Avvenire 10/07/2012, 10 luglio 2012
ECCO COSA PREVEDE LO SCUDO ANTI-SPREAD
Il convitato di pietra alla riunione dell’Eurogruppo. Lo scudo anti-spread, su cui il premier Mario Monti ha strappato un’intesa all’ultimo vertice Ue, doveva essere definito nei suoi meccanismi «entro il 9 luglio», avevano convenuto nella dichiarazione finale i paesi dell’eurozona. Ma ad oggi il tema pare restare tabù.
Cos’è. È un meccanismo il cui obiettivo è quello di contenere la variazione del differenziale dei titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona virtuosi, ma in difficoltà sui mercati.
Come funziona. Si tratta di acquistare bond sovrani dei Paesi sotto il tiro della speculazione, come per esempio Italia e Spagna che hanno visto schizzare verso l’alto i rendimenti sui loro titoli a 5 e 10 anni, con un impatto negativo sulla sostenibilità del debito.
Ruolo dei fondi salva-Stato. L’acquisto dei titoli dei Paesi in difficoltà dovrebbe essere effettuato sia sul mercato primario che secondario da parte dei fondi salvastato dell’eurozona, l’Efsf e l’Esm, che devoÈ no essere usati «in modo flessibile ed efficace». La Bce agirà come agente delle operazioni.
Risorse. La potenza di fuoco congiunta a disposizione di Efsf e Esm è di circa 800 miliardi di euro, da cui vanno però sottratti i nuovi aiuti alla Grecia e quelli alla Spagna, non ancora quantificati. Molti ritengono l’ammontare realmente a disposizione insufficiente, ma i Paesi del Nord guidati dalla Germania sono contrari all’aumento delle risorse.
Condizionalità. È il vero nodo da sciogliere. Nel testo adottato dai leader dell’eurozona si sottolinea che l’uso dei fondi salva-Stato in funzione antispread è condizionato al rispetto da parte dei Paesi che ne richiedono l’intervento delle «raccomandazioni specifiche per Paese» della Commissione Ue, nell’ambito del Patto di stabilità e della procedura per gli squilibri macroeconomici. E alla firma di un Memorandum d’intesa. Se, anche in base al trattato dell’Esm, la troika vera e propria non interviene direttamente, resta però un ruolo chiave di monitoraggio da parte di Bce, Commissione e, dove possibile, Fmi ma in un ruolo tecnico più limitato.