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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

«Non mi considero una persona di eccezionale talento. Quello che ho, di eccezionale, è un’etica del lavoro ai limiti della sopportazione umana

«Non mi considero una persona di eccezionale talento. Quello che ho, di eccezionale, è un’etica del lavoro ai limiti della sopportazione umana. Io lavoro sempre: quando gli altri mangiano lavoro, quando gli altri dormono lavoro. E poi mi impongo di non essere realista. Il realismo è la scorciatoia della mediocrità. Quello che è reale è già fatto: io voglio andare oltre». Oltre ci è andato, eccome. Perché a 43 anni Will Smith, più che un attore, è un impero. Uno degli uomini di spettacolo più ricchi e potenti del mondo, capo di una famiglia – la moglie Jada, i figli Willard III (nato da un matrimonio precedente), Jaden e Willow – che è stata soprannominata «gli Obama di Hollywood». E che, dei veri Obama, è tra l’altro amica. Lo stesso presidente americano, due anni fa, aveva concesso un’intervista esclusiva alla Will Smith Production. «È la prima volta che sono nervoso davanti a una telecamera», aveva esordito allora Will, ripreso nel ruolo dell’intervistatore. E adesso torna al cinema – dopo tre anni di travagliata lavorazione – con Men in Black 3 - 3D, nato da una sua idea: un viaggio nel tempo in cui l’agente J (Smith), per salvare la vita all’agente K (il solito partner, Tommy Lee Jones), torna all’anno 1969, dove il giovane K è interpretato da Josh Brolin. Una new entry nella saga, che alla sua condizione di intruso ha subito pagato un pedaggio: «Sul set gli abbiamo fatto trovare, per scherzo, il camper più scassato e arrugginito che si sia mai visto, con un comignolo sul tetto e il water e la doccia fuori, tra i cespugli. Aveva accanto una cassetta della posta con scritto “Brolin”. Doveva vedere la sua faccia». Mister Smith, era da quasi quattro anni che non era al cinema. «Ma non è stato certo un periodo tranquillo. Prima siamo stati a Pechino per le riprese di Karate Kid con Jaden, poi ho gestito la carriera musicale di mia figlia Willow, poi c’è stata Hawthorne, la serie Tv con Jada. Papà, marito, produttore: ero dappertutto. E nel prossimo film, After Earth, torno a recitare con Jaden». Alcuni genitori famosi fanno di tutto perché i figli lavorino a Hollywood, altri non ne vogliono sapere. «Jada e io siamo per il libero arbitrio. In fondo è la loro vita, devono essere loro a scegliere». Neanche un suggerimento velato da parte vostra? «A noi basta sapere che le loro decisioni non rappresentino un pericolo, fisico o psicologico per loro stessi». Certo non siete i tipici genitori di baby star: non avete esattamente bisogno dei guadagni dei vostri figli. «Quando un ragazzino di 11 anni mantiene la famiglia, entrano in gioco dinamiche che a volte sono rischiose. Ho detto a Jaden che ne deve passare di acqua sotto i ponti prima che sia lui a pagare le bollette: nel frattempo, sono io a dettare le regole in casa». È un padre severo? «Diciamo che io mi impongo delle regole da solo, e i ragazzi crescono sapendo che devono fare lo stesso. Io non dico quando devono andare a dormire, ma loro sanno a che ora dovranno alzarsi il giorno dopo, e quindi imparano a regolarsi: è una loro responsabilità, e non sono previste scusanti. E questa è una dinamica che funziona, da noi». Dove è finito il ragazzo strafottente dei tempi del Principe di Bel Air? «C’è ancora, e sta meglio di prima. Allora non mi divertivo affatto quando lavoravo, il bello veniva solo dopo, quando potevo spendere i soldi guadagnati. Adesso ho imparato a far diventare divertente l’intero viaggio. Me l’ha insegnato Jada». Qualche tempo fa i giornali di gossip avevano annunciato che vi eravate separati. Invece siete sempre insieme. Qual è il vostro segreto? «Il segreto, semplicemente, non c’è. Le formule magiche in amore, nelle coppie, non funzionano». A proposito di coppie, questa volta in Men In Black 3 - 3D, lei e Tommy Lee Jones non siete più inseparabili. C’è un terzo incomodo. «Lo imponeva la storia, il viaggio indietro nel tempo. È stata dura. Tommy Lee Jones ha capito, ma certo gli è dispiaciuto un po’. E poi dicono che lavorare con bambini e animali è difficile. Io aggiungerei: bambini, animali e viaggi nel tempo. È complicato rendere tutto lineare. Non sa quante volte abbiamo guardato Ritorno al futuro. È come avere a che fare con i rami di un albero, se ne segui uno, ti perdi gli altri. E sul set era tutto un: “Aspetta un attimo, ma se lui fa questo, com’è possibile che dopo succeda quest’altro?”». Ci sarà un Men In Black 4? «Francamente non lo so. Prima ho voglia di fare qualcosa di drammatico. Sono gli anni della maturità. Ecco, sono attratto dalle storie che raccontano di un padre e di un figlio. Mi ci vedo come patriarca. Oppure come pazzo».