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 2012  luglio 10 Martedì calendario

MILANO —

Da lei è cominciato tutto, le sue dichiarazioni esplosive e le indagini successive hanno fatto scoppiare lo scandalo del bunga bunga facendogli fare il giro del mondo e portando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul banco degli imputati. Eppure per la Procura di Milano non è più necessario sentire la «parte offesa» Karima el Mahroug nel processo in cui il Cavaliere è accusato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con lei, che allora aveva 17 anni, e di concussione, per aver pressato il 27 maggio 2010 con la storia della «nipote di Mubarak» i vertici della questura di Milano affinché fosse affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti. Dopo aver già rinunciato a una quarantina di testi, ieri a sorpresa i pm accantonano anche le ultime testimonianze, tranne le cinque della prossima udienza.
Sulle parole di Ruby i pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno non hanno mai voluto, né potuto, fare molto affidamento. Interrogata nell’estate 2010, ha sempre mescolato il vero con il falso. Solo per fare qualche esempio, era vero che aveva partecipato alle cene e alle «conviviali» nella residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore, ma non che c’erano anche alcuni personaggi famosi impegnati in balletti hard. È provato che ha ricevuto regali e 5.000 euro dal Cavaliere, ma non i 187.000 messi a verbale. Vero che a Villa San Martino i dopo cena erano animati dal rito del bunga bunga, ma su cosa si trattasse le testimonianze si dividono tra chi dice che erano coreografie con toccamenti lascivi tra Berlusconi e le ragazze e chi parla di danze innocenti al più burlesque e cantate tra amici. Le intercettazioni e alcune testimoni riportano che chi se ne andava dopo il caffè riceveva dal Cavaliere un cadeau di 2-3.000 euro e chi restava a dormire ne incassava 5.000: ci sono testi per le quali «dormire» equivaleva ad andare in camera del padrone e altri i quali giurano che i soldi erano aiuti generosi e disinteressati.
Dopo più di un anno il processo ruota sempre sulle imputazioni. Secondo l’accusa Silvio Berlusconi ha avuto rapporti con Ruby (lei a verbale dice di no, intercettata allude al contrario) consapevole che era minorenne. Ruby dichiara che lui lo sapeva dalla seconda delle sette volte (tra febbraio e aprile 2010) in cui risulta presente ad Arcore e ieri il carabiniere Floriano Carrozzo ha testimoniato che lei stessa gli confidò (non è chiaro se prima o dopo il 27 maggio) di aver «detto al presidente del Consiglio» che aveva 17 anni, ma parecchi testi riferiscono che lei raccontava in giro di avere 20-24 anni. I pm sostengono che lo sapevano Lele Mora (l’aveva presa nella sua scuderia e con Berlusconi ed Emilio Fede aveva discusso del suo affidamento) e l’ex direttore del Tg4, assiduo del bunga bunga, che nel 2009 l’aveva già notata in un concorso di bellezza in Sicilia (i magistrati hanno rinunciato anche a Fede e Mora).
Le pressioni sulla questura erano talmente forti da costringere la Polizia a violare le norme e il volere del pm minorile Annamaria Fiorillo affidando Ruby alla Minetti invece che a una comunità, sostengono Boccassini, Sangermano e Forno; procedure regolari e consenso del pm, ha testimoniato la funzionaria Giorgia Iafrate. Fiorillo non è stata né sentita né chiamata da pm e difesa. «Straordinario, non si è mai visto che una Procura con un reato del genere rinuncia a sentire la parte offesa» dichiara l’onorevole Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, «una cosa simile dovrebbe essere prodromica a una richiesta di assoluzione».
Per l’udienza di venerdì, ultima prima della pausa estiva, è convocata anche la Minetti. Imputata nel processo parallelo con Fede e Mora, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Doveva testimoniare ieri e aveva eccepito un «legittimo impedimento» (peraltro non esaminato dai giudici) perché impegnata a discutere il bilancio della Regione. «È stata presente solo 37 minuti», commenta la collega Chiara Cremonesi (Sel) accusando l’igienista dentale di «usare le istituzioni per sfuggire alla magistratura».
La difesa valuterà se alla ripresa del 5 ottobre l’ex premier si presenterà per farsi interrogare o fare dichiarazioni spontanea e se sfoltire dai suoi testi (una cinquantina) anche il nome di Karima el Mahroug. Se così sarà, solo una convocazione del collegio della quarta sezione penale la porterebbe in aula.
Giuseppe Guastella