Arturo Zampaglione, Affari & Finanza 18/6/2012, 18 giugno 2012
MARKETPLACE
Il nemico numero uno di UniCredit, Commerzbank e tante altre banche umiliate (e impoverite) dall’abbassamento del rating ha finalmente un nome e un volto. Secondo il Wall Street Journal, infatti, che ne ha anche pubblicato la foto, Gregory Winans Bauer, 57 anni, responsabile del Global banking di Moody’s, è “l’uomo che semina il terrore tra le banche”. E’ lui a guidare il team di 170 analisti che a febbraio ha messo sotto osservazione centinaia di banche europee e americane. Sempre lui a firmare in calce i rapporti impietosi sui downgrading. Ancora lui a tenere sotto scacco la Morgan Stanley: la big di Wall Street rischia di perdere 9,6 miliardi di dollari per effetto di una probabile riduzione a fine giugno del suo voto di affidabilità. Finora le tre grandi agenzie di rating – Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch – hanno sempre cercato di rendere anonime le loro decisioni, affidandole al voto di una dozzina di dirigenti e nascondendo la loro identità. L’obiettivo? Evitare pressioni. Impedire che una sola persona diventasse il parafulmine delle proteste di governi e di aziende. Scoraggiare iniziative giudiziarie dal sapore demagogico, come quella della procura di Trani contro cinque esponenti della Standard & Poor’s accusati di manipolazione di mercato per il downgrading dell’Italia. Ma a dispetto di tante cautele e artifizi, il ruolo di Bauer è finalmente venuto alla luce. Non è più un personaggio sconosciuto: la biografia, il carattere, gli hobby
e l’etica professionale del castigatore delle banche sono diventati di dominio pubblico. Figlio di un architetto navale, e lui stesso appassionato velista, Bauer ha lavorato alla Irving Trust, che poi si è fusa nel 1988 con la Bank of New York. Alla Moody’s ha sempre difeso la linea del rigore, specie negli anni prima della tempesta finanziaria quando le agenzie di rating sembravano troppo generose verso le emissioni di titoli “creativi”. E adesso – pur guadagnando molto meno dei banchieri di Wall Street, Londra o Milano – ne è diventato l’incubo quotidiano. É un’attesa snervante”, confessa James Gorman, ceo della Morgan Stanley, riferendosi alla decisione che sarà presa a giorni da Moody’s – e quindi da Bauer - sul downgrading della sua banca. In tanti altri casi il giudizio è già stato dato. Un mese fa, quando ancora le elezioni greche erano lontane, il capo della Global Banking aveva retrocesso 26 banche italiane spiegando le tre ragioni principali: 1) la recessioni economica e l’affievolimento della domanda interna per via delle politiche d’austertà; 2) il deterioramento del valore degli asset; 3) un accesso ridotto al mercato finanziario con effetti negativi sugli utili. All’inizio di giugno il gruppo di Bauer ha colpito sei istituti di credito tedschi, tra cui Commerzbank e il braccio tedesco dell’UniCredit. E tutto lascia pensare che la raffica di downgrading non si affatto completata. a.zampaglione@repubblica.it