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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

Appunti estratti da Nel territorio del diavolo : sul mistero di scrivere / Flannery O’Connor ; a cura di Robert e Sally Fitzgerald ; edizione italiana a cura di Ottavio Fatica ; prefazione di Christian Raimo Flannery O’Connor

Appunti estratti da Nel territorio del diavolo : sul mistero di scrivere / Flannery O’Connor ; a cura di Robert e Sally Fitzgerald ; edizione italiana a cura di Ottavio Fatica ; prefazione di Christian Raimo Flannery O’Connor. Colpita da una malattia genetica, il lupus erythematosus, che le porterà via il padre da ragazza, e poi si manifesterà come un destino del sangue sul suo corpo di venticinquenne, deturpandole progressivamente i lineamenti, minandole pesantemente il fisico, per condurla alla morte a soli trentanove anni. Ha avuto la dedizione di consacrare questa breve e dolorosa esistenza al dono assoluto della scrittura. Rispondere a questa vocazione è stato il suo modo, com’era per l’amato Conrad, di rendere grazie al suo stesso stare al mondo: dalla sua prospettiva, al mistero della Creazione e dell’Incarnazione di Cristo nell’umanità. Pg. 9 Sapevo che il pavone era stato l’uccello di Era, la sposa di Zeus. Pg. 27 Il re degli uccelli Pg. 33 Al pavone l’aria frizzante da subito alla testa e lo mette di buonumore. Pg. 34 In genere preferiscono cibarsi di rose e crisantemi. Pg. 36 Oltre ai fiori i pavoni mangiano anche la frutta. Si divertono a volare nei fienili e a mangiare le arachidi del raccolto. Hanno poi una predilezione per le verdure fresche dell’orto. Ai pavoni piace appostarsi sui cancelli o sui pali delle staccionate e lasciar penzolar la coda. D’estate mangiavano tutti i pomodori delle piante. L’uva moscatella faceva la stessa fine. Mia moglie diceva che coltivava i fiori per sé e che non aveva nessuna intenzione di farseli mangiare da un pollo, a prescindere dalla lunghezza della coda. Ho intenzione di tener duro e di lasciare che i pavoni si moltiplichino, perché sono sicura che, alla fine, l’ultima parola è dei pavoni. Base dell’arte è la verità, nella sostanza come nella forma. Pg. 42 La differenza principale tra il romanzo del Settecento e quello che troviamo generalmente al giorno d’oggi sta nella scomparsa dell’autore. Fielding per esempio era presente ovunque nella sua opera, richiamando l’attenzione del lettore su un punto, istruendolo affinché sapesse dove rivolgere l’attenzione, spiegandogli un episodio, in modo che non potesse fraintenderne il senso. Pg. 50 Per scrivere romanzi, credo, c’è bisogno di un temperamento assai diverso che per scrivere racconti, posto che tutt’e due richiedono, di base, un talento per la narrativa. Una mia amica, che si dedica a entrambi, sostiene che quando interrompe un romanzo per mettersi a scrivere un racconto, si stente come se avesse appena lasciato una selva oscura solo per essere assalita dai lupi. Il romanzo è una forma più diffusa e più adatta a chi ama indugiare lungo il cammino; richiede inoltre una più massiccia dose di energia. Per quelli di noi che vogliono al più presto porre termine allo strazio, il romanzo è un fardello e una sofferenza. Ma c’è un granello di stupidità del quale lo scrittore può difficilmente fare a meno: l’esigenza di starsene a fissare qualcosa senza andare subito al dunque. Più a lungo guardate un oggetto e più mondo ci vedrete dentro; ed è bene ricordare che lo scrittore di narrativa serio parla sempre del mondo intero, per limitato che sia il suo scenario. Per lui, la bomba lanciata sua Hiroshima incide sulla vita lungo il fiume Oconee, c’è poco da fare. Ci si lamenta sempre che il romanziere moderno non nutre speranze e che il mondo da lui dipinto è insopportabile. L’unica risposta è che chi non nutre speranze non scrive romanzi. Scrivere un romanzo è un’esperienza terribile, durante la quale spesso cadono i capelli e i denti si guastano. Mi manda sempre in bestia chi insinua che lo scrivere narrativa sia una fuga dalla realtà. E’ invece un tuffo nella realtà ed è davvero traumatizzante per l’organismo. Se il romanziere non è sostenuto dalla speranza di far soldi, deve essere almeno sostenuto da una speranza di redenzione, altrimenti non sopravviverà alla prova. Chi è senza speranza non solo non scrive romanzi, ma quel che più conta, non ne legge. Non ferma a lungo lo sguardo su nulla, perché gliene manca il coraggio. Il miglior modo per piombare nella disperazione è rifiutare ogni tipo di esperienza, e il romanzo è senz’altro un modo di fare esperienza. La signora che legge libri solo al fine di migliorarsi ha intrapreso una rotta sicura – ma senza speranza. Non saprà mai se è migliorata o no, ma dovesse per errore capitarle di leggere un grande romanzo, non potrà mai accorgersi che le sta accadendo qualcosa. Pg. 53 Summer Dust di Caroline Gordon, incluso nella raccolta The Foresto f the South, è un libro che ripaga la fatica della lettura. Leggere la storia è dapprima come stare a un passo da un quadro impressionista, arretrando poi gradualmente finché non è a fuoco. Raggiunta la giusta distanza, d’improvviso vedete che un mondo è stato creato e una storia completa raccontata, con una sorta di meravigliosa reticenza. Si è raccontato di più mostrando cosa accade attorno alla vicenda che toccando direttamente la vicenda stessa. Pg. 54 Di solito l’artista deve soffrire certe privazioni per usare il proprio dono con integrità. Pg. 63 Un racconto implica sempre, in forma drammatica, il mistero della personalità. Ne ho prestati alcuni a una signora di campagna che abita in fondo alla mia strada, e lei me li ha restituiti dicendo: “Be’, ‘sti racconti ti fanno proprio vedere come si comporta certa gente”, e io ho pensato che avesse ragione: quando si scrivono racconti, bisogna accontentarsi di cominciare proprio da lì: facendo vedere come si comporta davvero certa gente, come si comporta a dispetto di tutto. Quando si scrive facendo attenzione soprattutto a come si comporta la gente si entra altroché nel territorio del diavolo! Pg.73 Credo l’unico modo per imparare a scrivere racconti sia scriverne, e poi, in un secondo tempo, cercare di capire quel che si è fatto. Soltanto col racconto già sotto gli occhi si può riflettere sulla tecnica.