Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 23 Mercoledì calendario

MONTEZEMOLO: NOI AL VOTO NEL 2013? POSSIBILE, MA NON PER FARE ALLEANZE GATTOPARDESCHE

Caro direttore,
rispondo solo oggi all’editoriale di sabato scorso con cui Pierluigi Battista ha chiesto di chiarire la posizione di Italiafutura rispetto allo scenario politico, non per mancanza di attenzione, ma perché l’attentato di Brindisi e il terremoto in Emilia sono eventi così terribili da chiudere ogni diverso orizzonte al pensiero e al ragionamento. Il nostro Paese vive davvero un momento drammatico. Una situazione che impone a tutti di lavorare per la chiarezza e di non aggiungere fattori di confusione o destabilizzazione. Per questo voglio rispondere a Battista in maniera netta.
Italiafutura non è un partito, bensì un’associazione che interviene nel dibattito politico con analisi e proposte. Dare spazio e diritto di tribuna a idee e persone nuove: questo è dal primo giorno e ancora oggi il nostro obiettivo e il cuore della nostra attività. Nei tre anni di vita dell’associazione abbiamo presentato proposte concrete e attuabili su mobilità sociale, contratti, fisco, scuola, cultura, finanziamento dei partiti, riforme istituzionali e molti altri temi. Abbiamo speso la nostra voce per criticare il precedente governo quando era forte e (molto) vendicativo e quando la grande maggioranza delle classi dirigenti rinunciava al dovere di critica e applaudiva incondizionatamente anche quei ministri che sostenevano che l’Italia fosse uscita prima e meglio di altri dalla crisi. Così come abbiamo insistito sulle insufficienze della politica, sul fallimento della Seconda Repubblica e sulla totale mancanza di assunzione di responsabilità da parte dei suoi protagonisti.
Non abbiamo passato gli ultimi tre anni a fare il «gioco della vecchia politica», per usare le parole di Battista. Né certamente vogliamo iniziare ora, parlando di contenitori invece che di contenuti, di alleanze invece che di idee, di leadership individuali piuttosto che di ricambio complessivo di classe dirigente.
Italiafutura potrebbe anche diventare nei prossimi mesi un movimento politico a tutti gli effetti e presentarsi alle elezioni del 2013. Questa svolta la discuteremo insieme alle tante persone che sono parte attiva dell’associazione e che dovrebbero fare la scelta, non facile, di mettersi in gioco intraprendendo un nuovo percorso di vita. In quella sede discuteremo anche di leadership. Su questo punto voglio essere ancora una volta molto chiaro: non ho mai pensato che un mio eventuale ingresso in politica possa fare alcuna significativa differenza per il Paese. La situazione dell’Italia è tale da richiedere il passo in avanti di una nuova classe dirigente e forse di una nuova generazione (visto il disastro combinato dalla nostra), non di questo o di quel presunto superuomo.
Quel che posso dire con certezza già oggi è che, se Italiafutura deciderà di presentarsi alle elezioni, lo farà rispettando i propri valori e le aspettative di profondo e autentico rinnovamento di chi vi ha preso parte. Non siamo interessati ad alleanze gattopardesche né a fare da paravento a operazioni di finto rinnovamento che siano ispirate alla filosofia del «tutto cambi affinché niente cambi». Anche per questo, nei giorni scorsi, abbiamo tenuto a smentire, in maniera netta e categorica, che vi siano in corso colloqui con questo o quel partito.
Ciò non vuol dire mantenere «tutto sul vago». Sappiamo con certezza in quale campo ideale militiamo. Lo abbiamo dichiarato e scritto, non ultimo nel manifesto pubblicato poche settimane fa sul sito dell’associazione, www.italiafutura.it.
Ridurre la pressione fiscale tagliando la spesa pubblica è la priorità fondamentale, la prima condizione per qualsiasi credibile progetto per l’Italia. Riteniamo che questo sia il modo per tornare a giocare in attacco, rimettendo in circolo energie e risorse per la crescita. Pensiamo che lo Stato, oggi debole ma pervasivo, debba ridurre radicalmente il perimetro della propria presenza, dismettendo e tagliando tutto ciò che non rientra nelle sue funzioni fondamentali, per consentire all’iniziativa individuale di rimettere in moto il Paese. Abbiamo fatto in questo senso tante proposte concrete. Pensiamo che cultura e impresa siano i grandi volani della rinascita, sistematicamente trascurati dai governi di destra e di sinistra degli ultimi venti anni. Riteniamo che si debba rifondare il rapporto tra politica e cittadini, non avendo paura di dare agli italiani la possibilità di contribuire a determinare la legge elettorale e la forma di governo attraverso referendum confermativi. Dobbiamo rendere conto ai cittadini come a veri e propri «azionisti dello Stato», coinvolgendoli anche nella vigilanza sui tanti conflitti di interesse che rappresentano il vero rischio degenerativo di una società liberale. Siamo convinti che la risposta alla sempre più drammatica sofferenza di tanti lavoratori e produttori si trovi aumentando le occasioni di mobilità sociale, piuttosto che ingessando ulteriormente il Paese, a scapito in particolare delle donne e dei giovani. Pensiamo che la retorica della ricchezza individuale e dei ristoranti pieni abbia danneggiato la forza persuasiva di un’agenda di crescita e sviluppo, che deve invece mettere al centro il lavoro, il merito e il dinamismo dell’iniziativa produttiva. Abbiamo insomma un’incrollabile fiducia nelle capacità individuali degli italiani, che dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter realizzare le proprie aspirazioni e capacità.
Per questo, indipendentemente da un nostro futuro e diretto impegno elettorale, lavoriamo per aprire un cantiere progettuale di tutte le forze sociali, culturali e politiche che si riconoscono nella stessa visione ideale. In assenza di un progetto credibile che sappia unire tutte le forze riformiste, milioni di italiani e una porzione significativa delle migliori energie del Paese rimarranno senza rappresentanza, dando spazio a populismi demagogici e distruttivi.
Luca Cordero di Montezemolo
Presidente di Italiafutura