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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

MESSINA VA CONTROCORRENTE ABBUFFATA DI POLTRONE IN PROVINCIA 15 ASSESSORI


Gli avversari politici, con scarsa fantasia, l’hanno chiamata giunta elettorale. Ma quella che Giovanni «Nanni» Ricevuto ha messo su, in riva allo Stretto, è qualcosa di diverso, di più, di ineguagliabile. È la più affollata amministrazione provinciale d’Italia: quindici assessori, oltre al presidente. Milano, Roma e Napoli, che hanno una popolazione cinque o sei volte superiore rispetto a Messina, ne hanno tre in meno. La Provincia di Torino ha una giunta di “soli” 11 componenti. Catania, a un centinaio di chilometri di distanza, non va oltre otto. Sì, un record. Che fa a pugni con le cure dimagranti per le Province, con i tagli e gli accorpamenti contenuti nel decreto sulla spending review. La Sicilia autonoma non si allinea: anzi, fa dell’ente inutile una cattedrale.
Ricevuto, 70 anni, avvocato ed ex parlamentare socialista, oggi esponente del Pdl, non ha avuto remore nel rinforzare la squadra: cinque poltrone in più e via. Chiedevano spazio l’Udc, Grande Sud di Gianfranco Micciché e i ras locali del Popolo della Libertà: un assessore in quota al vicepresidente dell’Assemblea regionale Santi Formica ma uno pure al deputato Nino Germanà, per non scontentare nessuno. C’è una ricandidatura da preparare, bisogna ingraziarsi gli amici. In fondo, basta frammentare le competenze: separare la delega all’ambiente da quella ai parchi e alle riserve, il turismo dalla cultura. E lasciare
un posto per l’assessore «al contenzioso ». Non è sufficiente, evidentemente, l’ufficio legale dell’ente.
Ricevuto li ha schierati uno accanto all’altro, i suoi nuovi assessori, per una foto ricordo a Palazzo dei Leoni. Scattata mentre risuonavano le urla e i fischi dei cuccettisti rimasti senza lavoro
per i tagli ai treni a lunga percorrenza: «Noi moriamo di fame e voi aumentare le poltrone». Una plateale protesta anti-casta, di fronte alla quale Ricevuto ha cercato di rilanciare: «Siamo i primi a voler risparmiare e per questo ci ridurremo le indennità. Alla fine, la Provincia spenderà 200 mila euro in meno». Forse inquieto anche
per i conti fatti dai tecnici (ogni assessore provinciale guadagna più di 4 mila euro lordi al mese), il presidente ha annunciato che i suoi collaboratori si ridurranno del 25 per cento lo stipendio. E lui stesso, Ricevuto, rinuncerà al 75 per cento dei propri compensi. «Percepirò appena 1.800 euro al mese», ha rivelato ieri
a
Radio 24.
Si potrà consolare, dopo, con un vitalizio da ex parlamentare e un altro da ex deputato dell’Ars: «Ma io - fa sapere Ricevuto - non voglio andare in pensione ».
«I nuovi assessori? Io li chiamerei delegati al fare: hanno obiettivi precisi, in un territorio complesso che conta ben 108 Comuni », ancora l’amministratore messinese. Poco distante il capo della giunta provinciale di Catania Giuseppe Castiglione, che è anche il presidente dell’Upi, storce il muso: «Ricevuto? Ho cercato di dissuaderlo. Una manovra di questo tipo rischia di vanificare il dialogo aperto con il governo per evitare un brusco taglio alle Province. C’è da dire pure che in Sicilia, in questo campo, vige una legge anacronistica». Già: nell’isola non è mai stata recepita la norma che fissa a 12 il numero massimo di assessori in una giunta provinciale, così come si è infranto sul muro dell’Autonomia il colpo di forbice per i consigli. Casi come quelli di Messina sono legittimi, seppur censurabili, e può accadere pure che i gettoni dei consiglieri di un Comune come Milazzo superino quelli del Campidoglio: 100 euro a seduta contro i 72 di Roma. Ma è intervenuta la Corte dei Conti, che proprio ieri ha chiesto ai 26 consiglieri che nel 2001 approvarono la delibera con queste cifra da primato di risarcire mezzo milione di euro. Va bene l’Autonomia ma le norme, in questo caso, erano state applicate «in modo distorto e interessato».