Aldo Grasso, Corriere della Sera 11/07/2012, 11 luglio 2012
ALLE TECHE RAI SI DEVE PIU’ RISPETTO
Ben oltre la mezzanotte di martedì, Raitre ha proposto un nuovo programma in dieci puntate. Si chiama «Fil. Felicità interna lorda» e si rifà quell’idea nata in un piccolo paese dell’Himalaya, il Buthan, di misurare il benessere di una collettività non attraverso il Pil (Prodotto interno lordo) ma attraverso il Fil (GDH, felicità interna lorda, in inglese gross domestic happiness). Attraverso gli archivi delle Teche Rai, Peter Freeman, Fausto Paravidino, Roberto Torelli hanno deciso di ricercare alcuni indicatori del benessere Italia: l’ambiente, il paesaggio, la salute, la pubblica istruzione, il lavoro, la nostra vita sociale e altri ancora. Idea nuova e interessante, con alcune criticità.
Abbiamo rivisto alcune celebri sequenze tratte dal «Viaggio lungo la valle del Po» di Mario Soldati, uno dei primi documentari di Ermanno Olmi, «La mia valle», «La casa in Italia» di Liliana Cavani, «Viaggio nel Sud» di Virgilio Sabel, «Esploriamo l’autostrada» di Emilio Ravel, il documentario di Paolo Brunatto con Pier Paolo Pasolini. Ecco, Pasolini sembra un po’ il padre ispiratore, l’ideologo di riferimento di questo programma: non c’è felicità se sono sparite le lucciole.
La conduzione di Paravidino, per esempio, lascia alquanto a desiderare. Non tanto perché sarebbe facile preda di parodie ma perché risulta lunga e pleonastica rispetto alla voice-over che accompagna le immagini di repertorio. L’aspetto più problematico riguarda però l’utilizzo delle immagini. Oggi non è più tollerabile usare indiscriminatamente quel prezioso lascito. Ci vorrebbe un minimo di filologia: Soldati non è Olmi (che, oltretutto, in quel periodo, era il cantore della industrializzazione), un discorso sul paternalismo delle inchieste Rai di quel tempo andrebbe fatto (il giornalista che si identifica in una sorta di entità superiore rappresentata dalla voce fuori campo affidata a un attore), ogni frammento reclama la sua identità.
Le Teche sono preziose, per questo vanno rispettate.
Aldo Grasso