Antonio Spampinato, Libero 11/7/2012, 11 luglio 2012
FRANCIA, GERMANIA, DANIMARCA IL MISTERO DEI BOND NEGATIVI
FRANCIA, GERMANIA, DANIMARCA IL MISTERO DEI BOND NEGATIVI–
Il commento più acuto sulla notizia delle emissioni di titoli di Stato a rendimento negativo di Parigi e Berlino, lo ha rilasciato il governatore della Banca di Francia e consigliere della Bce, Christian Noyer: «sono il segnale di un malfunzionamento del mercato». Eppure aver piazzato 3,9 miliardi di titoli a tre mesi con un tasso a - 0,005% e 1,99 miliardi a sei mesi a -0,006% deve aver fatto la felicità di Hollande. Anche la Merkel avrà dormito sonni sereni, con i suoi 3,29 miliardi di titoli a sei mesi con un tasso del -0,034%. Dove sta dunque il malfunzionamento del mercato? La Germania è considerata la locomotiva d’Europa e molti investitori sono disposti a parcheggiare la loro liquidità pagando il disturbo al governo tedesco pur di aumentare le probabilità di riottenere a scadenza il proprio capitale anche a costo di perderci. Sotto il materasso i loro soldi sarebbero più a rischio (viste le statistiche sui furti con scasso). Ma perché anche la Francia è in grado di vendere il proprio debito facendosi pagare? Probabilmente perché l’investitore, a maggior ragione quello istituzionale, si fa guidare dal principio della diversificazione. Mettere tutto il malloppo nella cassaforte tedesca non è saggio, meglio distribuirlo su più Paesi. Anche la Francia soffre il peso di un’economia reale azzoppata. I suoi titoli però restano da tripla A, almeno secondo Fitch e Moody’s mentre Standard & Poor’s gliene ha tagliata una. Gli investitori istituzionali usano metodi di selezione standard per i loro investimenti e il giudizio delle agenzie di rating rientra tra i loro parametri di riferimento. Così una parte del denaro investito sui titoli sovrani europei si sposta dalla locomotiva alle carrozze di prima classe. La scelta di Parigi potrebbe discendere dal ragionamento «investiamo nel meno peggio». Piuttosto poi che acquistare prodotti bancari, visto il loro elevato livello di rischio, è meglio puntare sui Paesi più sicuri dopo la Germania. Inoltre il nuovo flusso di denaro messo in circolo dalla Banca centrale europea e il successivo taglio dei tassi, fa rendere comunque sempre meno conveniente lasciare nei caveau degli istituti di credito la liquidità. Con il ragionamento del «meno peggio», prima o poi l’eccesso di liquidità internazionale dovrebbe arrivare anche in Italia. I nostri Bot potrebbero registrare nuovamente eccessi di richieste ai livelli degli anni scorsi, quando, per acquistare i trimestrali, venivano accettati anche tassi prossimi allo zero. Intanto ieri è stata la Danimarca (membro Ue ma non di eurolandia) a cantare vittoria. Sul mercato secondario, i titoli biennali hanno toccato un rendimento negativo (-0,225). Roma dunque potrebbe vedere presto un raffreddamento dei rendimenti dei titoli, in particolare di quelli a breve scadenza. Il fatto che i Btp decennali mantengano un tasso ben più elevato rispetto, per esempio, ai Bot trimestrali, non è comunque un buon segnale. Vuol dire che le prospettive per il Paese non vengono ancora viste sotto una buona luce. Però per il Tesoro sarebbe un buon successo, sia dal punto di vista psicologico - e di questi tempi le percezione della collettività sui destini di un Paese sono fondamentali per modificare i numeri del mercato - sia, ovviamente, per le casse pubbliche.