Stefano Vastano, l’Espresso 12/7/2012, 12 luglio 2012
CASA MERKEL
Te l’immagini come lo studio di Freud la stanza del potere. Scura. Piena di quadri e tappeti. Invece no: è chiara e quasi spoglia la stanza in cui Angela Merkel tesse i destini della Germania e dove questa settimana è rientrata dopo il difficile vertice di Bruxelles e la sconfitta della Nazionale tedesca di calcio. Quattro giorni quasi da dimenticare, anche se sotto sotto gran parte dei risultati che voleva ottenere se li è portati a casa. Ma dove lavora e dove vive gran parte della sua giornata la donna più potente d’Europa? “L’Espresso” ha avuto l’opportunità di esplorare il palazzo della Cancelleria, un cubo bianco alto 36 metri nel cuore di Berlino, e visitare ogni angolo segreto e in parte anche fotografare gli ambienti. La prima cosa che vedi, quando sei accanto alla scrivania di Frau Merkel, è la cupola del Bundestag. Quella in vetro che l’archistar Sir Norman Foster ha issato sul tetto del Parlamento di Berlino. Per il resto, colpisce quanto siano “francescani” i 142 metri dell’ufficio della Merkel al settimo piano della Cancelleria. Sulla sua scrivania, ordinatissima e in legno nero, spicca un ritratto dell’imperatrice Caterina di Russia, la Grande, nata a Stettino (era Germania nel Settecento) e idolo della Cancelliera. Alla parete, un ritratto (non bello) dell’altra sua stella: Konrad Adenauer, il primo cancelliere della Repubblica Federale. Un paio di divanetti beige e tre poltrone intorno a un tavolino su una moquette color corda. Nulla più. E nulla di più sobrio e discreto, in sintonia con il carattere di Frau Merkel. Il suo ufficio, tra l’altro, è il più spazioso in tutta la cancelleria. Colpisce, a conferma della sobrietà, il cosiddetto “appartamento del cancelliere” all’ottavo ed ultimo piano dell’edificio: appena 40 metri, bagnetto, angolo-cottura. «Gli Schröder», spiega Karl Schlich, capufficio stampa del Kanzleramt e Cicerone in questa visita nelle stanze del potere tedesco, «ci dormivano in questo appartamento, la Merkel mai». A Berlino lo sanno tutti che lei vive con il marito, il professor Joachim Sauer, in un appartamentino di quattro stanze dietro l’Isola dei Musei. E chi ha avuto l’opportunità di entrarci racconta che anche a casa sua l’arredamento è molto semplice, quello di una studentessa. In ogni caso, «anche per l’appartamentino in cancelleria», precisa Schlich, «Merkel paga l’affitto». Non esiste che il cancelliere utilizzi, gratis, spazi del Kanzleramt. Anche i regali che riceve dagli ospiti oppure durante i viaggi all’estero, se superano i 150 euro, vengono consegnati al Parlamento. Se il coniuge vola in aereo o nell’elicottero della cancelleria lei ne paga il volo «di tasca propria», precisano gli addetti stampa. La dignità dell’ufficio viene prima di quella personale: è l’etica protestante del “Campgirls”, com’è stato ribattezzato il settimo piano della cancelleria. Vi dominano le donne: Merkel non vi fa un passo senza l’ok di Beate Baumann, la sua segretaria personale. Né proferisce parola senza l’imprimatur di Eva Christiansen, suo consigliere politico. Ma, spiega Karl Schlich, «queste due donne a stretto contatto della Merkel non hanno mai dato un’intervista negli ultimi sette anni». Stile più che spartano anche nella “Kabinett Saal”, la sala al sesto piano in cui ogni mercoledì si riunisce il consiglio dei ministri: un tavolone ovale di faggio con poltrone in pelle nera. Due quadri alle pareti: “Domenica dei minatori” di Ernst Kirchner e, in fondo alla sala di 188 metri quadrati, “Davanti a Roma”, astratto di Bernd Zimmer. Di più, Merkel e i suoi ministri non hanno bisogno. Unico oggetto sfarzoso nella sala del governo tedesco, una clessidra al centro del tavolo. «è l’orologio», spiega Sabine Slanina, storica dell’arte nello staff della cancelleria, «che Adenauer fece costruire per i suoi ministri», perché non tollerava che i suoi perdessero tempo a sbirciare gli orologi. La Merkel è meno arcigna dello ieratico Adenauer, e di recente - magia del calcio - ha preso a condire i discorsi con espressioni prese dal mondo del pallone. Ai tedeschi questa nuova Angela sempre più pragmatica e un pò pop, piace. I sondaggi rilevano che il 77 per cento è soddisfatto della cancelliera. L’80 per cento la considera seria, diligente, dedita al bene del Paese (non della Cdu, il suo partito). Insomma, una vera “Mutti”, una Mamma «che piace», spiega lo storico Paul Nolte, «perché ispira fiducia nei momenti di crisi». Quando esce dalle riunioni del governo, la cancelliera si ritrova sulla cosiddetta “Agorà”, la piazza-scalinata che congiunge il sesto al settimo piano, dove rilascia interviste. Su quei gradini, seduta su cuscini, lei invita a parlare i grandi intellettuali, da Günter Grass a Hans Magnus Enzensberger al poeta Durs Grünbein. Secondo quest’ultimo, lei dà l’impressione che ti ascolti, si interessi a quello che racconti. Sarà anche per la magia delle opere alle pareti, tappezzate al sesto piano dai quadri di Anselm Kiefer, Gerhard Richter o Olafur Eliasson. Anche quelle al 5° sono coperte da immense tele: ad esempio, di Corinne Wasmuth. O da “Pop”, un enorme graffito grigio, bianco e nero di Michel Majerus. Piace l’arte contemporanea alla cancelleria specializzata in fisica dei Quanti e amante di Wagner? «Schröder voleva essere moderno a tutti i costi», ricorda Slanina, «non la Merkel». Il leader socialdemocratico poi sfoggiava Brioni, i tailleur della Merkel sono meno eleganti. «All’ apparenza», dice lo storico Nolte, «lei non ci tiene affatto». Schröder si spendeva anche molto più con i giornalisti, più avara la figlia del pastore protestante. «Una volta le ho lanciato un pallone qui in sala-stampa», racconta Schlich, «ma mentre Schröder, per la gioia delle telecamere, l’avrebbe palleggiato, la Merkel ha fermato il pallone ed è corsa a prendere gli ascensori». E a tavola come si comporta la Cancelliera? «A tavola corrono mondi tra Schröder e Merkel», dice Ulrich Kerz, il cuoco 53enne della Cancelleria, «lui adorava Barolo e Bordeaux, lei beve solo vini tedeschi ed è lei a decidere il menù per le visite di Stato». Persino per le cene di gala, continua Kerz, predilige i prodotti regionali, ossia le pietanze del Brandenburgo, la regione (dell’est) in cui è cresciuta. La macchinista della locomotiva economica d’Europa va matta per la zuppa di patate (con speck) e, quando si rifugia nella sua dacia nei boschi del Brandenburgo, sforna torte di prugne al suo Joachim. Una cucina sobria, come l’arredamento della “Kantine” e della “sala dei Banchetti”. Al ristorante al piano-terra (con vista sulla Sprea) «abbiamo 120 posti», dice con un certo imbarazzo Schlich, «a mezzogiorno facciamo a turni». Pure nella sala di gala al quinto piano siedono al massimo 120 ospiti: sono 396 metri quadrati, l’ambiente più grande che Merkel ha a disposizione, ma non il più fascinoso visto che le finestre danno sugli impianti fotovoltaici della cancelleria. Tre mini-sculture in legno decorano il salone: “Uomo con Mucca”, “Uomo con Vaso” e “Una donna”, intagliate da Stefan Balkenhol, nello stile, asciutto e funzionale, che piace ai tedeschi. Ogni anno 60 mila tedeschi entrano in pellegrinaggio ad ammirare il Sancta Sanctorum di Berlino. Chiaramente è lei, “Die Kanzlerin”, l’attrazione principale. E anche gli ultimi sondaggi lo dimostrano. Dopo sette anni al potere, Merkel non ha perso il suo fascino: se votassero oggi, i tedeschi darebbero il 34 per cento dei voti alla sua Cdu, contro il 30 per cento dell’opposizione Spd. In un confronto diretto Merkel straccerebbe ogni rivale della Spd. Il motivo del successo? I tedeschi la sentono sì come una “Mutti”, «ma una madre», conclude il biografo Langguth,«che tira fuori gli artigli quando sono in gioco l’euro e i risparmi dei cittadini». A Bruxelles non è andata del tutto bene, ma sul delicato tema degli eurobond lei è stata chiara: «Sino a che vivo io, mai». L’ appellativo più usato per lei è quello che fu di Bismarck, “Die eiserne Kanzlerin”, la cancelliera di ferro. In Germania è un complimento.