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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

GERMANIA, C’È CHIASSO SUL RUMORE


È tutto relativo, come suggeriva un mio antico concittadino berlinese, il professor Albert Einstein. Cambiò molte case, anche nel mio quartiere, che trovava verde, riposante, in altre parole silenzioso. Io non mi lamento. Abito in un vecchio palazzo, al primo piano, su una piazzetta.
A Roma sarebbe poco raccomandabile, per i furti e per il chiasso. Chi riuscirebbe a chiudere occhio? Qui, certe sere, il silenzio può diventare opprimente. Diciamo che Berlino mi ha viziato. Quando ci troviamo in Italia, mia moglie e io meditiamo di traslocare. Eppure il Gianicolo un tempo era tranquillo; ora è assediato dalla movida, favorita dal sindaco Veltroni e dal suo successore Alemanno. Chiamare la polizia è inutile. Ma in quale altra zona trasferirsi, o in quale altra città?
Invece i miei amici berlinesi si lamentano. Non capiscono come io possa trovare la loro città un’oasi riposante. «Viel Krach um Lärm», la Berliner Zeitung dedica un’intera pagina al tema: si litiga molto sul chiasso, si potrebbe tradurre il titolo. Sei milioni di tedeschi si lamentano per il rumore, un problema che affligge soprattutto gli abitanti della metropoli. Metà degli 82 milioni di connazionali di Frau Angela trova fastidioso il rumore del traffico. E, come si sa, il chiasso, oltre un certo limite, provoca infarti e altre malattie.
Chi si sente infastidito può chiedere aiuto a un ufficio apposito istituito dal ministero per l’ecologia. Miracolo per un esule italiano, gli rispondono entro un paio di giorni al massimo e vengono a controllare. E, se necessario, a reprimere. I tedeschi non amano il caos. Anzi, mi sbaglio, non lo amano a casa loro. Appena sono all’estero si scatenano, non solo i giovani. Soprattutto in Italia.
Adesso che la stagione turistica sta per cominciare, si stanno prendendo già le prime misure preventive. Si discute sulla Insel der Jugend, l’isola della gioventù, a Treptow, all’Est, un centro culturale per ragazzi di 2.500 metri quadrati. Un richiamo irresistibile per i giovani turisti e i loro coetanei berlinesi. Ma il chiasso, tra urla e musica, disturba l’intero quartiere. Quest’anno le misure antirumore sono diventate più severe. Il responsabile dell’isola, André Szatowski, protesta: «È un chiasso culturale, se rispettiamo le regole falliremo». Ma dovrà adattarsi.
Anche qui in certe zone, come a Kreuzberg, esiste la movida, ma non senza controllo. I locali non possono rimanere aperti oltre l’orario autorizzato. E se i clienti continuano a far chiasso per strada, entro pochi minuti arriva un Peterwagen, come è soprannominata l’auto della polizia. Io mi rifiuto di avere l’antenna per seguire la tv italiana, ma sono un debole e, quando posso, vado in un caffè di emigranti italiani a seguire le partite del mio Palermo. Si trova in pieno centro, grazie agli affitti bassi. Noi siculi siamo pochi e tranquilli, rassegnati agli inciuci arbitrali, al contrario di napoletani, o juventini, milanisti e interisti. Appena gridano troppo, il gestore piomba in sala: se non state tranquilli stacco tutto, minaccia, se no perdo la licenza. Ai vicini prussiani, del rigore negato a Totti o a Ibra non importa, vogliono dormire in pace.
Con la buona stagione si cena all’aperto, sotto i tigli, o quello che sono, in riva alla Sprea. Ma fino alle 22: dopo si continua a chiacchierare all’interno. Eppure nessun pizzaiolo o ristoratore si lamenta o teme di fallire. Si discute sul chiasso dei pargoli. Chi abita vicino a un Kindergarten si lamenta, ma i giochi dei bambini sono da considerarsi molesti? No, hanno sancito i giudici, è un chiasso, come dire, umano. Ma non senza limiti. In certe ore le maestre devono convincere i loro piccoli a fare la siesta, o a giocare con i pastelli o la plastilina. Dove è finita la Berlino dei vecchi tempi, protestano i miei amici tedeschi? Sta diventando una metropoli infernale. Un inferno paradisiaco per chi arriva da Roma.