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 2012  maggio 22 Martedì calendario

ROMA —

Italia divisa in tre, recita la geopolitica italiana degli ultimi anni: Nord «padano» a prevalenza leghista e pidiellino; Centro tosco-emiliano baluardo della sinistra; Sud feudo del centrodestra. L’ultima tornata amministrativa spazza via i confini consolidati e mescola le frontiere: al Nord crolla il leghismo, devastato dagli scandali e dal declino dell’autocrazia bossiana. Collassa anche il Pdl, che vive l’analogo inabissarsi dell’appeal personale berlusconiano. Il centrosinistra risorge conquistando 15 capoluoghi di Provincia: situazione praticamente capovolta rispetto al passato. Una vittoria a macchia di leopardo, quella del centrosinistra, che parte dal Piemonte e arriva fino in Sicilia. I centristi perdono la presa con il territorio quasi ovunque, mantenendo solo due appigli: Cuneo e Agrigento. Il grillismo avanza deciso ma solo nel Nord, dove conquista quattro Comuni di due Regioni, Emilia-Romagna e Veneto: Sarego (Vicenza), Comacchio (Ferrara), Mira (Venezia) e Parma.
Dati sui quali riflettere, a cominciare dal Nord. Clamorosa la débâcle del Carroccio, che perde sette ballottaggi su sette, cinque in Lombardia e due in Veneto: sconfitto a Cantù, Palazzolo, Tradate, Senago, Thiene, San Giovanni Lupatoto e Meda (per un voto). Dopo aver perso al primo turno Cassano Magnago (patria di Umberto Bossi), altre due sconfitte simbolo: a Tradate, dove governava da vent’anni, e a Thiene, dove in campagna elettorale era arrivato Bobo Maroni a dare un segnale di discontinuità. La Lega perde anche Monza, dove da due mandati governava Marco Mariani: qui trionfa lo sconosciuto pd Roberto Scanagatti, che ottiene un 63 per cento inedito in una città un tempo feudo democristiano poi leghista.
Crollata la Lega e in crisi il Pdl, a chi va il Nord? I dati non sono omogenei e ce n’è uno da non sottovalutare: l’affluenza, scesa dal 47,6 del primo turno al 36,2, con picchi negativi a Genova (26,64), oltre che a Palermo (28,5). In Piemonte il Pd è il primo partito e vince ad Alessandria (Comune a rischio bancarotta) ed a Asti. In Lombardia, oltre che a Monza, vince a Como, Sesto (nonostante la questione Penati), Legnano, Magenta, Abbiategrasso e molti altri Comuni. Vittorie anche in Toscana, dove il centrosinistra strappa al Pdl Lucca (vittoria storica, con il primo sindaco di centrosinistra dal dopoguerra, a parte una breve parentesi) e Camaiore. In Lazio esulta il Pd: il partito di Nicola Zingaretti fa cappotto a Civitavecchia, Ladispoli e Cerveteri. Il Pdl si consola strappando al Pd Frosinone — con Nicola Ottaviani, vincitore delle prime primarie dell’era Alfano — e imponendosi a Gaeta. Ma perde a Rieti, dove accade l’imprevedibile: trionfa Simone Pietrangeli, di Sinistra e libertà, che subentra a un Pdl al governo da ben 18 anni.
Nel Sud il centrosinistra si conferma a Taranto e all’Aquila e vince in tutta la Campania. I Verdi si difendono bene a Taranto, ma solo perché qui si è presentato il leader Angelo Bonelli. Il Pdl tiene Catanzaro, Lecce, Trani e Trapani.
Non sono pochi i vincenti nel centrosinistra che non vengono dal Pd: a cominciare dai clamorosi successi di Palermo per l’Idv Leoluca Orlando e di Genova del vendoliano Marco Doria. Due successi che il Pd in qualche modo subisce. Ma c’è un altro caso interessante: Belluno, dove vince un ex Pd sostenuto da liste civiche. Jacopo Massaro partiva in svantaggio rispetto a Claudia Bettiol, del Pd, ma alla fine si è imposto nettamente, con il 62,7%.
Alessandro Trocino