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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

BLACK OUT SPAVENTA LA RIVISTA ONLINE: SPARITI NELLA RETE 12 ANNI DI LAVORO —

Il web è destinato a essere il custode della cultura contemporanea o, al contrario, potrebbe distruggerla con un click? È questo il dubbio che tormenta letterati ed esperti di tecnologia inglesi da quando, il 2 luglio, il sito letterario «3 A.M.», simbolo della controcultura londinese degli anni Zero, ha smesso di funzionare. All’inizio redattori e lettori pensavano a un semplice guasto tecnico, a uno dei crolli temporanei di server che, periodicamente, affliggono gli utenti Internet in tutto il mondo. Quello che il direttore della rivista Andrew Gallix, definisce il «blocco del blogger: la versione tecnologica e meno eroica dell’angoisse de la page blanche, la paralisi dello scrittore davanti alla pagina bianca».
Purtroppo non si trattava di un problema passeggero. Il sito è stato ko fino a sabato, quando finalmente, l’indirizzo http://www.3ammagazine.com ha dato segnali di vita. La paura che circola in queste ore è che nella settimana di black out siano andati al macero dodici anni di interviste, contributi e inediti raccolti online. Il motivo? La squadra di Gallix — responsabile del primo blog letterario della storia di Internet, «Buzzwords» — non ha mai effettuato, in più di dieci anni di attività del sito (fondato nel 2000), il backup — la copia di sicurezza su un supporto «fisico» — del materiale prodotto.
«Il pericolo non è scongiurato — avverte Gallix —. Da quando "3 A.M" è ripartito stiamo cercando di recuperare i file attraverso l’Internet Archive ma al momento non posso garantire il salvataggio completo». Un pezzo di cultura contemporanea londinese è dunque nelle mani esperte della biblioteca digitale no profit, con base a San Francisco, che ha come obiettivo la diffusione e la preservazione della fragile conoscenza digitale.
La storia del magazine che ha lanciato la nuova generazione di talenti londinesi (da Tom McCarthy a Lee Rourke) e che omaggia nel nome il piacere del lavoro notturno di molti scrittori, è emblematica dei rischi legati alla produzione «immateriale» del web.
«Il nostro sito era ospitato da un server del Missouri, negli Stati Uniti — racconta il direttore —, eredità del primo responsabile di "3 A.M.", un americano che ha lasciato il gruppo nel 2000 per entrare nella setta "Born-again Christian". Non ho avuto contatti con loro in questi anni, mi limitavo solo a pagare regolarmente la quota necessaria per il servizio di cloud computing (la tecnologia che consente di ospitare programmi e servizi sulla rete, senza bisogno dell’hardware ndr)». Quando in pieno black out Gallix ha provato a contattare la «nuvola informatica», non ha ricevuto risposta.
Ironia della sorte, quella stessa Rete che rischia di dissolvere in un click la cultura prodotta in un decennio, si è mobilitata per recuperarla: «Solo grazie al tam tam dei fan e dei collaboratori della rivista sui social network siamo riusciti a rintracciare il responsabile dell’infrastruttura e a scoprire la verità». Ovvero che dal 2008 il servizio di cloud computing usato dal magazine è stato ceduto a una compagnia di Bucarest e che oggi l’ex proprietario si occupa di tatuaggi.
«Per tre anni siamo stati ospiti in una casa di cui non conoscevamo il padrone», ironizza Gallix, docente di letteratura inglese all’Università Sorbona di Parigi. Eccesso di superficialità? Il direttore si difende: «"3 A.M." è un sito senza scopo di lucro e nessuno si intende di informatica: se avessimo avuto profitti dal nostro lavoro letterario, li avremmo usati per pagare un tecnico».
Per denunciare i rischi dell’effimero digitale, la casa editrice argentina Eterna Cadencia ha recentemente pubblicato «The book that can’t wait», un’antologia di racconti scritti con un inchiostro speciale che si cancella a contatto con l’aria. Quando Gallix ha visto il promo-video della collana non poteva immaginare che sarebbe successo a lui: «Dobbiamo lavorare per salvaguardare la letteratura che si produce online — avverte —. Le generazioni passate potevano fare affidamento su documenti, libri e lettere degli autori: che fine faranno le mail dei grandi scrittori di oggi?». Il rischio è «che la biblioteca di Babele che è il web si trasformi nella biblioteca di Alessandria», chiosa Gallix, citando il più importante centro di libri del mondo antico andato distrutto. Un impegno concreto che per chi oggi si entusiasma troppo facilmente al pensiero della «nuvola informatica».
Serena Danna