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 2012  maggio 23 Mercoledì calendario

Cosa prevedono i nuovi decreti? - Ieri è stato presentato il pacchetto di iniziative che disciplina i rapporti di credito e debito tra Pubblica amministrazione e imprese private fornitrici

Cosa prevedono i nuovi decreti? - Ieri è stato presentato il pacchetto di iniziative che disciplina i rapporti di credito e debito tra Pubblica amministrazione e imprese private fornitrici. Quali soggetti sono coinvolti? I quattro decreti che l’esecutivo si è impegnato ad emanare coinvolgono Stato, enti nazionali e locali da una parte e, dall’altra, le 150 mila imprese circa che operano col settore pubblico. I provvedimenti sono stati resi possibili grazie all’accordo raggiunto dall’esecutivo con Abi, Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle cooperative. Quali sono gli obiettivi dell’intervento? Sbloccare una parte dei crediti vantati dalle aziende private nei confronti dello Stato e degli enti locali, il cui valore complessivo è stimato in circa 70 miliardi di euro. Contestualmente si vuole consentire alle aziende di onorare eventuali debiti nei confronti del settore pubblico, in particolare fiscali, che gravano sui loro bilanci. Lo sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione avranno inoltre ricadute virtuose anche sui rapporti debito-credito tra imprese private per ulteriori 30 miliardi di euro. Qual è il controvalore dell’operazione? La cifra è di circa 30 miliardi di euro, messi a disposizione dalle banche. A questi si sommano i 5,7 miliardi già stanziati col decreto «Cresci Italia». Come si procede in pratica? Il primo passo è la certificazione che attua l’obbligo per tutti gli enti della pubblica amministrazione di riconoscere legalmente i crediti per somministrazioni, forniture e appalti, certificandone i caratteri di certezza, liquidità ed esigibilità, rendendoli così bancabili. Si invia un modulo all’ente debitore, che ha 60 giorni di tempo per rispondere, riconoscendo il debito come esigibile e indicando la data del pagamento che dovrà essere inferiore a 12 mesi dalla presentazione. Oppure argomentandone l’inesigibilità totale o parziale. In caso di mancata risposta nei termini previsti, il creditore presenterà nuova istanza alla Ragioneria generale o a quelle territoriali, che nominano a loro volta un «commissario ad acta» il quale risponde nei 60 giorni successivi. Una volta ottenuta la certificazione cosa accade? L’impresa potrà optare per diverse soluzioni, come la compensazione dei crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili verso lo Stato con debiti iscritti a ruolo alla data del 30 aprile 2012. Il classico caso sono tasse non pagate: tributi erariali, regionali e locali, nonché contributi assistenziali e previdenziali (Inps e Inail), o premi di assicurazione su infortuni e malattie professionali. Oppure? In alternativa può ottenere un’anticipazione bancaria a fronte del credito certificato. L’anticipazione può essere assistita da una garanzia fino al 70% da parte del Fondo Centrale di Garanzia (elevabile all’80% in caso di apporto di risorse da parte delle Regioni). L’importo massimo garantito per singola impresa non può superare i 2,5 milioni di euro. Per questa procedura non serve il passaggio dal notaio. C’è anche la possibilità di attivare la controgaranzia del Fondo fino all’80% nel caso di garanzia diretta offerta da un Confidi, ovvero un consorzio di garanzia collettiva dei fidi. C’è anche una terza via percorribile? Si, riguarda la cessione del credito «pro soluto» o «pro solvendo» presso intermediari finanziari riconosciuti. Nel primo caso tuttavia si aggrava il debito pubblico, nel secondo caso invece l’azienda rimane responsabile in solido della somma che riceve riscattando il credito. Qual è il risultato finale? In ognuno dei quattro casi sopra elencati si fornisce liquidità alle imprese e, nell’ipotesi delle compensazioni, si semplifica anche il rapporto col fisco. È da sottolineare tuttavia che la certificazione non può essere effettuata da quegli enti locali che risultano commissariati, sottoposti a piani di rientro, o su cui gravano vincoli particolari sul rispetto del Patto di stabilità. Ad esempio la Regione Lazio e la Campania. È previsto il varo di una procedura interamente digitale? La Consip sta predisponendo una piattaforma elettronica per velocizzare l’iter, consentendo, fra l’altro, di evitare, anche nel caso di cessione del credito, gli obblighi di redazione di atto pubblico e di notifica. Stato ed enti nazionali dovranno renderla operativa entro 90 giorni dalla data di emanazione del decreto. Quale sarà il passo successivo? Una volta smaltiti gli stock di credito si dovrà procedere a una soluzione definitiva e strutturale col recepimento della direttiva europea sui ritardi di pagamento che pone come limite massimo 60 giorni rispetto ai 120 attuali.