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 2012  luglio 10 Martedì calendario

Il signor Vinavil che spacca invece di unire - Domenica mattina di caldo bollente e di umori confindustriali ancora più roventi

Il signor Vinavil che spacca invece di unire - Domenica mattina di caldo bollente e di umori confindustriali ancora più roventi. Mezzo comitato di presidenza è attaccato al telefono per chiedere a Giorgio Squinzi una pronta rettifica dopo la sua dura uscita contro Monti davanti alla platea della Cgil. Ma il cellulare del presidente di Confindustria suona a vuoto: l’ha lasciato a casa prima di inforcare la bicicletta per la solita pedalata festiva. Eccolo qui lo Squinzi che nessuno - nemmeno i suoi più entusiasti sponsor - si aspettava. Insediato al vertice meno di due mesi fa nel segno della continuità con Emma Marcegaglia e dopo un lungo duello con Alberto Bombassei della Brembo, l’imprenditore chimico che ha fatto grande la sua Mapei ci ha messo davvero poco per dimostrare che la sobrietà di costumi e di tratto - grande attenzione al gruppo che ormai fattura oltre 2 miliardi e ai suoi 7500 dipendenti, senza mai un licenziamento che sia uno, vita priva di sfarzi nella casa del tranquillissimo quartiere milanese della Maggiolina, frequenti spostamenti in metropolitana - non corrisponde certo a una sobrietà di opinioni. Tra una «boiata» e una «macelleria sociale», mister Vinavil - tra i suoi prodotti la colla bianca è il più conosciuto al grande pubblico - si è subito dimostrato più abile nel dividere che nel reincollare i numerosi cocci provocati, più propenso al botto fragoroso che al ragionamento articolato. È un misto di ingenuità «naïf» è uno degli aggettivi che si incontrano più spesso quando si chiede di dipingere il presidente - e di testardaggine che gli consente comunque di parlare con la voce della sua base, suona la versione benevola dei simpatizzanti che l’hanno portato al vertice di Confindustria. È un uomo inadeguato al ruolo e sul quale grava oggi anche il sospetto di uno sbilanciamento filoberlusconiano, interpretano invece - assai meno comprensivi molti usciti sconfitti dalla competizione elettorale. Difficile incasellare Squinzi in uno dei due identikit contrapposti, così come in fondo è arduo classificare l’uomo che boccia il governo perché vuole più flessibilità del lavoro e poi abbraccia Susanna Camusso, nel classico schema destra-sinistra. Quel che è certo è che, arrivato al vertice degli industriali, Squinzi stenta a trasformarsi in presidente di rappresentanza e mantiene invece le caratteristiche che lo hanno reso forte come imprenditore, pantografando nel suo nuovo ruolo le caratteristiche di quello vecchio: gestione accentrata, decisionismo spinto e scarsa attenzione alle opinioni dei suoi consulenti; compreso, a dire il vero, quelle dell’ex europarlamentare di Forza Italia Francesco Fiori che ha assunto in Mapei e che ora lo segue, tra un fiorire di mugugni della non agilissima struttura, anche in Viale dell’Astronomia. Altrettanto sicuro, però, è che in queste ore i malumori in Confindustria per il caso Squinzi sono diffusi e profondi. Non solo tra alcuni dei suoi grandi elettori che proprio domenica, fatto senza precedenti, hanno preso le distanze da dichiarazioni che considerano improvvide, ma anche tra gli uomini della sua stessa squadra. Non è un mistero, ad esempio, che un vicepresidente di rango come Aurelio Regina - a lui la delega ufficiale per lo Sviluppo e quella ufficiosa per i rapporti istituzionali - si trovi oggi in imbarazzo. Lui, abituato per formazione e metodo a calcolare in modo millimetrico l’impatto delle dichiarazioni pubbliche, ha difficoltà a capire - come molti altri - la logica delle bordate a ripetizione. Ma anche altri nomi di peso di Viale dell’Astronomia vivono con disagio la piega presa dai rapporti con il governo e guardano con preoccupazione all’immagine che la categoria rischia di dare in Italia e all’estero. Ci sarà un chiarimento alla giunta di Confindustria in programma per il 26 luglio? Quasi sicuro. E in quella sede qualcuno chiederà il ribaltone o il commissariamento di Squinzi? Impossibile, assicura che delle cose confindustriali sa. Il mandato affidato al presidente è fresco e qualsiasi pubblica correzione di rotta apparirebbe come una sconfessione di quella maggioranza che - in modo non pacifico - lo ha portato alla vittoria. Più significativo, visto il profilo dell’uomo, potrebbe essere un altro appuntamento ravvicinato come il Maipei Day in programma questa domenica a Bormio. Quel giorno, come accade da ben ventott’anni, il patron celebra assieme ad amici e clienti l’anima sportiva sua e del gruppo con una serie di manifestazioni che culminano nella scalata in bici fino al Passo dello Stelvio. Tra gli ospiti attesi, anche l’amico Romano Prodi, quello che a ragione definisce Squinzi «un uomo che non conosce curve». Forse sarà lì, dopo aver affrontato i 21 chilometri con oltre 1500 metri di salita, che Squinzi potrà dare un messaggio chiaro per fugare le tensioni con il governo o insistere invece sulla sua strategia degli «strappi». Non solo ciclistici.