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 2012  maggio 23 Mercoledì calendario

Ruotolo massacra il finto mostro E il (suo) popolo del web lo insulta - È l’anno zero di Sandro Ruotolo, cronista coi baffi

Ruotolo massacra il finto mostro E il (suo) popolo del web lo insulta - È l’anno zero di Sandro Ruotolo, cronista coi baffi. Che in poche ore inanella le seguente prodezze: dà in pasto all’opinio­ne pubblica nome e cognome del sospettato di un crimine orribile, lo abbandona per qualche ora al linciaggio mediatico, fa da tom tom dei possibili giustizieri met­tendo in rete la foto della sua abita­zione. Salvo poi,una volta accerta­ta­l’estraneità del suddetto sospet­tato, fare un’al­zata di baffi. Daremo ret­ta a Vittorio Fel­tri e non parle­remo di «meto­do Ruotolo». Però, che dia­mine. Va bene: essere un gior­nalista d’assal­to c­on la sindro­me del numero uno nell’epoca dei social network non deve essere fa­cile. C’è la ten­tazione di fare inchieste in 140 caratteri, di essere i pri­mi a dare noti­zie bomba, di fare i Bolt dello scoop. Un’ansia da prestazione che può far dimenticare a un pro­fessionista esperto l’abc del gior­nalismo: non dare notizie senza averle prima verificate, non dare generalità di semplici sospettati, non renderli identificabili o rin­tracciabili, essere sempre (sem­pre!) garantisti. Esattamente ciò che è accaduto a Ruotolo, 57 anni, «giornalista dal 1˚ maggio 1974» come rivendica con precisione britannica su twitter , inviato di punta di Michele Santoro dappri­ma in tante trasmissioni Rai e oggi a Servizio Pubblico . Ruotolo sabato scorso non ap­pena ha saputo della bomba esplosa davanti alla scuola di Brin­disi, si è fiondato nella città puglie­se. A fare il suo lavoro. A raccoglie­re informazioni per riversarle mi­nuto dopo minuto in un reporta­ge a uso e consumo dei suoi 41mi­la follower . Per due giorni tutto be­ne. Lunedì il pasticcio: sembra che gli inquirenti abbiano identifi­cato il possibile killer ripreso dalla telecamera a circuito chiuso di un chiosco di panini mentre aziona a distanza l’ordigno e Ruotolo si ar­rapa. «Lo stragista aziona il teleco­mando con la mano sinistra. Dal­la foto sembrerebbe colpito da un ictus sul lato destro», scrive. E poi: «In questura viene sentita una per­sona ».Poi l’inviato napoletano ab­bandona ogni prudenza: «Il co­gnome sarebbe Strada. Il sospetta­to si chiamerebbe Claudio. Il fra­tello che sarebbe in questura M.», twitta senza filtri. Qualcuno dei suoi follower lo ammonisce: «Non sarebbe meglio non divulgare troppi dettagli in questa fase? ri­schio linciaggio e/o scambio di persona...», scrive uno. Ma Ruoto­lo insiste. Aggiunge dettagli. Pen­nella: «Quartiere popolare. Lui mano offesa. Vive con il fratello e una signora. All’ultimo piano di un palazzo. Edilizia popolare». Vo­ci perplesse ma ancora educate si levano: «Per stima, ti domando ciò che si chiedono in moltissimi: non si fa danno divulgando tutto questo?», scrive una donna. E un’altra, più esplicita, si chiede: «Stiamo puntando al linciag­gio? ». Niente. Ruotolo è in trance agonistica. Posta pure la fotogra­fia del palazzo del mostro del mo­mento. Quindi si bea: «Ho fatto ve­dere il volto scoperto dell’uomo che aziona il telecomando a un suo vicino di casa che era tituban­te: sì, può essere lui». Tale Lalla lo fulmina: «Sei proprio un Derrick dei morti di fame». E lui: «I due fra­telli Strada sono in questura». E poi: «Stanno verificando l’alibi del sospettato». Quindi il colpo di scena: «Dopo i riscontri, i sospetti tornano libe­ri. Non ci sono indagati per ora». Finita qui? Ma come! Dopo tanta gogna mediatica? La rete- saggia­si ribella a tanto pressapochismo. «Temo che troppo spesso a essere offesa è l’intelligenza delle perso­ne. Stammi buono!», ironizza uno. «Poteva essere più cauto og­gi... Domani chi sarà il mostro per un giorno?», butta lì un altro. E un terzo lo bacchetta: «Un minimo di errata corrige, però...». La rete si scatena: «Ma questo non è sciacallaggio in stile b-tv?», si chiede uno. «Sinceramente non lo so quanto il problema siano i nuovi media e non invece la statu­ra morale del noto giornalista di grande esperienza», considera un altro. «Ruotolo giornalista? Ah sì vero è iscritto all’albo», lo sbef­feggia tale Claudio . E marcoscud addirittura lo pensiona: «Io mi so­no fatto un paio di conti. 2012-1974=38 anni. Se ha il riscat­to della laurea ha già maturato da tempo la pensione. Neppure ai tempi della caduta di Ceausescu si sono viste così lampanti prove di disinformazione». E Ruotolo? Si azzittisce per pa­recchie ore, non twitta più nulla. Poi, nel pomeriggio inoltrato di ie­ri, fa un mezzo mea culpa: «Accol­go i vostri rilievi ma tutti sapeva­no. La mia intenzione era di rac­contare i fatti. Mi dispiace di aver ferito sensibilità», ammette. Per lui briciole di solidarietà dai colle­ghi. «Ho difeso vfeltri quando lo hanno espulso #ordine, mi batte­rei anche x #ruotolo. Noto però due pesi e due misure», dice asciutto Piero Sansonetti.