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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

Ecco le nonne rock Cantando resuscitano un paese in rovina - Le nonne di Buranovo, la ri­voluzione, l’hanno fatta a ottant’anni inventandosi cantanti

Ecco le nonne rock Cantando resuscitano un paese in rovina - Le nonne di Buranovo, la ri­voluzione, l’hanno fatta a ottant’anni inventandosi cantanti. Buranovo, anonimo vil­laggio della Russia rurale a mille chilometri a est degli sfarzi di Mo­sca, risorge. Tutto merito di que­sto gruppo di sei vecchiette con i foulard rossi in testa, che senza pa­ura di sembrare ridicole, si sono presentate sul palco dell’Eurovi­sion Song Contest, una sorta di Sanremo europeo, che farebbe tremare le ginocchia a star già af­fermate. Le nonne invece non hanno avuto nessun indugio. In primave­ra si erano presentate a Baku, in Azerbaijan, dove in primavera si svolgeva il Festival, per cantare; lunghe gonnellone e mani da con­tadine, per presentare al pubblico di oltre centomila telespettatori il loro pezzo. Erano salite sul palco, con tanto di presentazione della valletta di turno, compatte e sicu­re, si erano schierate in ordine tut­te e sei, dai sessanta agli 86 anni, lu­ci puntate negli occhi e qualche dente in meno, con il pubblico un po’ dubbioso. Eppure, c’è voluto poco più di un secondo perché la gente capisse che dietro a quegli abiti tradizionali, si nascondeva la scorza di vere e proprie guerrie­re. Nessuna paura, con quella dol­cezza di chi quel canto l’ha prova­to e riprovato centinaia di volte, di chi nei campi ci passa le ore a can­tare in coro, per far passare il tem­po, per sentirsi meno stanche. Co­sì, per loro, quel palco deve essere sembrato solo un simpatico passa­tempo. E allora, Party for everybo­dy , Festa per tutti, cantata in russo ma con un furbissimo ritornello in inglese era già diventato un tor­mentone al pari di quelli di Lady Gaga. Un colpaccio da oltre otto milio­ni di visualizzazioni su You Tube in pochi mesi. E così, le nonnine di Buranovo, fenomeno diventato ormai mondiale, hanno vinto. Non solo al festival, classificando­si seconde, ma hanno trionfato per il paese intero. È questa la sto­ria­di come le nonne hanno fatto ri­nascere un vecchio paese destina­to all’abbandono. Un sogno a occhi aperti per tut­ti, per le future generazioni. Le nonne coraggiose sono riuscite nell’impresa.Un po’ per gioco,un po’ con il destino dei nipoti nel cuore. Una trama da film, che ri­corda tanto la storia a lieto fine dei sei ragazzi disoccupati di Full Monty reinventati spogliarellisti e diventati famosissimi in Inghilter­ra. Le nonne russe hanno fatto la storia, come i Buena Vista Social Club di Cuba,così loro,non sento­no il peso dell’età, scivolano legge­re sul palcoscenico, sorridono, fir­mano autografi, si fanno prendere le misure per vestiti nuovi per il prossimo tour. Neppure la leader del gruppo, che di anni ne ha ben 86 sembra senti­re gli acciacchi, forse è il successo, forse l’euforia di un momento che non credeva sarebbe mai arriva­to. Dal successo del festival non si sono più fermate, in tournee per promuovere la loro canzone. E in­tanto Buranovo da qualche mese non si riconosce più. Il paesino della Russia orienta­le, dimenticano e abbandonato dai giovani, destinato - senza l’in­tervento delle nonnine, all’oblio, è diventato tutto ad un tratto mo­derno. Tra i monti e le campagne di grano, tra contadini ormai in bancarotta e coltivazioni di fun­ghi, gli abitanti di Buranovo vivo­no una seconda vita, e il governo della lontana, lontanissima Rus­sia è diventato all’improvviso più vicino, tanto che ha iniziato a inve­stire in paese. L’amministrazione locale ha dato il via ai grandi lavori, la strada principale è state improvvi­samente asfaltata, per la prima volta è arrivata la rete idrica che ha portato acqua cor­rente nelle case, sono stati messi i lampioni ai margi­ni del­le strade e ad­dirittura internet ad alta velocità per la scuola locale. Un villag­gio come tanti altri destinato altrimenti al declino. Le Burano­vskiye Babushki, nonne di Bura­novo appunto, parlano già da star. «Sapevo che prima o poi il no­stro paesino sarebbe rinato », spie­ga commossa Alevtina Begishe­va, una delle nonne, di 60 anni che alleva maiali, «Ma certo non avrei mai immaginato che lo avremmo fatto noi cantando in un festival». Sorridono le nonne, si guarda­no tra loro, con i denti larghi e gli occhi lucidi. «Ricostruiremo la chiesa che Stalin fece abbattere». «Io ero stata battezzata nel 1930 in quella chiesa. Poi è arrivato lui e ha distrutto tutto per fare spazio al­le case degli operai. Noi da allora non abbiamo mai più avuto un luogo in cui pregare. Questo è il no­stro sogno, ne abbiamo parlato in­sieme, vogliamo ridare al paese la sua chiesa». Le nonne non si sono montate la testa.