Vivian Yee, la Repubblica 11/7/2012, 11 luglio 2012
NEW YORK PROGETTA LA CASA IDEALE DEI SINGLE
Tra i newyorchesi esasperati dalla ristrettezza degli ambienti in cui vivono – e sono molti – le novità in campo immobiliare annunciate dal comune di New York saranno state accolte con grande interesse: al confronto, infatti, molti potrebbero sentirsi addirittura rallegrati di quel poco che
hanno.
Il sindaco Bloomberg ha indetto un concorso per progettare un complesso condominiale di “microalloggi” dalla superficie di 25-27 metri quadri. Ogni miniappartamento dovrà comprendere una cucina e un bagno, ma nessun ripostiglio. L’edificio dovrebbe diventare il prototipo di un nuovo tipo di edilizia, minuscola ma accessibile.
«I giovani, che rappresentano il nostro futuro, non hanno molti soldi», ha detto Bloomberg di fronte al modellino di un monolocale a forma di scatola di scarpe, completo di letto estraibile, gabinetto, ciotola portafrutta e portaombrelli, tutti realizzati in cartoncino. «E se si vuole far fronte alle loro necessità occorre cambiare le regole ».
A New York vivono circa 1,8 milioni di nuclei famigliari composti da una sola persona o da due, ma ci sono soltanto un milione di monolocali o di appartamenti con una sola camera da letto, ha detto il sindaco.
Questo rispecchia in che modo il settore immobiliare non sia rimasto al passo con i cambiamenti demografici. Nei primi dieci anni trascorsi a New York, lo stesso Bloomberg è vissuto in un monolocale di circa 56 metri quadrati e per i quali pagava un affitto compreso tra i 120 e i 140 dollari al mese. (Oggi vive in una residenza di quasi 700 metri quadrati, sulla 79esima Est). Per realizzare questo complesso il Comune dovrà autorizzare la costruzione di alloggi di superficie inferiore a quella minima consentita, pari a 41 metri quadrati. Le candidature dei progettisti saranno valutate
in base al disegno di spazi comuni da realizzare nell’edificio, e su come la costruzione lascia penetrare aria e luce negli alloggi. La scadenza del bando
è fissata al 14 settembre.
Alcuni newyorchesi, che già vivono in spazi ristretti, potrebbero ritenere invivibile un alloggio dalla superficie ancora
inferiore. Ma aumenta anche la consapevolezza che “una casa minuscola” spesso è l’unica opzione accessibile: lo afferma Mimi Zeiger che ha scritto due
libri su come vivere in piccoli ambienti, e che di recente ha lasciato un monolocale di 37 metri quadrati a Brooklyn.
L’afflusso di giovani lavora-
tori negli ultimi decenni ricorda quello degli Anni ’20 e ’30, quando — dice Zeiger — divennero popolari alloggi come garçonnière e monolocali. È anche vero, aggiunge, che alcune persone — invece che per necessità — scelgono di vivere in piccoli ambienti per condurre un’esistenza più semplice ed efficiente.
Scott McCulley vive sin dal 2003 in un monolocale di neanche 32 metri quadrati sulla 69esima Est, e a suo avviso nei piccoli ambienti si fa tutto meglio, dall’arredarli all’ospitarvi qualcuno. Il suo tavolo da pranzo funge anche da scrivania. Il suo letto con pedana serve anche a riporvi varie cose. Si è forzato a ridurre il più possibile i propri averi. Di rado acquista alimenti in grandi quantità e spesso utilizza perfino i fornelli per riporvi altro. Dice McCulley che «davvero importante non è tanto lo spazio che si ha a disposizione, quanto la sua funzionalità».
Gli architetti del Jordan Parnass Digital Architecture di Brooklyn, che hanno rinnovato molti monolocali a New York, dicono di dare particolare
importanza agli spazi multifunzionali e agli arredi che si possono prestare a esigenze differenti. Il loro studio, dice il direttore creativo Darrick Borowski, riceve spesso telefonate da inquilini che sperano di rinnovare i loro piccoli monolocali. «So che ci sono; so che hanno difficoltà con questi piccoli ambienti; ma va aumentando la consapevolezza che non è indispensabile soffrire o trasferirsi in periferia». Per la cronaca, Borowski vive in un appartamento di 70 metri quadrati — insieme ai suoi due figli.
(© 2012 New York Times - la Repubblica traduzione di Anna Bissanti)