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 2012  luglio 10 Martedì calendario

La farsa di Pisapia: alla Scala tagliuzza appena 30mila euro - Trentamila euro in meno su un milione e 50mila euro l’an­no

La farsa di Pisapia: alla Scala tagliuzza appena 30mila euro - Trentamila euro in meno su un milione e 50mila euro l’an­no. Questo il risultato della manna­ia po­co affilata del cda del Teatro al­la Scala. Lo stipendio del sovrinten­dente e direttore artistico del Pier­marini Stéphane Lissner è rimasto pressoché integro. Il labor limae deciso dal consiglio di amministra­zione ieri mattina ( tecnicamente è il sovrintendente che si autoriduce lo stipendio per una questione con­trattuale) eapprovatoall’unanimi­tà, dopo il forte pressing della Regio­ne e­le proteste imbarazzate dei sin­dacati, ha inciso sul premio di in­centivazione di fine anno, vincola­to al pareggio di bilancio 2012. Le forbici spuntate del direttivo, gui­dato dal sindaco e presidente della FondazioneGiulianoPisapia, han­no decurtato il 20% della parte va­riabile della retribuzione che pas­serà quindi da 150mila a 120mila euro. Condicio sine qua non del percepi­mento del bonus - questa la novità - il raggiungimento del pareggio di bilancio entro l’anno, che prima era uno dei tanti criteri. «Il consi­glio di amministrazione ha delibe­rato all’unanimità­ recita il comu­nicato ufficiale - i criteri sulla base dei quali viene erogata l’incentiva­zione prevista dal contratto del so­vrintendente e direttore artistico Stéphane Lissner. Tali criteri sono vincolati al conseguimento del pa­reggio di bilancio da parte del Tea­tro ». E se il buco di 4,5 milioni di euro può spaventare, in realtà in teatro non sembra che il traguardo sia poi così irraggiungibile: a gennaio il buco ammontava a 7,5 milioni, fan­no notare da piazza Scala, e sono sei anni che il tempio della lirica chiude con i conti in pareggio. Le ultime rassicurazioni in merito ri­sa­lgono a un mese fa quando il sin­dacoavevagarantitotuttoilsuoim­pegno per raggiungere l’obiettivo. Come dire Lissner ama giocare fa­cile. Bruscolini, dunque, se si conside­ra l’ammontare complessivo del compenso, fresco di rinnovo del so­vrintendente, che si è sì ridotto del 10% la parte fissa dello stipendio (449mila euro), strappando al con­tempo un premio di fine mandato, previsto per il 2017, di 300mila eu­ro ( costo per la Scala 400mila euro) che costa ogni anno 80mila euro. Alla parte fissa- 449mila euro scesi con il rinnovo a 435mila - va som­mata la parte variabile - diminuita ieri da 150mila a 120mila euro - e benefit vari tra cui il lussuoso ap­partamento in piazza del Carmine da 85mila euro l’anno, Tfr, quota Inps,e alti oneri a carico dell’azien­da per 200mila euro, per un totale di 880mila euro, oltre a carta di cre­dito e spese di rappresentanza. Ma di carta di credito e premio di fine mandato non si è nemmeno accen­nato durante il consiglio. In imba­razzo i sindacati: «Ora il nostro im­pegno è per il rinnovo del contratto - dichiara Domenico Dentoni (Uil) - per garantire ai lavoratori aumen­ti che aspettano da anni ». Per Gian­carlo Albori ( Cgil), del fronte più in­transigente «la direzione è quella giusta ma la velocità no, così ri­schiamo di non arrivare mai al­l’equità ». Intanto il numero uno di piazza Scala conferma quanto annuncia­to due settimane fa, cioè la scelta di autoridursi lo stipendio di 45mila euro per il 2012 e la parte variabile di 30mila euro. A fronte, però, di un premiodifinemandatoguadagna­toin corner , che costa al tempio del­la lirica 80mila euro l’anno. Deci­sioni prese dopo una settimana di polemiche infuocate, a seguito del rinnovo del contratto (da novem­bre) osteggiato dal socio rappre­sentante della Regione, Fiorenzo Tagliabue (voto contrario) e della Cgil che aveva chiesto un incontro urgente al sindaco proprio sul me­ga compenso di Lissner. Soddisfat­to il presidente Roberto Formigo­ni, che aveva minacciato di taglia­re il contributo al teatro se non si fosse ridotto il compenso del so­vrintendente. «Bene la decisione del Cda della Scala. Siamo all’ini­zio della strada giusta ». Che tradot­to significa: finalmente un segna­le, ma bisogna fare qualcosa di più, considerando il contesto economi­co g­enerale e i sacrifici cui sono co­strette tutte le istituzioni pubbli­che e private e non solo. Si sente come un vaso di terracotta tra tanti vasi di ferro Lissner, che ha vissuto la polemica come un attac­co incrociato a sé e alla giunta. «La destabilizzazione del sovrinten­dente non può che essere la volon­tà di cambiarlo - la lettura dell’in­quilino del Piermarini- e da quello che ho capito dalla stampa mi sem­bra ci sia anche uno scontro politi­co fra Formigoni e Pisapia. Per set­te anni sono riuscito, con qualche difficoltà, a tenere la politica fuori dal teatro, ora è entrata».