il gruppo di Tortona ha una potenza di fuoco finanziaria assai superiore a quella del gruppo romano.
Le sue concessionarie autostradali, grazie a flussi di cassa costanti e a una gestione privatistica, possono portare molto più debito di una pura impresa di costruzioni. Ma non solo: Autostrada Torino-Milano e Sias, le due società quotate di Beniamino Gavio, hanno aumenti di capitale già garantiti e 565 milioni, in parte incassati e in parte da incassare, per la cessione delle autostrade cilene. Ma dando un’occhiata ai conti si vede che anche Gavio potrebbe fare un’Opa a costo zero per sé ma pure lui pescando nelle risorse di Impregilo.
Un’Opa sul 70% di Impregilo a 3,65 euro per azione (l’ultimo prezzo pagato da Gavio per arrivare al 29,9%) costerebbe 1.030 milioni. Dando corso all’offerta degli Almeida (763 milioni), deconsolidando la quota di debito brasiliano collegata (77 milioni), incassando i 535 milioni da Acerra, l’Impregilo si troverebbe con oltre 700 milioni di liquidità. A Gavio basterebbe lasciar dentro metà del debito attuale (garantita dalla quota residua di EcoRodovias, che aiuterebbe a lavorare in Brasile) e potrebbe chiudere comunque la partita.
Non sono grandi idee, queste. Sono banalità di tecnica finanziaria per conquistare Impregilo con i soldi di Impregilo. Quanto basta a far impazzire la Borsa. Che rischia di confermarsi, una volta di più, strumento di spoliazione delle imprese. Le grandi idee sono altre: quelle industriali che conquistano i mercati e a questo fine usano la finanza.
Massimo Mucchetti