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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

LO STATO VOLEVA «SCALARE» MPS


«Nazionalizzare Mps? No, grazie». Parola di Banca d’Italia che ieri, in Parlamento, ha portato alla luce i rischi di un intervento dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi di Siena. Alle prese con enormi difficoltà economiche e con una ristrutturazione non priva di effetti dolorosi anche sui lavoratori, Rocca Salimbeni ha scelto di bissare la pista dei Tremonti bond. Pista di fatto alternativa all’ingresso diretto del Tesoro nell’azionariato del gruppo senese e non gradita in Bankitalia. A mettere in fila i pericoli della mano pubblica nel recinto creditizio è il numero uno degli 007 di via Nazionale, Luigi Federico Signorini. Il capo della Vigilanza di Bankitalia non ha usato giri di parole, ieri in Parlamento. Un intervento diretto dello Stato nel capitale della banca attraverso l’acquisizione di azioni ordinarie, ha spiegato Signorini, «sarebbe stato percepito come una vera e propria nazionalizzazione. Avrebbe rischiato di produrre effetti depressivi sul prezzo delle azioni in circolazione, con un impatto rilevante non solo sugli attuali azionisti di controllo, ma anche su investimenti istituzionali e piccoli azionisti». La prospettiva della nazionalizzazione, comunque, non è del tutto scongiurata. Bankitalia, commentando le caratteristiche dei nuovi bond del Tesoro, ha spiegato infatti che in caso di mancato rimborso verranno trasformati in azioni Mps, facendo così entrare lo Stato nel capitale dell’istituto. Via Nazionale non ha nascosto il pressing fatto sul Monte negli ultimi mesi. E il giudizio di palazzo Koch su Mps è tutto sommato positivo. Il Montepaschi ha «cambiato rotta» e ha avviato una fase di «forte cambiamento », grazie a un piano industriale che «si pone in linea di una forte discontinuità con la gestione precedente ». Nel corso degli ultimi mesi Mpsha cambiato l’assetto al vertice, fatto entrare nuovi soci nel capitale e varato un piano industriale che passa attraverso un rafforzamento del capitale da quasi 4 miliardi di euro (3,9 mld tra vecchie e nuove emissioni del Tesoro) grazie all’intervento del Governo di Mario Monti che ha messo sul piatto i nuovi bond. Bankitalia ha sottolineato con non poca enfasi la discontinuità ai piani alti dell’istituto oggi guidato dal tandem Alessandro Profumo (presidente) e Fabrizio Viola (amministratore delegato). Nessun riferimento al vecchio top management, ma è chiaro che le riflessioni di Signorini sono una sostanziale bocciatura per Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Tuttavia l’incoraggiamento di via Nazionale non ha avuto effetti in Borsa. Il titolo Mps ieri ha archiviato un’altra seduta negativa in calo dello 0,28% a 0,1795 euro. Frattanto, il caso Mps atterra nell’arena politica. «Mi auguro che il Monte dei Paschi e la sua dirigenza sappiano ritrovare insieme ai sindacati, a partire dalla Fabi, un clima di costruzione e di condivisione unico in grado di dare garanzie e certezze ai dipendenti, ai lavoratori dell’istituto di credito che rischiano di essere esternalizzati per un piano industriale che metta in sofferenza migliaia di famiglie» ha dichiarato ieri il deputato Pd Giuseppe Fioroni sui tagli previsti a Rocca Salimbeni. «Sono certo che - aggiunge Fioroni - il presidente Profumo e il segretario generale Lando Sileoni, al di là delle notizie di stampa, sappiano ritrovare le ragioni di un lavoro comune per il futuro dell’istituto e dei dipendenti». Di banche e politica si parlerà oggi all’assemblea Abi. Che confermerà per il prossimo biennio Mussari alla presidenza. All’assise della Confindustria delle banche esordiranno il governatore, Ignazio Visco, e il premier Monti, in qualità di titolare (ad interim) del ministero dell’Economia. Mussari - che come di consueto parlerà prevalentemente a braccio - avrebbe rivisto la sua relazione con Francesco Micheli (Intesa- Sanpaolo). A Monti, il leader dei banchieri assicurerà il suo appoggio (pur rimarcando che avrebbe potuto fare di più sul fronte della crescita). E sarebbe stato proprio Micheli a suggerire la «linea morbida » nei confronti di palazzo Chigi e una posizione più dura, invece, con i sindacati ai quali verranno fatte pesare le manovre ostruzionistiche sul versante delle ristrutturazioni, a cominciare proprio dal braccio di ferro in casa Mps. Mussari entrerà poi nel vivo toccando le corde della crisi: «Colpa delle banche? Macché» dirà l’avvocato calabrese. «Guardate gli aumenti di capitale imposti dall’Eba: sono il conto portato sul tavolo dei banchieri». twitter@DeDominicisF