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 2012  luglio 11 Mercoledì calendario

IN MILLE PICCOLI COMUNI IL POSTINO MULTIPROPRIET


Acirella di Platì, nel cuore della Locride, c’è ancora l’usanza tra gli anziani di portare uova fresche all’ufficio delle Poste quando si va a ritirare la pensione. Un omaggio. Perché quel piccolo sportello con l’insegna gialla è un punto di riferimento per la comunità, rassicura, “sa” di Stato e di legalità in una terra difficile. Eppure nei prossimi
mesi rischia di chiudere.
Stesso destino di altri 1155 uffici postali sparsi in tutta Italia. Lo prevede il piano di riorganizzazione che Poste Italiane ha inviato all’Agcom, allegando la lista delle strutture “anti-economiche”. Si tratta di 1156 sportelli da chiudere, altri 638 da razionalizzare riducendo l’orario e i giorni d’apertura.
Un bel guaio per i pensionati di Cirella, che senza il loro caro ufficio postale dovranno farsi mezz’ora di macchina e una quindicina di chilometri
di curve per arrivare a quello di Platì.
Che però a sua volta è nella lista delle razionalizzazioni, quindi aprirà solo pochi giorni alla settimana, e a orario ridotto. La stessa beffa che potrebbero subire i 4 mila abitanti della Valle di Ledro, in Trentino. Se il piano sarà attuato, verranno
chiusi gli sportelli di Pieve di Ledro e Bezzecca, lasciando solo quello di Mulina.
Anch’esso ad apertura limitata. E qui le strade sono
piuttosto in salita. Per arrampicarsi a Mulina bisogna prendere una corriera che passa solo due volte al giorno. Stesso “isolamento postale” causa chiusura di due sportelli lo avvertirà chi si trova nella Valle del Setta, soprattutto anziani e turisti. Sempre nel bolognese, tra Castel D’Aiano e Savigno, ne saranno soppressi almeno cinque, lasciando scoperta l’area.
Sono le conseguenze di una lista elaborata solo sulla base dei costi/ricavi valutati caso per caso. E quindi dentro c’è finito anche l’ufficio di Onna, piccolo, sicuramente poco produttivo ma la cui sopravvivenza ha un valore nel paese più devastato dal terremoto dell’Aquila. E lo stesso dicasi per San Gregorio, sempre in Abruzzo. O Mirandola, Concordia, San Felice sul Panaro, comuni terremotati in Emilia. Tutti nella lista. Ma il piano, in
base al quale si ipotizza il taglio di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia, 100 in Calabria, 96 in Campania, è al momento solo un piano. Ipotesi sulla carta. E rimarranno tali, assicura l’azienda.
«Non li vogliamo chiudere — chiarisce Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane — Quel report è una lista che siamo obbligati a inviare ogni anno all’autorità di riferimento, cioè all’Agcom. Però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità,
quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi». L’idea, dunque, è questa. Visto che il volume del traffico postale continua a diminuire (-10 per cento nel 2011 rispetto al 2010), gli uffici devono riciclarsi. «Per esempio offrire al comune di occuparsi della cartografia digitale — spiega Sarmi — per un piccolo ente costerebbe circa 5 mila euro. Oppure aprire al cittadino una serie di servizi a pagamento, come il rilascio di certificati
anagrafici o la possibilità di saldare il ticket sanitario». Un ufficio postale, insomma, che per sopravvivere nel paesino di montagna si deve fare anagrafe, sportello comunale, centro multiutility. Nonostante le rassicurazioni, un po’ di preoccupazione nelle istituzioni si percepisce. L’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ha ribadito la necessità che ogni chiusura o razionalizzazione avvenga «in collaborazione con gli enti interessati », e non unilateralmente. I sindacati del settore, Slp-Cisl e Slc-Cgil, promettono battaglia, anche perché sul tavolo della trattativa ci si sono anche 1763 esuberi nel settore “Recapito” («ma nessuno sarà licenziato», rassicura Sarmi). Accetteranno eventuali chiusure solo per situazioni di improduttività estrema, come nel caso dell’ufficio postale di Capo Spartivento in Calabria. Aperto solo tre giorni al mese.