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 2012  luglio 10 Martedì calendario

PER FONZIE E COMPAGNI SOLO BRICIOLE DAI DIRITTI SUL TELEFILM


Vi ricordate i «giorni felici» in cui il giovane e fulvo Ricky Cunningham se ne andava scorrazzando con gli amici Ralph e Potsie, il playboy Fonzie faceva strage di cuori in motocicletta e la piccola «Sottiletta» litigava col papà per uscire la sera? Ebbene, dell’atmosfera idilliaca di «Happy Days», la serie cult trasmessa in America tra il 1974 e il 1984, oggi non resta che uno sbiadito ricordo. Molti dei protagonisti hanno smesso di lavorare, quando i riflettori su casa Cunningham e sul pub Arnold’s si sono definitivamente spenti. Dopo tanta notorietà, l’oblio: a parte il protagonista Ron Howard (diventato l’acclamato regista di pellicole come «A Beautiful Mind», «Il codice Da Vinci» e «Apollo13») e Henry Winkler (l’irresistibile Fonzie, che continua a recitare per il cinema e il teatro) gli altri non hanno avuto fortuna, tanto da finire addirittura in tribunale contro i produttori della serie che in passato li ha resi famosi. La vicenda è insidiosa e vede dalla parte del torto proprio i Cbs Studios e la Paramount, che realizzarono lo show. Alcuni tra gli attori della sit-com sono stati costretti a far valere i propri diritti per vie legali, dopo che i produttori non gli hanno riconosciuto i guadagni derivanti dal merchandising della serie, come previsto da contratti. E di merchandising su «Happy Days» ce n’è tanto:magliette, dvd, gadget ed addirittura slot machine. Marion Ross (la premurosa mamma Cunningham), Erin Moran (la sorellina Joanie), Don Most (Ralph), Anson Williams (Potsie) e la vedova di Tom Bosley (papà Cunningham, scomparso due anni fa) si sono accorti che la propria faccia era finita su alcuni giochi a tema e così, nel 2011, hanno deciso di intraprendere un’azione legale, chiedendo un risarcimento di dieci milioni di dollari a testa. Prima della partenza del processo, però (prevista per il prossimo 17 luglio), ecco arrivare l’accordo tra le parti: Cbs Studios e Paramount pagheranno agli attori ricorrenti una somma di 60-65 mila dollari a testa, facendo cadere le accuse. Le «vittime» non otterranno tutto il denaro richiesto, ma potranno rimettersi in sesto e riprendersi da una carriera non proprio brillante.