ANDREA MALAGUTI, La Stampa 10/7/2012, 10 luglio 2012
Alle olimpiadi dell’illusione la magia è tutta nei dettagli - Silenzio. Tende pesanti. Luci basse
Alle olimpiadi dell’illusione la magia è tutta nei dettagli - Silenzio. Tende pesanti. Luci basse. All’Opera House di Blackpool l’atmosfera è quella di «The Illusionist», il film di Neil Burger in cui Eisenheim, un favoloso Edward Norton, si innamora della principessa Sofia. Quella è una Vienna piena di intrighi e di dolore, questa Inghilterra del Nord Ovest battuta dal vento e dalla pioggia, ma il cuore del racconto è identico: la magia. Trucchi, amori, travestimenti, disvelamenti, sorprese, colpi di scena. Non un banale gioco delle tre carte, un viaggio che sembra avere come destinazione la vanità o il vento e invece è arte dello stupore. Danze della mente che durano sette, otto minuti, spettacoli in miniatura studiati per professionisti del settore. È «The World Championship of Magic» organizzato dal Fism, la Federation Internationale des Societes Magiques. Lo fanno ogni tre anni e chi si esibisce in una delle otto categorie ha certamente un potere di fascinazione esclusivo. L’ultimo torneo, nel 2009, l’ha vinto un ungherese che si chiama Soma. Stavolta i concorrenti sono 2.000. Gli italiani cinque. I Paesi rappresentati 85. Una sorta di Olimpiade parallela che è cominciata ieri e durerà fino a sabato. Bambini cresciuti che scivolano nelle pieghe nascoste della vita e ne fanno origami dell’intelligenza. In questo istante, primo pomeriggio, c’è un ragazzo francese che abbandona il palcoscenico. Bravino. Ha fatto un numero con i cd. Vanno di moda e fanno futuro, per quanto siano preistoria. Con quei dischi si può creare una sospensione della realtà eccitante. Un babbano - in queste convention chiamano davvero così la gente comune - resterebbe di sasso. Un mago no. Quello sa. Capisce. Giudica. I mille presenti in sala applaudono senza lasciarsi andare. Buon numero. Ma piuttosto comprensibile. La giuria è composta da otto primedonne del mestiere. Per l’Italia c’è Tony Binarelli, settantenne mentalista, scrittore e cartomago che già negli Anni 70 era una presenza costante in Rai. Non è cambiato molto. Confabula con i colleghi. È come se giudicassero esercizi di ginnastica artistica. Il confine tra la perfezione e l’errore è un piede che scivola sulla trave, una mano che non riesce a nascondere un asso di cuori. Dettagli. Adesso tocca a Luca Bono. È un torinese di Pino, che tra dieci giorni compie vent’anni. Nel 2010 è diventato campione italiano. Enfant prodige? Enfant prodige con un direttore artistico che è una stella internazionale: Arturo Brachetti. Porta in scena qualcosa di diverso. Trucchi e travestimenti. Ma soprattutto un racconto. Spettacolo completo. «Una dimensione che i maghi tendono a trascurare», dice. Magari sono perfetti tecnicamente, come i coreani, ma poi si perdono il rapporto con il pubblico. «Li guardavo nel camerino. Hanno un livello di sofisticazione pazzesco. Quello che fanno con le carte è incredibile. C’è il metodo classico, quello di Silvan. Poi ci sono loro che in qualche modo riescono a dissolverle nei polpastrelli». Ci arriverà anche lui. Intanto le protagoniste del suo numero sono le colombe, perché Luca è un amante dei classici, le moltiplica e le fa sparire a piacimento. Le colombe e una donna. I suoi sei minuti e mezzo cominciano con una chat, la modernità. Lui al computer con una ragazza, poi il fuoco, le ali, la donna che prende corpo restituendo alla realtà il primato sulla virtualità dilagante. Un apologo di una certa classe. I maghi stavolta applaudono con calore. «È andata bene. Persino meglio del solito. Niente emozione. Sono contento. Certo, il favorito resta Marko Karvo, il finlandese. Un mostro». Sente che ha accorciato le distanze. Non solo col mondo magico. Sabrina, la ragazza in carne e ossa che è arrivata con lui dall’Italia facendosi 1.600 chilometri in macchina, lo guarda di squincio. E Luca scopre di avere quella sensazione di farfalle scatenate nel diaframma che è il segno dell’innamoramento. «Mi serve il migliore dei miei trucchi con lei». Ma questo non è magia. È chimica.