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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

C’È GIÀ LA LISTA MONTI


Il marchio è stato registrato il 28 maggio 2012 in piazza di Pietra 39 a Roma, presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi. Nessun simbolo, massima sobrietà. Due sole parole. «LISTA MONTI », scritte proprio così in stampatello maiuscolo, unica ombra di grandeur. È stata depositata a due passi da palazzo Chigi, ma a registrare il nome non è stato naturalmente il presidente del Consiglio in carica. La lista però porta il suo cognome, e a lui si riferisce, registrata nell’elenco dei marchi con il codice 41, «associazione e organizzazioni culturali e politiche». C’è anche il nome del depositario: Celestino Ciocca. E il suo indirizzo: via Costantino 22 - 00145 - Roma. Sono molti a depositare marchi e nomi di partiti e movimenti politici anche solo per cederli successivamente al migliore offerente. Ciocca di mestiere fa proprio il brand manager: inventa marchi e slogan normalmente per aziende commerciali. Non è però un disturbatore di assemblee politiche: il suo curriculum è quello di un manager (è stato ai vertici della Texas Instrument e del pastificio La Molisana), che a un certo punto si è messo in proprio e si è inventato una seconda vita da brand manager, o più prosaicamente da consulente di azienda. Il sospetto di una semplice operazione di marketing dunque è legittimo, anche se è difficile rivendersi un cognome altrui: ci si espone a sicure azioni giudiziarie, e uno come Ciocca queste cose le deve sapere. Che cosa è quella Lista Monti? È il partito del premier, di cui si vocifera sempre più da qualche settimana? È il veicolo pensato per allungare la vita al governo in carica e per arrivare - nonostante le smentite ufficiali - a un secondo mandato al premier dopo le elezioni 2013? La cosa più semplice è chiederlo al diretto interessato. Sul sito Internet della società c’è un numero di telefono. Proviamo. Squilla a vuoto a lungo. Poco prima delle tre del pomeriggio risponde una voce maschile. «Celestino Ciocca?». «Chi lo vuole?». Mi qualifico. «Sono io. Mannaggia alla segretaria che non c’è. Che desidera?». «Volevo dei chiarimenti su una sua iniziativa..». «Quale delle tante?». «La Lista Monti». Lunga pausa dall’altro capo del filo: «E lei come fa a saperlo?... ». Poi ride: «Già. È il suo mestiere… ». Con grande rapidità Ciocca si riprende e si abbottona subito. Gli chiedo se è solo un marchio depositato da rivendersi se si presenterà l’occasione. «No, no. Nessuna intenzione del genere. È un marchio che parla chiaro e che supporta un’idea. Al momento giusto sarà presentato tutto, ma adesso mi capisca, non posso… ». È il partito di Monti? «Eh, dottore… se le dico che non sono pronto a dirlo. Sto parlando con un giornalista, eh? Lei lo dice. E mi sembra legittimo poterlo pensare. Diciamo che a settembre se ne saprà di più». Ciocca non si smuove da lì: «Ho l’impegno di non dire nulla, la prego. Fino a settembre». Ma Monti sa di quel deposito? «Nulla. Lei può fare le sue deduzioni, ma io non dico nulla». Quindi ci sentiamo a settembre, quando avrà pensato meglio quello che vuole fare? «Ah, di pensato c’è già molto. Mi lasci tempo perché ci sia anche qualcosa di agito, e non solo pensato. Una volta che ci sarà l’azione, sarò contento di parlarne, ovviamente. Ma non prima di settembre. Bene, dottore. Buon lavoro e buone vacanze. Ho già detto troppo, mi scusi ». Inutile insistere, cercare contatti con altri sponsor della candidatura Monti. Resta il fatto evidente che difficilmente uno si può appropriare senza un via libera sostanziale del marchio costituito da un cognome notorio altrui. Difficile anche che sia il gesto di un singolo tifoso dell’attuale presidente del Consiglio. Ciocca ha rapporti con molte aziende, e anche con i loro imprenditori. Ha legami nel mondo della finanza. Ha lavorato come consulente in «Ernst & Young consulting», ha appena venduto la società che ha fondato all’inizio del Duemila a un nome altisonante come la «Deloitte Italia» (vedasi altro articolo nella pagina). È facile pensare che non sia stato solo in quel deposito della Lista Monti e che non lo sia nemmeno nell’organizzazione del movimento di supporto. Può rappresentare un gruppo di interessi che visibilmente sono entrati in gioco in questi mesi di vita politica e che vedono in Monti anche l’unico sbocco possibile per il prossimo governo italiano mentre i partiti tradizionali boccheggiano e sempre più tremebondi nelle loro decisioni aprono ogni giorno praterie per le scorrerie di Beppe Grillo e del suo movimento. Possibile che Monti avesse intenzione di lasciare fare, almeno finché i passi di questi supporter fossero restati segreti. Più difficile lo stesso atteggiamento oggi, con Libero che porta alla luce del sole la Lista Monti. Ora bisognerà prenderne ufficialmente le distanze o darle quell’imprimatur in grado di togliere ogni mistero.