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 2012  maggio 22 Martedì calendario

Marchionne: «Tagli necessari» Ma in Germania non ci stanno - Il titolo Fiat fa il pieno (+8,6%), spinto da un report positivo di Ber­nstein (ipotesi di ascesa al 100% di Chrysler e innalzamento del giudi­zio a «outperform») e dalla giorna­ta positiva del settore automobili­stico europeo (Renault +4,6% e Peugeot +4,1%)

Marchionne: «Tagli necessari» Ma in Germania non ci stanno - Il titolo Fiat fa il pieno (+8,6%), spinto da un report positivo di Ber­nstein (ipotesi di ascesa al 100% di Chrysler e innalzamento del giudi­zio a «outperform») e dalla giorna­ta positiva del settore automobili­stico europeo (Renault +4,6% e Peugeot +4,1%). C’è da dire, co­munque, che il titolo era ai minimi e che, proprio da ieri, non trattano più in Borsa le azioni privilegiate e risparmio (insieme a Fiat Indu­strial) a seguito della conversione in ordinarie. Gran fermento in Piaz­za Affari sul Lingotto, dunque, no­nostante il ministro dello Svilup­po, Corrado Passera, nei giorni scorsi abbia tolto le speranze a chi (non la Fiat, in questo caso) conti­nua ad attendere un segnale su in­centivi capaci di risollevare il mer­cato. Sergio Marchionne, del resto, in questo momento ha altro a cui pen­sare. Non che non sia preoccupato dal calo delle vendite dei marchi italiani nel Vecchio continente o che gli impegni americani lo stiano risucchiando completamente. L’amministratore delegato di Fiat e Chrysler continua a guardare con timore la spaccatura tra i colleghi europei su come il settore deve sciogliereilnododellasovraccapa­cità produttiva. In qualità di presi­dente di turno dell’Acea, l’associa­zione dei costruttori di auto euro­pei, Marchionne si è scontrato di re­cente con la rappresentanza tede­sca, molto distaccata sul tema visti i risultati positivi inanellati da Volkswagen, Bmw e Daimler. Mar­chionne, proprio come fa Angela Merkel, sollecita rigore e fermezza, ma a Wolfsburg (soprattutto), Mo­naco di Baviera e Stoccarda di so­vraccapacità non ne vogliono sen­tir parlare. Le esportazioni vanno bene e, da quelle parti, più che di ta­gliare si parla di crescere. L’Acea, dunque, si presenta come una re­plica dell’Ue, dove alla visione co­mune dei problemi si privilegiano i singoli orticelli. Eppure, sempre in Germania,c’è il rovescio della me­daglia, visto che la Opel ha deciso di localizzare in Polonia e in Gran Bretagna la produzione del model­lo Asta, con la fabbrica di Bochum in semi agonia. Da parte sua, poi, la Ford ha annunciato di rivedere la produzione della Fiesta a Colonia. Ciò che indispettisce di più Mar­chionne, in proposito, è che il pro­blema della sovraccapacità pro­duttiva in Europa è sul tavolo da quattro anni e nulla si è fatto per ri­solverlo. Intanto, per i produttori generalisti in particolare, a domi­nare è l’incertezza a causa del calo della domanda, della riduzione dei profitti e della mancata satura­zione degli impianti. L’esigenza, per il presidente dell’Acea,è quella di una ristrutturazione massiccia (tagli dei siti), che dovrà essere por­tata a termine con l’apporto del­l’Ue. Il modello è quello Usa e di co­me la Casa Bian­ca ha gestito fattiva­mente la crisi degli scorsi anni. Il vi­cepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, si sta interes­sando del caso e ai primi di giugno è atteso un suo piano allo scopo di aiutare il settore a rinnovarsi e a «di­magrire ». Resta da vedere l’atteg­giamento della Germania, quella del terzetto che accelera.