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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

SMALTIMENTO RIFIUTI, ROMA POCO VIRTUOSA

«Capitale insozzata, nazione infetta». Bisognerebbe rifarlo così, il mitico titolo de L’Espresso di tanti anni fa che suonava «Capitale corrotta, nazione infetta». Sia chiaro: non è solo colpa di Gianni Alemanno. L’ex presidente di Greenpeace Italia Walter Ganapini, già assessore ai rifiuti a Milano e a Napoli, ha buon gioco a ricordare che l’Ama «a fine ’97 aveva 3.000 addetti e 50 miliardi di vecchie lire di debito e oggi dichiara 8.000 dipendenti e un indebitamento di 1,3 miliardi di euro» e che la maggiore responsabilità del mostruoso aumento degli organici va attribuita al sindaco attuale. Ma scaricare su di lui l’intera colpa di una gestione sventurata dei rifiuti sarebbe non solo ingeneroso ma ingiusto. E impedirebbe di individuare il problema.
Fatto sta che, come ricorda lo stesso Ganapini, secondo la società di consulenza nel settore delle utility Althesys, «l’assenza di un piano efficace di raccolta differenziata a Roma crea delle perdite ingentissime in termini di denaro. Essendo lontana dalle best practice nazionali in tema di differenziata, in 10 anni (dal 2001 al 2010) la Capitale ha perso, in termini di benefici, 850 milioni di euro. Questo a causa di circa 4,8 tonnellate di rifiuti urbani mandati in discarica invece che alla raccolta e al riciclo che avrebbero invece generato un indotto di circa 419 milioni di euro». In pratica, se passasse finalmente la raccolta porta a porta, «una famiglia romana risparmierebbe circa il 30%, visto che la bolletta media per i rifiuti è di circa 378 euro».
Legambiente concorda: «Nel 2011 la produzione di rifiuti nella Capitale è stata di 1.866.000 tonnellate, delle quali 466.500 differenziate e 1.399.500 indifferenziate. Di queste ultime ben 1.154.970 tonnellate sono comunque finite in discarica, secondo le nostre stime, ossia circa 3.164 tonnellate al giorno. Del totale indifferenziato (1.399.500), infatti, 432.750 tonnellate sono state avviate direttamente in discarica senza trattamento (30,9% dell’indifferenziato), 225.750 tonnellate avviate in discarica previa tritovagliatura (16,1%) e 741.000 trattate presso impianti (il 52,9%, con 387.000 trattate presso impianti Ama e 354.000 presso impianti di altri)».
Una situazione insostenibile. Ha ragione il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, furente perché ancora non è stato definito un piano serio e puntuale per uscire da una emergenza destinata ad aggravarsi: «Qui se la prendono tutti col governo ma il problema esiste da vent’anni e si gioca a fare lo scaricabarile. Serve che gli enti locali si mettano d’accordo e firmino il piano». Tesi condivisa da Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio: «Se non parte in tutta Roma il porta a porta, trattare e bio-stabilizzare 4 mila tonnellate di rifiuti è impossibile». Di più: «Alemanno ha voluto rinviare al 2016 l’obiettivo di legge del 65% per la differenziata, mentre 1.290 piccoli e grandi comuni italiani quel risultato lo hanno già raggiunto con un anno di anticipo». E dire che la Capitale dovrebbe pure dare il buon esempio...
Gian Antonio Stella