Beda Romano, Il Sole 24 Ore 12/7/2012, 12 luglio 2012
IL PREZZO DI ESSERE COMMISSARIATI
Crescono le tensioni sociali in Spagna (nella foto, gli scontri ieri a Madrid) non solo per le drastiche misure di austerità annunciate dal premier Rajoy. L’impressione è che il Paese sia già sotto la supervisione dell’Europa, prima ancora di chiedere un eventuale salvataggio sovrano. Il protocollo d’intesa, negoziato a livello europeo e con il quale il Paese dovrebbe strappare l’aiuto europeo per ricapitalizzare le proprie banche in grave crisi finanziaria, è molto impegnativo, e anche controverso. Notavano ieri sera gli economisti di Barclays Capital: «Nonostante il programma sia dedicato alle banche, contiene tutte le caratteristiche di un vero e proprio programma economico». Il memorandum prevede 32 condizioni perché il Paese riceva aiuto (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Tra queste la creazione di bad banks in cui riversare i titoli di cattiva qualità e il trasferimento dal ministero dell’Economia alla Banca di Spagna di poteri nel campo della sorveglianza bancaria (in particolare i poteri sanzionatori e di licenza). In origine il pacchetto spagnolo doveva limitarsi al sistema creditizio. Il protocollo, che deve ancora essere formalmente approvato dai partner europei, sottolinea però che «i progressi sul fronte del deficit saranno monitorati con regolarità e da vicino, in parallelo» con il controllo dell’adozione del memorandum. La manovra presentata dal governo Rajoy serve ad evitare un salvataggio sovrano; ma come non pensare che sia anche legata alla richiesta di aiuti per gli istituti di credito? L’intesa prevede che la Commissione europea controlli, insieme alla Banca centrale europea e all’Autorità bancaria europea, l’adozione di tutte le misure. Avrà anche «il diritto di effettuare ispezioni in tutte le istituzioni finanziarie in modo da verificare che rispettino le condizioni». Le autorità spagnole hanno l’obbligo di trasmettere tutti i dati richiesti dalle istituzioni europee. Come per la Grecia e gli altri Paesi che beneficiano di aiuto finanziario, le misure sono oggetto di un rigido calendario. Devono essere addottate entro tempi precisi, al massimo entro il giugno 2013. Il memorandum sembra quindi imporre alla Spagna una (imbarazzante) cessione di sovranità, ed è in questo senso un primo test di unione bancaria, così come è stata tratteggiata dal Consiglio europeo, prevedendo una centralizzazione della sorveglianza creditizia. In questo contesto, sempre ieri da Bruxelles, la Commissione europea è stata costretta a chiarire che gli obbligazionisti privilegiati (senior bondholders) non saranno chiamati a contribuire all’eventuale ristrutturazione di una banca. «Non appena avremo un’idea chiara sui costi di una ristrutturazione - spiegava ieri il portavoce Simon O’ Connor - lavoreremo in base al principio secondo il quale la partecipazione del settore privato alle perdite è necessaria per evitare che ai contribuenti venga imposto un sacrificio ingiusto». La risposta di O’ Connor è legata al fatto che l’intesa prevede che le azioni privilegiate e il debito subordinato, a differenza del debito privilegiato, dovranno essere svalutati, nel caso di una ristrutturazione. Ieri la stampa locale dava conto proprio tra le altre cose delle paure dei risparmiatori dinanzi alla possibilità di una svalutazione del debito subordinato, anche se - secondo l’esecutivo comunitario - il governo Rajoy potrà, se lo vorrà, assumersi le loro perdite. Mentre secondo il quotidiano El País, «l’Unione mette sotto tutela la Spagna», alcuni osservatori si chiedono quale sarà l’impatto politico e sociale delle misure di austerità associate a un pacchetto bancario particolarmente invasivo.