Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 22 Martedì calendario

Gianni Clerici, lo scriba del tennis senza tv – Continuano a crescere gli Internazionali di Tennis Bnl di Roma

Gianni Clerici, lo scriba del tennis senza tv – Continuano a crescere gli Internazionali di Tennis Bnl di Roma. L’edizione di quest’anno si è chiusa col record di spettatori paganti, saliti a 165.523 (+5% sulla edizione 2011) e un fatturato di oltre 17 milioni di euro, per un utile di circa quattro milioni di euro che andrà a finanziare le casse della Federazione italiana tennis. Soddisfatto il presidente della Fit, Angelo Binaghi, che spera diventi presto operativo il progetto di copertura del campo centrale del Foro Italico, per evitare i disagi della pioggia, che, da un po’ di anni, sembra essersi accanita sulla finale uomini. Tra sponsor, aree vip, generone romano che spunta alla sera, il vero protagonista degli Internazionali 2012, ad avviso di chi scrive, rimane sempre uno solo: Gianni Clerici, il più grande giornalista di tennis (e non solo) italiano. Assistere alle partite di Roma a fianco dell’82enne maestro, o scriba, come lui ama definirsi, è uno spettacolo nello spettacolo. Clerici è incontenibile, parla, chiede spiegazioni, divaga (da cui il suo soprannome: Dottor Divago). A un certo punto, durante il match tra lo spagnolo Rafa Nadal e il ceco Tomas Berdych, Clerici, in tribuna stampa, non si sa per quale tortuoso pensiero che gli passa per la mente, inizia a chiedere: «Come si chiama quel paese alle porte di Roma, dai, quello famoso...». E lì tutti i colleghi iniziano una sorta di sfida: Cesano, «no, non quello», Spinaceto, «ma noo, quell’altro», Riano, «ma che Riano, a Riano ci sono pure stato. Non quell’altro, quello dove abita quell’attore non tanto famoso ma amico mio, Umberto Orsini...», Formello, «noo, c’era anche un pianista famoso...», Zagarolo, «siiii, ecco, Zagarolo». Si placa un attimo, poi Clerici borbotta ad alta voce: «Ehhh, se i padri dell’Europa mi avessero ascoltato, ora parleremmo tutti in inglese. E invece qui a Roma non lo capisce ancora quasi nessuno». Qualche giornalista, in adorazione, domanda a Clerici se abbia visto la tal partita o il tal programma in tv. Ma lui li fredda subito: «Non seguo nulla, perché a casa non ho la televisione, mi dispiace». E nonostante questo Clerici è stato il miglior telecronista di tennis di sempre, insieme col suo amico Rino Tommasi. Vabbè, finalmente lo scriba si concentra sul match: «Ehh, quel Berdych gioca troppo piatto. Io non lo conosco, ma qualcuno di voi dovrebbe dirgli che deve dare più spin ai suoi colpi, altrimenti rischia troppo». Poi via, con riflessioni culturali circa la fragilità mentale dei cechi: «Hanno nella loro tradizione un personaggio mitologico, che aveva paura. E questo se lo portano dietro. Per questo, all’inizio, faticano così tanto a vincere. Drobny ha vinto Wimbledon per la prima volta a 33 anni, nel 1954. E pure Lendl, all’inizio, perdeva sempre in finale, così come la Navratilova». In tribuna stampa arriva Paolino Canè, buon tennista a cavallo degli anni 80-90. «Ciao Gianni, ho visto la partita di doppio dei fratelli Bryant (la coppia numero uno in classifica, ndr). Beh, di rimbalzo fanno pena, sono a livello di un buon seconda categoria italiano». E Clerici: «Lo so, Paolo, ma il doppio lo giocano solo i falliti». Si avvicina una bambina per salutarlo, e Clerici le fa ciao ciao con la mano, gridando: «Mi raccomando, leggi il mio libro di poesie, anche quando sarò morto, ma leggilo, ci tengo». Quindi segue ancora un paio di scambi, e poi decide di scendere le gradinate. Qualcuno si offre di aiutarlo, ma lui, ancora piuttosto agile, ribatte: «Dai, fin qui ce la faccio, sono un ex socio del Cai». Lo scriba se ne va, ed è come se si spegnesse un faro. Accade pure l’incredibile: Canè, ex numero 26 del mondo, uno che sul Centrale avrà giocato decine di volte, viene cacciato dalla tribuna stampa. Gli addetti, molto giovani, non lo riconoscono. Lui, senza pass, urla «Sono imbarazzato per voi» e si accomoda fuori. Intanto Pescosolido, altro ex tennista italiano, chiama una giornalista del Tg2 per farsi procurare due biglietti. I biglietti gratis, vera moneta di scambio in ogni città che si rispetti.