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 2012  maggio 22 Martedì calendario

SIENA PERDE IL SINDACO SUL CASO MPS

Un terremoto nel cuore del potere economico e politico dove affonda le radici la terza banca del Paese. Dalle difficoltà finanziarie della Fondazione Monte dei Paschi ai conti in rosso di Banca Mps, alle inchieste della magistratura, fino alle dimissioni del sindaco Franco Ceccuzzi, decise nella notte tra domenica e lunedì, dopo aver constatato l’irrimediabile sfaldamento della maggioranza costruita appena un anno fa intorno al Partito democratico.
A rompere gli equilibri (non così solidi) è stata la linea della discontinuità nel rinnovo del consiglio d’amministrazione di Banca Mps imposta da Ceccuzzi. Il sindaco, che nomina la metà dell’organo d’indirizzo della Fondazione Mps, azionista di maggioranza relativa del gruppo di Rocca Salimbeni, dopo l’arrivo di Fabrizio Viola come amministratore delegato e direttore generale della banca, ha sponsorizzato il nome di Alessandro Profumo per la presidenza e soprattutto ha chiesto e ottenuto il ricambio per l’intero board, lasciando fuori con un blitz dell’ultimo momento sia Alfredo Monaci (Pd, ex Margherita, presidente di Biverbanca e candidato in pectore alla vice presidenza del Monte) sia Fabio Borghi, esponente di area Cgil.
Da quel momento Ceccuzzi non ha più avuto la maggioranza in consiglio comunale. E ieri, al secondo tentativo di far passare il bilancio consuntivo 2011 - bocciato per 17 voti contrari contro 16 favorevoli - si è presentato dimissionario non potendo contare su otto dei 22 voti del suo schieramento e ha detto che «la città viene consegnata a un commissario da politicanti, traditori e voltagabbana». Nel mirino dell’esponente Pd (ex Ds) soprattutto Alberto Monaci (Pd ex Margherita), presidente del consiglio regionale della Toscana e fratello di Alfredo. Da parte sua Monaci ha sempre dichiarato di non aver mai chiesto nulla, nel merito delle nomine, ma anche di non aver gradito la modalità imposta da Ceccuzzi.
Tra accuse reciproche di monopolizzare le scelte politiche, e l’incapacità di ricomporre la frattura da parte dei vertici toscani e nazionali del Pd, il terremoto senese arriva così alla base del sistema di potere locale. Quali saranno le ripercussioni per la filiera Fondazione-Banca Mps è difficile dirlo in questo momento, anche se da entrambe i fronti arrivano segnali rassicuranti. Il gruppo di Rocca Salimbeni è meno esposto a eventuali contraccolpi, come dimostra l’andamento del titolo ieri in Borsa (+3,4%). La banca presieduta da Profumo e guidata da Viola ha un board nuovo e totalmente «tecnico», oltre a un azionariato stabile appena ricompattato. L’a.d. sta lavorando alla riscrittura del piano industriale di gruppo, che sarà presentato a metà giugno. Più che ai guai politici di Siena, il Monte guarda all’andamento della finanza internazionale e del mercato italiano.
Il rischio, in linea teorica, è maggiore per la Fondazione. Se infatti i 16 deputati decidessero di sfiduciare la deputazione amministratrice, per esempio non votando il bilancio 2011 entro giugno (con la difficile scelta di inserire le azioni Mps a valore storico o di mercato, cioè svalutate), in questo caso si aprirebbe un crisi anche a Palazzo Sansedoni. Ma la prospettiva è remota. Gli organi sociali presieduti da Gabriello Mancini (al quale Ceccuzzi aveva chiesto un passo indietro) stanno chiudendo un complessa ristrutturazione del debito (da un miliardo a 350 milioni) e scadono a luglio 2013. Il commissario prefettizio, che arriverà tra venti giorni, quando le dimissioni diventeranno irrevocabili, a quel punto avrà già lasciato il posto al prossimo sindaco (si voterà infatti la prossima primavera, insieme alle politiche). E a indicare i nuovi vertici della Fondazione sarebbe una classe politica locale rinnovata.