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 2012  luglio 12 Giovedì calendario

LE VACANZE NORMALI DELL’ALLENATORE SPECIALE

Maria, Marius e la piccola Valentina. Poi, il signor Giuseppe detto Pep e la signora Cristina. La famiglia Guardiola ha figli dai nomi normali e normalissimo è il suo arrivo al mare: una borsa, lo zaino, bermuda e infradito ai piedi. Niente tata, nessun aiuto nel parcheggiare la macchina, solo il privilegio dell’ombrellone in prima fila. Comincia così la giornata in spiaggia dell’allenatore planetario, nel senso di condottiero più famoso al mondo, tecnico, anzi ex, di un Barcellona a cinque stelle: Pep ha conquistato tutto e tutti prima di decidere, lo scorso maggio, di fermarsi un anno perché «nella vita c’è altro oltre al calcio».

La Riviera di Pescara non è Portofino, Porto Cervo, Miami, Ibiza o Formentera. Ma a Pescara abita Manuel Estiarte, ex numero uno spagnolo nella pallanuoto e amico di Guardiola fin da quando i due abitavano a distanza di pochi chilometri, nella campagna sopra Barcellona. Pep ama venire qua e in riva al mare gioca con i figli, si sdraia sul materassino, sfoglia i giornali. «Ho letto sulle pagine locali che l’allenatore di Messi è da noi. Pescara è bella, ma perché uno come lui non va a prendere il sole in uno di quei posti tipici dei calciatori?», ci chiede un ragazzo sceso da un condominio che si affaccia sui bagni Tartarughino. La risposta è immediata: Guardiola, a Pescara, si diverte perché, per lui, divertirsi è semplice come il suo calcio.

Il signor Giuseppe e Manuel chiacchierano. Lo fanno da ore ed è l’amico a raccoglierne le riflessioni. «Mi piacerebbe prendere un caffè con Zeman. Peccato non sia in città, il suo modo di far giocare a pallone mi incuriosisce...», così Pep fin dal suo sbarco in Abruzzo. «Sorridi, sei al Tartarughino...», è il cartello che accompagna i clienti dello stabilimento balneare fino dentro la spiaggia. «Sto bene, molto bene...», ci dice Guardiola quando, poco dopo mezzogiorno, bussa alla porta dei proprietari del bagno per i saluti. «Ora sto bene, ma sono molto curioso di sapere come starò fra un mese, due o tre. Quando il calcio entrerà nel vivo e io sarò a New York», ripete l’ex tecnico del Barcellona al suo confidente di una vita. Curiosità è la parola che, più spesso, si rincorre nel vocabolario di un allenatore che non si stanca mai di aggiornare le proprie conoscenze. Zeman lo intriga, la nuova Italia di Prandelli anche. «Prima della finale di Kiev agli Europei era preoccupato per l’esito dell’incontro», ci confessa Gianni, il titolare del Tartarughino. A Guardiola, gli azzurri sono piaciuti e non poco perché Pep intravede nella filosofia del ct della Nazionale qualcosa di simile alla sua moda spagnola. «Bene, bravi, che spettacolo. La vittoria della Spagna mi inorgoglisce anche perché, là, c’era tanto Barcellona. Ma l’Italia è cambiata, e in meglio...», ha raccontato Guardiola agli amici dopo l’ultimo atto degli Europei.

È l’ora di pranzo. Il piccolo Marius è il primo a presentarsi all’appuntamento con la pizza, subito dietro la mamma. «Un primo piatto e l’insalata...», il menù, fisso, di Pep. Nel campo da tennis, infuocato dal sole, è in corso una partita. La famiglia Guardiola rimane in spiaggia fino alle sette, sette e mezza di sera. Così ha fatto lunedì, martedi, ieri: questo pomeriggio volerà a Barcellona. Il prossimo anno scolastico, Maria e il fratellino di dieci anni lo vivranno in America.

E il tecnico più ambito del mondo? Le offerte planetarie lo soffocano, ma non è una questione di soldi, bensì di sceltadi vita. Pescara è una delle tappe normali del signor Giuseppe, altre ne seguiranno. Per ora, il pallone non fa per lui, quello dalla panchina si intende. «Sì, le partite degli Europei le ha viste, non tutte, ma buona parte...», sorride Estiarte. «Possiamo andare a chiedergli una foto?», così due piccoli tifosi. «Andate e fategli i complimenti», suggerisce l’amico. Pep è sotto l’ombrellone. Ce n’è uno bianco, l’unico, destinato a lui, più in prima fila degli altri: la famiglia Guardiola lo dribbla. Meglio quello marrone, come tutti.